I Migliori Film sul Calcio per prepararsi all'inizio della Coppa del Mondo FIFA Qatar 2022

L'emozione del calciomercato è palpabile per tutti gli amanti del calcio, ma ecco i migliori film sul calcio da vedere assolutamente.

Avatar di Giovanni Arestia

a cura di Giovanni Arestia

Tutti gli occhi, al momento, sono puntati sulla Coppa del Mondo FIFA Qatar 2022 che si preannuncia più spettacolare e ricco di colpi di scena che mai. Tuttavia i principali amanti di questo sport potrebbero sentire la mancanza delle partite di campionato, soprattutto chi, come non italiani, non potranno osservare la propria nazionale al torneo. Non vi preoccupate, ci pensiamo noi ad aiutarvi a tenere a bada la nostalgia consigliandovi alcuni film sul calcio che dovete assolutamente vedere. Cercheremo di variare nel genere, in modo tale da accontentare anche i cinefili più esigenti. Ovviamente vi ricordiamo che l'ordine di inserimento è puramente casuale non trattandosi di una classifica.

I migliori film sul calcio

Il presidente del Borgorosso Football Club

Iniziamo la nostra lista con un film italiano un po' datato che merita assolutamente di essere visto almeno una volta nella vita non solo per l'altissima qualità attoriale, ma soprattutto per l'incredibile capacità di essere sempre attuale. La pellicola è del 1970 e venne diretta dal regista, sceneggiatore e scrittore Luigi Filippo D'Amico con la stupenda interpretazione dell'immortale Alberto Sordi. Il protagonista, interpretato proprio da Sordi, è Benito Fornaciari che di professione fa l’impiegato al Vaticano. Alla morte del padre si ritrova a ereditare la squadra del Borgorosso, un piccolo team calcistico che rappresenta un piccolo paese della Romagna. Da quel momento decide di dare il tutto per tutto, quasi fosse una sorta di missione di vita diventandone presidente e allenatore. Le difficoltà non tarderanno ad arrivare a causa di un piccolo particolare: a Benito non interessa nulla del calcio.

Il film di D’Amico, attraverso una carrellata di cliché e personaggi simili a delle macchiette, inquadra perfettamente i vizi del calcio contemporaneo a partire dal tifo esagerato fino alle spese smodate. Sono proprio questi elementi a renderlo sempre a passo con i tempi e, sebbene non si tratti di una pellicola perfetta, mostra, con molti anni di anticipo, tutti i problemi di questo sport. Il successo negli anni è stato talmente grande che l'11 novembre 2006 venne veramente fondata il Borgorosso Football Club 1919 iscrivendosi ufficialmente al campionato 2006/2007 di Terza Categoria laziale. Durante la presentazione della squadra fu organizzata una Mostra Fotografica dedicata all'attore romano venuto a mancare nel 2003 con la presenza di alcuni attori del film quali Giuliano Pattuelli, il Salciccia, Anna Longhi e Aurelia Sordi, la sorella di Alberto Sordi.

Il presidente del Borgorosso Football Club fu girato interamente in Romagna, in particolare a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna (ma anche allo stadio di Molinella (BO), alla Casa Vinicola Valli e allo stadio di Lugo (RA). Il casolare invece si trova nel comune di Modigliana (FC) ed è soprannominato, appunto, Borgo Rosso). I giocatori della squadra del Borgorosso erano veri giocatori di calcio del Baracca Lugo, che allora disputava il campionato di Serie D. Tra questi spicca il portiere Oriano Testa, in prestito dal Bologna per la stagione '69/'70: il suo nome non venne cambiato nel film ed è celebre per aver giocato solo tre partite nella stagione 1971/1972 di Serie A con il Bologna subendo ben tre reti nell'ultima partita di campionato contro il Torino dopo due partite a reti inviolate contro l'Atalanta e il Napoli. Dopo si trasferì all'Empoli fino a ritirarsi nel 1978: non giocò mai più in Serie A.

