Rorschach 1 di Tom King & Jorge Fornés, la recensione

Con Rorschach 1 arriva in Italia la nuova miniserie ambientata nell'universo di Watchmen firmata da Tom King e Jorge Fornés.

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a cura di Domenico Bottalico

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Rorschach 1 segna il debutto in Italia della nuova miniserie ambientata nell'universo di Watchmen, la fondamentale opera di Alan Moore e Dave Gibbons che, dopo aver segnato la stagione del decostruzionismo supereroistico della seconda metà degli anni '80, continua ad esercitare sui lettori un fascino magnetico e su alcuni temerari scrittori e disegnatori una influenza tale da volersi cimentare direttamente o indirettamente con il suo racconto.

Basti pensare ai prequel Before Watchmen, operazione che qualche anno fa ottenne riscontri contrastanti, o a quello che per anni è stato il demiurgo della DC ovvero Geoff Johns che con Doomsday Clock ha cercato di rimarginare idealmente la "ferita" del decostruzionismo facendola scontrare con la potenza iconica del supereroe per antonomasia cioè Superman. O ancora l'ottima omonima serie TV uscita ormai qualche anno fa per HBO Max (recuperate la nostra recensione) che dell'opera originale era un sequel più spirituale che effettivo sviluppandosi parallelamente con tematiche attuali anzi quasi profetiche di quello da cui l'America sarebbe stata investita in pieno vedasi l'ondata di estremismi, brutalità e razzismo sistematico.

Gli ultimi in ordine di tempo ad aggiungersi al novero di questi temerari autori sono Tom King, uno degli scrittori più divisivi del panorama statunitense attuale incensato per opere come Mister Miracle e La Visione: Visioni del futuro ma letteralmente crocifisso per la sua lunga gestione su Batman, e Jorge Fornés, ottimo disegnatore dallo stile fortemente impressionista, visto all'opera su Batman e Daredevil.

"Ieri stava per morire un uomo. Un grande uomo"

Alla vigilia delle elezioni presidenziali del 2020, viene sventato o per meglio dire non riesce a compiersi, un attentato durante un comizio nei confronti del candidato repubblicano Turley. Turley sta correndo contro il favorito e democratico Redford. Ovviamente i federali, e la presidenza, vogliono evitare uno scandalo e soprattutto che l'opinione pubblica inizi costruire strane teorie su complotti, brogli elettorali o irregolarità di qualsiasi tipo.

Una situazione "normale" alla vigilia di una delicata elezione se non fosse che i due presunti attentatori sembrano essersi uccisi a vicenda e non solo. Si tratta di un uomo e una donna, in costume da supereroi e per giunta l'uomo era vestito come Rorschach.

Inizia così una delicata indagine: chi sono questi due individui e qual era il loro vero obbiettivo?

Il detective incaricato inizia così a ricostruire le vicende. L'uomo, essendo stato colpito in pieno volto, per il momento è un John Doe di circa 80 anni le cui impronte non sono in nessun database, la donna invece molto più giovane risponde al nome di Laura Cummings, ultimo indirizzo conosciuto Wyoming. I costumi sono stati acquistati da un banale negozio di travestimenti e le maschere compresa quella di Rorschach sono una banale imitazione fabbricata in Cina, oltre al fucile sul luogo del crimine inoltre è presente solo una vecchia bobina audio che si sta cercando di ascoltare.

L'attentato era sì fallito ma comunque c'erano state delle vittime. Due poliziotti, i primi a rispondere all'allarme dato in maniera anonima, mentre un terzo è cosciente ma in gravi condizioni in ospedale e giura di essersi trovato di fronte il vero Rorschach. Ma Walter Kovacs è morto da anni... o forse no?

Perché il contenuto della bobina è a dir poco disturbante. Vecchie celebrità (Otto Binder, Frank Miller fra i partecipanti) che tentano una seduta spiritica fra cui il misterioso autore di fumetti William Myerson. L'uomo viveva recluso dal 1974 e la perquisizione della sua abitazione ha portato alla luce parecchio materiale delirante che fa pensare ad un fanatico. Caso apparentemente chiuso se non fosse che non si spiega la mancanza di impronte nei database.

Viene così interpellato un collezionista di Los Angeles esperto di eroi mascherati. Quest'uomo è in possesso delle impronte di Walter Kovacs prese durante la sua breve permanenza a Sing Sing. Queste impronte corrispondono a quelle del cadavere ma Walter Kovacs doveva essere morto da anni... o forse no?

Rorschach 1, murder mystery in salsa meta-fumettistica

È praticamente impossibile decifrare gli obbiettivi dei lavori di Tom King dal loro primo albo che spesso fornisce delle coordinate narrative ed interpretative che, nel corso dell'opera, vengono capovolte, disattese nonché usate come diversivo. I contorni di queste coordinate poi diventano più precisi solo nel finale che, pur non configurandosi come propriamente "aperto", lascia sempre molto spazio alle interpretazioni dei lettori.

Rorschach 1 conferma questa tendenza ma ovviamente cattura l'interesse per l'ambientazione delle vicende che fa eco all'intoccabile Watchmen.

King confeziona quello che apparentemente è un murder mystery in chiave politica e che, nel corso delle pagine, sfuma verso qualcosa di difficilmente identificabile almeno con gli elementi forniti in questa prima uscita. Fra questi sicuramente quello che risalta immediatamente all'attenzione del lettore più esperto, ma anche a quello che quantomeno si è cimentato con la lettura del capolavoro di Alan Moore, è la centralità della maschera di Rorschach.

