Snowpiercer - Transperceneige, la recensione: il fumetto da cui tutto ha avuto inizio

Snowpiercer - Transperceneige arriva in Italia con una ristampa da parte di Editoriale Cosmo. Ecco la recensione della storia da cui tutto ha avuto inizio.

Avatar di Giovanni Arestia

a cura di Giovanni Arestia

Arriva domani, 25 gennaio 2022, su Netflix la terza stagione della serie televisiva Snowpiercer ideata da Graeme Manson e basata sui graphic novel pubblicati sul territorio francofono dal 1982 con l’opera Le Transperceneige, fumetto post apocalittico creato dagli autori belgi Jacques Lob e Jean-Marc Rochette. Dopo la recensione di Snowpiercer: Estinzione Vol. 1 di Matz (testi) e Jean-Marc Rochette (disegni), vi parliamo del vero fumetto che ha ispirato sia il film di Bong Joon-ho che la nuova serie Netflix. Stiamo parlando di Snowpiercer - Transperceneige arrivato in Italia grazie ad Editoriale Cosmo che ne presenta una nuova ristampa in edizione variant limitata dopo quella uscita nel 2014.

Il volume raccoglie tutti e tre gli episodi originali, per l'esattezza La Morte Bianca (Le Transperceneige – uscito nel 1984), Il Geoesploratore (L’Arpenteur – uscito nel 1999) e La Terra Promessa (La Traversée – uscito nel 2000) pubblicati in Francia per Casterman e tutti interamente disegnati da Jean-Marc Rochette e scritti da Jacques Lob (primo episodio) e da Benjamin Legrand (i restanti due).

Snowpiercer - Transperceneige: una storia distopica molto attuale

La storia raccontata in questo volume di 256 pagine è quella di un futuro distopico, post apocalittico, che dopo i disastrosi eventi raccontati in Snowpiercer: Estinzione Vol. 1 mostra la Terra trasformata in un inferno di ghiaccio. Le rigide temperature che hanno raggiunto i 97 gradi sotto zero non permettono materialmente la vita di nessuna creatura, tanto meno gli uomini. I pochi sopravvissuti al disastro si ritrovano a vivere a bordo di un treno ipertecnologico, chiamato appunto Snowpiercer, che nel secondo e terzo episodio scopriamo non essere l'unico presente sulla Terra. Questo treno, progettato dal filantropo e magnate asiatico Zheng è lungo mille e uno vagoni e rappresenta l'unica e sola speranza della nostra razza per sopravvivere alla drammatica situazione della Terra. Il suo stesso movimento perpetuo rappresenta l'unica fonte di energia non solo per gli abitanti, ma anche per mantenere costante il movimento dello stesso treno. In caso di guasto e di eventuale blocco del treno significherebbe morire inghiottiti dalla morsa della morte bianca, ovvero il gelo.

L'importanza della figura del treno

Il treno, allo stesso tempo, è un archetipo dell'era industriale e rappresenta perfettamente la vita e la società umana in relazione al progresso tecnologico e culturale. Jacque Lob e Benjamin Legrand sono stati molto abili a trasferire all'interno degli abitanti dello Snowpiercer tutto il nostro mondo sia a livello materiale per quanto concerne le strutture e le sovrastrutture, sia a livello psicologico e sociale con la divisione in ceti osservabile in ogni singola carrozza. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, i due scrittori hanno perfettamente rappresentato la società umana caratterizzata da corruzione, bugie, vizi, opportunismo e soprattutto egoismo della classe più abbiente.

In un momento delicatissimo per l'intera umanità, a prevalere non sono certamente ragione o cuore, bensì gli interessi personali, economici e politici. Ecco che in questo triste, desolante e terribile spaccato della civiltà umana, gli autori mettono in mostra ciò a cui potremmo arrivare se non riuscissimo a liberarci in tempo di tutte quegli istinti e pulsioni negativi che sembrano dominare i nostri giorni anche molto attuali. Non a caso, all'interno delle carrozze dello Snowpiercer avvengono anche feroci rivolte sociali da parte di persone stufe di essere bistrattate e trattate con inferiorità, un po' come quello che sta accadendo anche adesso nella nostra realtà.