Il presidente del Borgorosso Football Club è disponibile per l'acquisto online

Victory – Fuga per la vittoria

Avanziamo di una decina di anni, esattamente andando al 1981, ritrovando ciò che Rolling Stone ha inserito al ventunesimo posto della classifica dei migliori film sportivi della storia del cinema. Victory - Fuga per la vittoria è una pellicola indimenticabile diretta dal regista, attore e sceneggiatore statunitense John Huston, anch'egli considerato uno dei più brillanti maestri del cinema hollywoodiano degli anni d'oro. Il film prende spunto da un evento drammatico realmente accaduto, ovvero la "partita della morte" del 9 agosto 1942 a Kiev tra una squadra di detenuti di Dynamo e Lokomotiv e una squadra interamente composta da ufficiali dell'aviazione tedesca Luftwaffe. I prigionieri, guidati dal famoso calciatore John Colby, accettarono di giocare e decisero di provare a scappare durante la partita. Il progetto originale della sceneggiatura seguiva esattamente la vera storia con l'accordo tra le due squadre: se i tedeschi avessero vinto la partita, i prigionieri di guerra sarebbero stati rilasciati, tuttavia se i prigionieri di guerra avessero vinto, sarebbero stati fucilati. I prigionieri non si tirarono indietro e vinsero la partita venendo, di conseguenza, giustiziati.

Ciò che ha reso celebre il film, oltre alla storia tanto cruda quanto coinvolgente, è la partecipazione di calciatori professionisti di grande successo insieme a stelle del cinema come Sylvester Stallone, Michael Caine e Max von Sydow. Tra gli sportivi, infatti, sono comparsi il grande campione brasiliano Pelé (indispensabile durante le riprese per coreografare tutte le azioni di gioco), il capitano della nazionale inglese Bobby Moore, Paul Van Himst, Co Prins, Russell Osman, John Wark, Osvaldo Ardiles, Mike Summerbee, Søren Lindsted, Kazimierz Deyna, Hallvar Thoresen e Kevin O’Callaghan. Alcuni calciatori professionisti sono stati scelti, invece, per interpretare i membri della Luftwaffe tra cui Werner Roth, Laurie Sivell e Robin Turner. Altri, infine, hanno svolto il ruolo piccoli ruoli controfigure per sostituire Michael Caine e Sylvester Stallone durante le azioni di gioco e tra questi possiamo annoverare Kevin Beattie e Paul Cooper.

Tutte le principali scene, soprattutto della partita di calcio, sono state girate in soli tre mesi, da agosto a novembre del 1980, a Parigi e a Budapest ( in particolare al MTK Budapest, uno dei pochi stadi senza riflettori per essere più simile a quelli del periodo della seconda guerra mondiale). Sylvester Stallone, inizialmente, fu allenato dal portiere Gordon Banks per prepararsi al film e perse anche 40 kg per essere più atletico e simile fisicamente alla sua controparte storica. Il suo ego, tuttavia, era talmente alto che solo dopo due giorni di allenamento, l'attore decise di rifiutarsi di seguire i suoi consigli. Il risultato? A fine delle riprese, a causa dei tuffi effettuati durante le riprese ebbe, oltre a varie ferite alle gambe, la slogatura della spalla, due costole fratturate e la rottura di un dito mentre cercava di parare un tiro di Pelé. Lo stesso attore avrebbe, in seguito, rivelato che l’esperienza era stata più difficile che combattere nei film di Rocky.

Victory – Fuga per la vittoria è disponibile per l'acquisto online

L’allenatore nel pallone

Restiamo negli anni '80 e ritorniamo in Italia con uno dei film più famosi della cinematografia italiana. La pellicola, diretta da Sergio Martino e ambientata nel mondo del calcio italiano degli anni ottanta, ha come protagonisti Lino Banfi, che interpreta l'allenatore di calcio Oronzo Canà, Camillo Milli e il duo comico Gigi e Andrea. Oronzo Canà è un mediocre allenatore di calcio pugliese che, però, ha dalla sua diverse esperienze in società di Serie B come Cavese, Foggia, Parma, Pescara e Sambenedettese. Il suo più grande sogno è quello di poter allenare in Serie A prima di potersi ritirare e per farlo cerca di prendere spunti dal suo idolo Nils Liedholm. La grande occasione giunge proprio quando il commendator Borlotti, presidente della Società Sportiva Longobarda, lo ingaggia per guidare la sua squadra, neopromossa nella massima serie. La sgangherata squadra, le prodezze sul campo di Aristoteles, le scaramanzie di Canà e il celebre schema 5-5-5 hanno reso questo film memorabile e un must della cultura italiana.