Attenzione non del personaggio in sé per sé ma da un lato di ciò che rappresenta e dall'altro le sue origini. Si tratta di due elementi profondamente connessi che nel corso degli anni, e dei fiumi di parole e inchiostro spesi per l'opera originale, spesso sono caduti in secondo piano se non addirittura ignorati.

È una scrittura relativamente semplice quella di Tom King. La tensione narrativa è dettata dagli stilemi tipici del genere murder mystery, compreso un narratore eterodiegetico e l'uso delle didascalie che fungono da voce fuori campo, il che fornisce al lettore coordinate familiari e facilmente decifrabili che tuttavia si spostano bruscamente, accentuando la componente mystery idealmente, nel finale.

Se da un lato allora l'atmosfera generale dell'albo ricorda alcuni classici thriller cinematografici degli anni '70 (Tutti gli Uomini del Presidente, Chinatown, Il Maratoneta) e la collocazione spazio-temporale delle vicende fa più pensare ad un prequel della serie TV citata in apertura più che ad un sequel vero e proprio di Watchmen (il fumetto), l'autore piazza alcuni incontrovertibili elementi che spostano l'attenzione dalla narrazione alla meta-narrazione.

Dapprima il riferimenti ai pirati (vero feticcio di tutti o quasi ambientati in questo universo narrativo) e poi quello incontrovertibile a Steve Ditko. Sì perché William Myerson non è altri che l'alter-ego del creatore di Spider-Man nonché creatore di The Question, personaggio che ha ispirato Rorschach. Del leggendario autore e del personaggio originale vengono ripresi alcuni fatti storicamente reali (la reclusione di Ditko) e il fanatismo del personaggio come forza reazionaria, aspetto che sarebbe passato poi in Rorschach seppur filtrato da quella ossessiva "psicanalisi" che contraddistingue tutti i personaggi di Watchmen. 

È in definitiva questo il "vero" mistero di Rorschach 1. Cosa vuole raccontarci Tom King del personaggio e del suo misterioso autore?

Rorschach 1, l'impressionismo di Jorge Fornés

Jorge Fornés è senz'altro uno dei disegnatori più interessanti attualmente in attività nel panorama mainstream dei comics statunitensi. Il suo lavoro è lontano dal realismo esasperato e dalla ricerca di quei continui rimandi visivi a cinema e televisione di molti colleghi preferendo invece ritornare a quella sintesi suggestiva che trova nel chiaroscuro, e quindi in neri spessi e marcati, la sua cifra stilistica.

Quello di Fornés è un tratto robusto ma mai esagerato, dalle chine spesse e dalla forte carica espressiva che trova in David Mazzucchelli, Darwyn Cooke e Mike Mignola solo alcuni dei termini di paragone più facilmente rintracciabili.

C'è anche da dire che il disegnatore spagnolo non cade nel tranello di imitare la ormai abusata gabbia a 9 riquadri, altro feticcio dell'opera originale, ma preferisce optare per soluzioni che privilegino maggiormente la leggibilità e la consequenzialità della pagina.

La coordinata preferita è la orizzontalità ma con una buona alternanza di riquadri più larghi e ampi ed altri più stretti in un meccanismo di azione/reazione ovvero generale/particolare estremamente efficace nell'esaltare ora l'espressività ora la componente procedurale del racconto. Non mancano le soluzioni meno ortodosse come pagine intere o pagine intere con inserti ma si tratta di eccezioni che confermano un impianto generale molto solido e strutturato in maniera molto intelligente (basti vedere la consequenzialità di alcuni riquadri volutamente "spezzati" pur costituendo un'unica continuità visiva). Quando poi il racconto si allontana dal procedurale puro la tavola si fa più fitta, i riquadri più stretti ed è in questo frangente che riemerge l'influenza di Dave Gibbons ma più che altro nella scelta del particolare da rappresentare (supportato dalle didascalie) che nel layout in sé per sé.

Eccellente il lavoro di Dave Stewart ai colori. Le campiture sono piatte, la paletta scelta è costituita da colori pieni con sfumature ridotte al minimo questo sia per lasciare spazio all'espressività del contrasto fra pieni e vuoti ovvero fra nero e colore, fra linee spesse e linee sottili e spezzate sia per esaltare il lavoro di luci e illuminazioni molto atmosferico.

L'edizione italiana

Panini DC Italia propone Rorschach 1 in spillato cioè 22 pagine per € 3 quello che è l'attuale standard dell'editore modenese. Il primo numero inoltre è stato pubblicato anche con una doppia variant. È bene ricordare che si tratta di una serie limitata da 12 numeri che negli Stati Uniti sta uscendo sotto l'egida dell'etichetta DC Black Label che contrassegna i contenuti "maturi" così come fino a qualche anno fa faceva la leggendaria Vertigo.

Dal punto di vista carto-tecnico non c'è nessun appunto da muovere all'edizione italiana: la carta scelta è spessa e patinata, la copertina ha una buona grammatura che evita il classico imbarcamento dopo la lettura. Traduzione e adattamento rendono la lettura scorrevole, da segnalare solo un piccolissimo refuso di lettering nelle ultime pagine (un "corriere" che diventa "corrierev") che ovviamente non inficia assolutamente la lettura.

La parte editoriale è essenziale e si concretizza in una breve postfazione firmata dall'editor Antonio Solinas che giustamente non si sofferma sull'eredità dell'opera di Alan Moore in sé, ma fornisce alcune coordinate storiografiche fondamentali per comprendere alcuni riferimenti meta-fumettistici legati all'ispirazione dietro il personaggio di Rorschach che Tom King piazza a fine albo e che costituiscono sin da subito uno dei piani di lettura della serie.