Basti pensare che anche gli stessi treni, come detto poco sopra, sono macchine tecnologicamente avanzate e incredibilmente autosufficienti, sia dal punto di vista prettamente energetico sia da quello alimentare e proprio qui s’innesta un elemento ricollegabile alla descrizione della società del primo paragrafo: i supertreni hanno un sistema di produzione che ha bisogno solo di un ristretto numero di addetti per funzionare alla perfezione. A dirigere il tutto è una ristretta cerchia elitaria che bada al mantenimento dei sistemi vitali del convoglio e controlla costantemente il resto dei viaggiatori per evitare i disordini. Una società oligarchica dove, a parte pochi eletti, vede la presenza di passeggeri (o meglio abitanti) che non hanno un vero e proprio ruolo produttivo. Non siamo quindi d'innanzi ad una forma di schiavismo, ma una semplice e onnipresente emarginazione dal potere. Queste persone vengono considerate inutili dal punto di vista produttivo e quindi sacrificabili per ogni tipologia di ricerca. La parte più cruenta di questo aspetto viene mostrato proprio nel terzo episodio La terra promessa dove alcuni abitanti del ceto sociale inferiore vengono costretti ad uscire fuori e da quel momento scoppia una protesta.

Un cambiamento artistico e narrativo evidente, ma funzionale

Dal punto di vista narrativo e artistico, possiamo notare un evidente stacco tra il primo episodio, La morte bianca, e gli altri due episodi. Tutti e tre sono disegnati da Jean-Marc Rochette, ma cambiano gli scrittori e quindi il disegnatore si è dovuto adattare di conseguenza. Se, infatti, nel primo volume troviamo una caratterizzazione quasi didascalica dei volti, classica della scuola del fumetto argentino da cui emerge Francisco Solano López celebre per L'eternauta, negli altri due episodi il disegno diventa più sintetico, ma anche più vivace. Sul piano prettamente narrativo, questo cambiamento di stile si riflette nella trasposizione del tono principale che passa dal grottesco e noir ad uno decisamente più realistico. A cambiare sono anche i protagonisti poiché ne La morte bianca possiamo osservare Proloff mentre cerca di risalire dal terzo convoglio, luogo dove sono stipate le persone considerate di ceto più basso, verso la locomotiva dello Snowpiercer.

In questo episodio conosciamo anche i vari ambienti del treno grazie al suo sguardo ricco di amara curiosità e perplessità. In Proloff nasce quella volontà di non volere più tornare nella coda del treno, una sorta di spirito di sopravvivenza classica degli uomini e che non presenta alcuna connotazione politica e sociale. Aspetti che invece emergono nella co-protagonista, Adeline Belleau, membro del Gruppo di Solidarietà al Terzo Convoglio che cerca disperatamente di cambiare le cose, ma resta in disparte sopraffatta dal protagonista. Negli altri due episodi, Il Geoesploratore e La Terra Promessa non abbiamo più un vero e proprio protagonista, ma i veri elementi preponderanti sono i meccanismi e le dinamiche del sistema di potere elitario del Wintercacker. Questo si basa unicamente sull'uso della violenza, sia verbale che fisica, e sul mantenere un'alta segretezza su alcuni aspetti del treno o luoghi fisici.

In tutti e tre i casi, comunque, gli autori usano il treno come unico vero scenario per tutte le vicende sia sociali, che politiche e tecnologiche. Tutto ciò che riguarda la tecnologia delle locomotive, le fonti di energia, il cibo, cosa ha portato alla costruzione del treno, il perché di questa divisione sociale, la causa della glaciazione, le proteste e quant'altro, hanno come unica ambientazione solo e soltanto lo Snowpiercer. Anche nelle poche tavole esterne, il treno è in primo piano e poi sullo sfondo possiamo osservare onde congelate sulla riva, montagne ricoperte di ghiaccio e città distrutte. Si tratta, quindi, di un mondo distopico dove non vi è alcuna possibilità di futuro, non c'è alcuna speranza all'orizzonte e la tecnologia non testimonia la grandezza delle capacità umane in grado di donare una nuova vita, bensì una sorta di macchina salvavita che cerca di non far morire una civiltà in fase terminale.

Il punto di vista editoriale

Dal punto di vista editoriale non sono presenti interessanti extra come in Snowpiercer: Estinzione Vol. 1 però è presente una lunga e ricca prefazione di Jean-Pierre Dionnet in cui racconta non solo la storia presente nel volume, ma anche alcuni aneddoti legati a Rochette e al regista coreano Bong Joon-ho. La ristampa di Editoriale Cosmo nella sua edizione limitata variant è graficamente molto intrigante fin dalla copertina e non ci sono errori da segnalare per quanto riguarda la traduzione e l'adattamento.

Conclusioni

Snowpiercer - Transperceneige mette in mostra una società orwelliana prendendo spunto da altre opere distopiche e futuristiche di Huxley e Robert Heinlein di Orfani del cielo e di tutte quelle opere appartenenti al sottogenere generation ship, come ad esempio il ciclo di Rama, di Arthur C. Clarke. Nonostante queste evidenti somiglianze, però, Jacques Lob e Jean-Marc Rochette riescono a confezionare una storia originale e diversa dai classici racconti distopici dove le lotte sociali imperversano e il roseo futuro è sempre più lontano.