L'allenatore nel pallone venne realizzato dopo che il regista effettuò alcuni viaggi a Rio de Janeiro per scrivere la sceneggiatura definitiva. Durante uno di questi viaggi riuscì a riprendere una delle ultime partite del campionato brasiliano allo stadio Maracanã. Nonostante fossero presenti ben 55.452 spettatori, lo stadio era ben lontano dall'essere pieno, pertanto le riprese furono in seguito intervallate da alcune scene girate sugli spalti dello Stadio Flaminio di Roma. La trama del film prese spunto da un fortuito incontro in aereo per Rio de Janeiro con Luciano Nizzola e Luciano Moggi (che allora lavorava per il Torino) che si trovavano in trattative per il passaggio del calciatore Júnior alla squadra torinese. Sempre dal punto di vista della produzione, le partite della Longobarda sono spesso intervallate da filmati di repertorio del campionato italiano di calcio 1983-84: venne usato un particolare stratagemma facendo indossare la maglia bianca alla squadra di Canà perché assomigliava alla maglia di riserva di molte squadre dell'epoca.

Si tratta di una pellicola a metà tra il comico-demenziale e il perfetto ritratto della società italiana di quegli anni. Il mondo del calcio viene mostrato in maniera esagerata quasi grottesca, ma era anche verosimile dato il gran numero di truffatori e personaggi loschi. Il film ebbe un grandissimo successo fin dalle prime proiezioni nei cinema italiani, tuttavia gli autori decisero di realizzare un sequel solo 24 anni dopo richiamando alcuni membri del cast del primo film e aggiungendone di nuovi. La mancanza di attori celebri come Gigi Sammarchi e una storia alquanto ripetitiva hanno portato il secondo film a un flop pesante al botteghino.

L’allenatore nel pallone è disponibile per l'acquisto online

Febbre a 90°

Sembrano le montagne russe, ma dobbiamo nuovamente tornare in Inghilterra con un altro film che tutti gli appassionati di calcio devono assolutamente vedere o rivedere. Diretta da David Evans (lo stesso della celebre serie Downton Abbey) e uscita nel 1997, questa pellicola è tratta dall'omonimo romanzo di Nick Hornby e si incentra particolarmente sull'inglese Paul Ashworth interpretato da Colin Firth. Figlio di genitori divorziati, Paul vive con non poche difficoltà nella periferia londinese. L'unica cosa che lo rende felice è il calcio dopo che il padre, un appassionato tifoso dell'Arsenal, un giorno decise di portarlo allo stadio.

Da quel momento il calcio diventa una costante passione di Paul che continua a crescere fino all'età adulta quando si trova costretto a dividerla tra l'insegnamento di lettere a scuola, l'allenamento della squadra calcistica scolastica e i pomeriggi allo stadio per seguire la squadra del cuore. Tutto ciò fino a quando non arriva il campionato inglese del 1988-1989: l'Arsenal di George Graham è a un passo dalla vittoria dello scudetto. Il titolo manca da ben 18 anni e Paul arriva a focalizzarsi così tanto sul calcio da lasciare in secondo piano sia il lavoro che la sua vita privata. Nella realtà il vero accanito tifoso dell'Arsenal è co-protagonista Mark Strong e ha anche una forte somiglianza con il difensore Steve Bould. Colin Firth non aveva una squadra del cuore prima del film, ma chiese a Strong di tenerlo aggiornato sull'Arsenal dopo il film.

