Power Rangers, un teenage movie con qualche limite

Se siete nostalgici degli eroi che guardavate da bambini o se siete adolescenti ora, Power Rangers sarà un film godibile, a patto di non aspettarsi troppo.

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a cura di Alessandro Crea

Ve li ricordate i Power Rangers? I 5 ragazzi super eroi che combattevano i mostri giganti nelle loro coloratissime tute di spandex? Stanno per tornare al cinema, dove arriveranno il prossimo 6 aprile. Dentro ritroverete tutto, Rita Repulsa e Zordon (a cui presta volto e voce Bryan Cranston), gli Zord e il Megazord, il cristallo Zeo e Angel Grove, Alpha 5, Jason, Kimberly, Zack, Billy e Trini.

Chi è stato bambino o adolescente nei primi anni '90 non può non serbarne un ricordo. Se quindi questo revival nostalgico vi incuriosisce o viceversa non avete mai visto la serie originale e vi tenta questa rilettura contemporanea, andate pure tranquillamente al cinema. L'importante è arrivarci con le giuste aspettative, che in questo caso non devono essere troppo elevate, non per lo spettacolo in sé ma per i contenuti veicolati.

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Power Rangers infatti resta decisamente fedele e aderente allo spirito della serie TV, attualizzandola grazie ai mezzi messi a disposizione da una produzione finalmente all'altezza delle ambizioni spettacolari del film. Lo spirito però, anche in maniera filologicamente corretta, è aderente a quello del prodotto originario. Si tratta quindi semplicemente di un teenage movie che al centro mette l'azione, cercando sempre al contempo di restare politically correct e di non urtare la sensibilità di nessun tipo di pubblico.

Se un limite dobbiamo trovare al film dunque è proprio questo. Il film ad esempio ha la pretesa di introdurre tematiche come l'interrazzialità e la diversità, ma il tentativo resta più sulla carta. I costumi infatti in alcuni casi non sono più abbinati al colore della pelle o al sesso del ranger, come avveniva soprattutto nella prima serie. Tuttavia ad esempio il costume rosso, segno di leadership, è ancora affidato al giocatore di football, mentre il costume nero del membro "ribelle" viene dato al ragazzo asiatico.

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Elizabeth Banks nei panni di Rita Repulsa, contro Trini

Allo stesso modo la sceneggiatura accenna i temi dell'omosessualità e addirittura dell'autismo, ma poi non ha il coraggio ad andare fino in fondo. Meglio che a essere omosessuale infatti sia una delle due ragazze piuttosto che uno dei maschietti la cui credibilità come super eroi sarebbe forse stata lesa. Allo stesso modo chi soffre di autismo è il ragazzo di colore, che comunque è dipinto più come un semplice nerd che come una persona realmente affetta da questo disturbo. In generale poi tutti e 5 gli adolescenti vengono dipinti come "strani" e un po' "alternativi", ma alla fine sono bravi ragazzi che non fanno nulla di davvero grave. Insomma buonismo per tutti, che comunque come detto in un teenage movie senza pretese è perdonabile.

Il film per il resto è ben girato da Dean Israelite (Project Almanac - Benvenuti a Ieri), con uno stile rutilante non privo a volte anche di qualche sequenza virtuosistica, come nel caso del piano sequenza a 360° con cui è girato l'inseguimento in auto iniziale. Il film non è privo di ritmo riuscendo quasi sempre a tener desta l'attenzione, anche nei momenti in cui inevitabilmente il regista e gli sceneggiatori hanno dovuto sollevare il piede dall'acceleratore. I dialoghi piatti, alcuni buchi nella sceneggiatura e alcune situazioni poco credibili non possono essere viste come dei difetti oggettivi di un film che mira solo a intrattenere un pubblico assai specifico, facendolo tutto sommato piuttosto bene.

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L'unico rimpianto che qualcuno potrebbe nutrire è che l'azione vera e la comparsa dei ranger con le loro armature e con gli Zord sia relegata agli ultimi 15/20 minuti di film, ma è inevitabile in un primo capitolo di un potenziale franchise in cui la maggior parte della pellicola è testa a introdurre personaggi, storia e nemici. Se Power Rangers sarà promosso al botteghino il secondo capitolo sarà sicuramente più movimentato ed appagante.