Febbre a 90° è disponibile per l'acquisto online

Sognando Beckham

Questa volta non ci spostiamo e rimaniamo ancorati in terra inglese. Sognando Beckham è un film del 2002 diretto dalla regista inglese di origini indiane Gurinder Chadha e interpretato da Parminder Nagra, Keira Knightley e Jonathan Rhys Meyers. È stato prodotto e girato in Gran Bretagna, ma le riprese si sono svolte anche in Germania e negli Stati Uniti. La pellicola parla delle difficoltà vissute dalle donne che decidono di seguire il proprio sogno cercando di diventare qualcuna di importante nel calcio femminile. La storia è incentrata su Jess, interpretata da Parminder Nagra, una giovane ragazza inglese di origini indiane che vive nella periferia londinese sognando quotidianamente di diventare come il suo idolo David Beckham. Fin da subito incontra forti difficoltà, ma al contempo non vuole deludere i desideri dei suoi genitori fortemente legati alla cultura indiana e che sperano in un buon matrimonio.

La produzione del film costò circa 6 milioni di dollari, ma il successo fu talmente grande da non solo incassare quasi 77 milioni di dollari, ma anche di essere candidato ai Golden Globe del 2004 come miglior film commedia. Tra l'altro proprio questo grande successo permise alla pellicola di raggiungere un particolare primato divenendo la prima produzione occidentale a essere mandata in onda nella televisione nordcoreana nonostante alcuni tagli di appena 8 minuti in totale.

Prima della pubblicazione negli Stati Uniti, inoltre, la divisione marketing della 20th Century Fox pensò di cambiare il titolo in Move it like Mia perché era preoccupata che il pubblico americano non conoscesse ancora Beckham, mentre la star del calcio americano Mia Hamm era decisamente più famosa. La regista si oppose duramente e il botteghino le diede ragione. Infine, altre due curiosità: le interpreti vennero allenate da Simon Clifford, gestore del Futbol De Salao, una scuola di calcio brasiliana e la canzone Baddest Ruffest di Backyard Dog, presente nella colonna sonora, è stata anche il tema dei Mondiali 2002 disputati in Corea del Sud-Giappone che noi italiani facciamo difficoltà a dimenticare.

Sognando Beckham è disponibile per l'acquisto online

Il mio amico Eric

Questo è un film divenuto un simbolo indiscusso della cinematografia mondiale per quanto riguarda le pellicole che trattano del calcio. È stato realizzato dal regista, attivista e politico inglese Ken Loach nel 2009 ed è interamente basato su un'idea originale del dirigente sportivo ed ex calciatore francese Éric Cantona. Lo sceneggiatore che ha deciso di prendere in mano l'idea dello sportivo fu Paul Laverty e così Il mio amico Eric racconta la storia di un postino di nome Eric Bishop (interpretato da Steve Evets) che vive con i due figliastri a Manchester in un periodo della vita molto difficoltoso e pesante da superare. Una sera, però, quasi per miracolo mentre Eric è a casa gli appare il suo idolo Éric Cantona che, grazie ai suoi consigli, lo aiuterà a superare la crisi affrontando i demoni del suo passato.

Il film venne presentato in concorso al 62° Festival di Cannes vincendo il premio della giuria ecumenica. Ricevette anche altri due premi al British Independent Film Awards nel 2009 per il miglior attore non protagonista a John Henshaw e il Premio Magritte nel 2011 come migliore coproduzione. La pellicola, inoltre, venne amata a Manchester ma un po' meno nelle altre città inglesi a causa dei rancori delle tifoserie avversarie nei confronti di Cantona. Infine piccola curiosità proprio sul finale: nel corso delle proiezioni al cinema, vi era un finale segreto. Dopo qualche secondo dal vero finale del film, infatti, era presente una vera conferenza stampa di Cantona. Nella sala sono presenti molti giornalisti, le luci sono puntate su di lui, tutti attendono le sue parole e lui, prima si siede e, con estrema nonchalance, esclama: "Quando i gabbiani seguono un peschereccio, lo fanno perché pensano che verranno pescate delle sardine". Poi si alza e se ne va.

Il mio amico Eric è disponibile per l'acquisto online

Il maledetto United

I prossimi due film saranno incentrati sul Manchester United poiché, nolenti o volenti, è una delle squadre che ha fatto la vera storia del calcio mondiale. Il maledetto United è un film del 2009 scritto da Peter Morgan e diretto da Tom Hooper, in seguito divenuto ancora più famoso con Les Misérables e The Danish Girl, che racconta i 44 giorni da allenatore del Leeds United di Brian Clough (interpretato da Michael Sheen). Prende spunto dall'omonimo romanzo di David Peace e, per chi non lo sapesse, Brian Clough era un ex calciatore di Middlesbrough e Sunderland ed ex allenatore del Derby County da molti considerato uno dei più grandi allenatori nella storia del calcio inglese. Lui stravolgerà lo United dopo aver preso il posto di Don Revie fortemente odiato per il suo scarso fairplay. Nel ruolo di coprotagonista è presente Timothy Spall che veste i panni di Peter Thomas Taylor, il più importante assistente di Brian Clough che improvvisamente un giorno decide di lasciare l'amico da solo preferendo allenare autonomamente il Brighton.

L'idea per il film nacque nel 2006 quando il regista Stephen Frears, in viaggio per arrivare a Venezia in occasione della 63ª edizione della mostra cinematografica alla Biennale e presenziare il suo film in concorso The Queen - La regina, decise di leggere il romanzo di David Peace lungo il tragitto. Il libro gli piacque talmente tanto da decidere di fissarlo come potenziale soggetto per un film e ne parlò allo stesso produttore di The Queen Andy Harries. Nel 2007, però, a riprese già programmate, Frears si tirò improvvisamente fuori dal progetto e di fretta e furia il ruolo di regista passò a Hooper che in poco tempo dovette approfondire la figura di Clough leggendone la biografia Provided You Don't Kiss Me, scritta da Duncan Hamilton, e parlando con i familiari di Clough e con alcuni dei giocatori da lui allenati.

Il maledetto United è disponibile per l'acquisto online

United

Restiamo a Manchester questa volta, però, con un film tutt'altro che allegro e spensierato. Diretto da James Strong, scritto da Chris Chibnall e datato 2011, United descrive la drammatica storia dell'incidente aereo di Monaco del 1958 che causò la morte di otto giovani giocatori del Manchester United. La pellicola, però, si incentra in particolare ai momenti successivi al tragico incidente aereo che distrusse fisicamente e psicologicamente il mondo del calcio e in particolare quello inglese. Inoltre viene sottolineato il grande coraggio e la grande forza di volontà dell'allenatore Jymmy Murphy interpretato da David Tennant e del giovane Bobby Charlton (interpretato da Jack O'Connel) che fecero di tutto pur di sostenere il Manchester United in quello che fu il momento più duro di tutta la sua storia.

Nello scrivere la sua sceneggiatura, Chris Chibnall ha attinto a interviste effettuate da lui stesso con i sopravvissuti e le loro famiglie. In particolare per ricreare l'incidente, si è ritenuto opportuno farsi descrivere attentamente gli eventi da Bobby Charlton. Il film è stato nominato ai Prix Europa Awards 2011 come "Miglior produzione televisiva europea", tuttavia non a tutti convinse e in particolare Sandy Busby, il figlio di Matt Busby, il quale dichiarò pubblicamente che secondo lui il film era fatto molto male e di essere rimasto deluso dal fatto che la famiglia Busby non fosse stata contattata in merito al film. Più duramente disse anche di essere "disgustato" dal modo in cui venne ricordato suo padre. Vi consigliamo anche un documentario che potete trovare su Netflix e che si intitola The United Way - La vera storia del Manchester United per poter conoscere tutti i retroscena del club dalla sua nascita ai giorni nostri.

Pelé

Tutti in qualche modo conoscono Pelé, anche chi non è propriamente un amante del calcio. Questo film biografico realizzato dai fratelli Jeff e Michael Zimbalist nel 2016 è uno dei migliori che possiate vedere. La pellicola si concentra in particolar modo sui primi anni di Edson Arantes do Nascimento che si è fatto conoscere in tutto il mondo proprio con il nome di Pelé. Possiamo, quindi, osservare i suoi primi calci dati non a un pallone, suo padre era troppo povero per comprargliene uno, ma a un mango. Proprio la figura del padre rappresenta la scintilla che fece scattare a Pelé la voglia di rivalsa: dopo la sconfitta del suo Brasile al Mondiale di Rio nel 1950, promise che un giorno avrebbe portato i verdeoro alla vittoria. Effettivamente fu così, perché il piccolo campioncino nato e cresciuto a Bauru avrebbe vinto il suo primo Mondiale nel 1958 all'età di soli 17 anni.

Nel film, ovviamente, il vero Pelé fa una comparsa ed esattamente nella scena in cui la Nazionale brasiliana inizia a giocare a pallone nel tipico stile ginga all'interno dell'albergo che ospita il loro ritiro in Svezia. Pelé, purtroppo, con una pallonata rovescia la zuccheriera di un signore ben distinto seduto a un tavolino: quello non è altro che il vero campione brasiliano. Se doveste guardare il film con il doppiaggio in italiano, inoltre, potrete notare che il cronista della finale del 1958 altro non è che Bruno Pizzul, uno dei cronisti sportivi più amati del nostro Paese. Vi consigliamo anche di aguzzare vista e udito: nel primo caso per notare Luca Toni tra il pubblico, il secondo per notare un errore nella semifinale contro la Francia. In quest'ultimo caso viene detto che nel secondo tempo Pelé portò in vantaggio il Brasile, ma in realtà lui segnò il gol del 3-1 (e altri due gol successivi) quando già il risultato era favorevole ai verdeoro grazie ai gol di Vava e Didi.

Pelé è disponibile per l'acquisto online

Maradona – La mano de Dios

Concludiamo questa carrellata di titoli con un altro grande campione del calcio, Diego Armando Maradona. Ci sono molti prodotti a lui dedicati, tra documentari e film, ma questo realizzato nel 2007 da Marco Risi è talmente importante e ben fatto da essere riconosciuto come d'interesse culturale nazionale dalla Direzione generale Cinema e audiovisivo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo italiano. La pellicola ripercorre tutta la carriera sportiva di uno dei più grandi talenti di sempre, dai primi calci al pallone nelle vie di Lanús, in Argentina, fino alla sua autodistruzione fisica e sportiva. Il regista, per rappresentare al meglio questa transizione, ha deciso di far interpretare Maradona a tre attori differenti: Gonzalo Alarcon e Abel Ayala per gli anni giovanili e Marco Leonardi per l'età più matura.

Si tratta di un vero e proprio omaggio a un campione recentemente scomparso, ma che quando uscì il film poteva dire e fare ancora molto. Il regista è riuscito sapientemente ad accompagnare lo spettatore, dal più esigente al più estraneo ai fatti, attraverso trionfi e tonfi del genio e controverso campione. Le scene relative ai goal segnati col Napoli, negli anni ottanta, sono accompagnate musicalmente dal brano Je so' pazzo di Pino Daniele per mostrare tutto l'amore che la città ha dato a Diego e che il calciatore ha dato a Napoli. Sempre su Maradona, nel 2019, è stato realizzato un profondo documentario a cura di Asif Kapadia prodotto grazie alle oltre cinquecento ore di materiale inedito che la famiglia di Maradona ha messo a disposizione della produzione. Infine un omaggio indiretto, ma anche molto intimo al campione argentino lo ha fatto Paolo Sorrentino con il film del 2021 È stata la mano di Dio che è stato anche selezionato per rappresentare l'Italia agli Oscar 2022 nella sezione del miglior film internazionale.

Maradona – La mano de Dios è disponibile per l'acquisto online