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Star Wars: Il Sentiero della Distruzione, recensione: l'inizio della saga di Darth Bane

Panini Comics pubblica il romanzo Star Wars: Il sentiero della distruzione, primo capitolo della Trilogia di Darth Bane.

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

Panini pubblica Star Wars: Il sentiero della distruzione, primo capitolo della Trilogia di Darth Bane

“Sempre due ci sono, né più, né meno: un maestro, e un apprendista.” Con queste inquietanti parole il maestro Yoda svelava uno dei segreti dei Sith in La Minaccia Fantasma. Prima della apparizione degli acerrimi nemici dei Jedi nel primo capitolo della Trilogia Prequel, questi seguaci del Lato Oscuro della Forza erano stati presentati come antagonisti della Repubblica in alcune pubblicazioni a fumetti, ma non era mai stato chiarito quale fosse il loro percorso, quali fossero le loro tradizioni. A colmare questa lacuna, intervenne nel 2006 Drew Karpyshyn, che con Il sentiero della Distruzione diede vita a quella che, in seguito, divenne una trilogia fondamentale per comprendere al meglio lo dottrina Sith: la Trilogia di Darth Bane.

Come accaduto a gran parte della produzione di fumetti e romanzi di Star Wars antecedente all’uscita de Il Risveglio della Forza, anche questa trilogia è stata considerata esterna al canon, venendo preservata all’interno del Legend, il novero delle storie ‘what if…?’. Storie che, va riconosciuto, in passato sono diventate fonte di eccellenti recuperi, come accaduto per un altro beniamino dei lettori dei romanzi di Star Wars del fu Universo Espanso, Thrawn. Il recupero di queste storie, per quanto slegate dal Canon, rappresenta ancora oggi un ottimo modo per comprendere alcuni tratti essenziali della saga di Star Wars, che storicamente ha mostrato come le nozioni più interessanti trovino il giusto risalto nelle opere derivate, anziché nel filone narrativo principale, ossia i film.

Star Wars: Il Sentiero della Distruzione, il primo capitolo della Trilogia di Darth Bane

Muoversi all’interno di questa complessa architettura narrativa era complesso anche in assenza del Canon, questo va detto. Sin dalla comparsa dei primi romanzi post Il Ritorno dello Jedi, si è cercato di orchestrare una linea guida abbastanza rigida entro cui muoversi, decisione che richiedeva la presenza di autori che sapessero come dare vita a nuovi capitoli della saga, rimanendo comunque fedeli ad alcuni punti fermi. Non è un caso che sia stato Drew Karpyshyn a cimentarsi con questo remoto periodo della storia dei Sith, andando a comporre un lungo arco narrativo che, ambientato mille anni prima degli eventi de La Minaccia Fantasma, motiva un aspetto quasi mitologico della cultura Sith. Prima di quest’opera, i Sith erano noti come antichi avversari dei Jedi, come visto nel ciclo de Le Cronache Dei Jedi o in opere videoludiche quali Knights of the Old Republic, ma la loro misteriosa influenza era uno dei cardini del mito di Star Wars.

Karpyshyn ha il merito di aver trovato il giusto margine di manovra con cui creare una ragione precisa al dogma più sacro dei Sith, non presentandolo immediatamente agli appassionati, ma rendendolo il culmine di un percorso narrativo focalizzato su un personaggio sostanzialmente negativo: un Sith. O meglio, una figura drammatica che, vittima del lato meno nobile della Repubblica, vede nelle lusinghe del Lato Oscuro e nelle forze armate dell’Impero Sith una via di fuga a un triste destino.

È questa consapevolezza ad animare Dessel, minatore di cortosite su un remoto pianeta, che dopo esser sfuggito a un cruento e spietato attacco delle forze armate della Repubblica, riesce a fuggire e, pur di sopravvivere, lascia che la sua sete di vendetta lo spinga a unirsi all’armata Sith. Mosso dalla sua rabbia e da una particolarità affinità con la Forza, Dessel ben presto diventa una leggenda per i suoi compagni di lotta, ma questa sua prodezza lo porta all’attenzione dei Sith, sempre in cerca di nuovi Force Sensitive.

Dessel viene quindi allontanato dai campi di battaglia per venire instradato sulle vie del Lato Oscuro della Forza, presso l’Accademia Sith. Qui il giovane apprende il credo Sith, ne viene affascinato e sente come proprio il potere offerto dal Lato Oscuro, accettando il proprio destino e assumendo, come da tradizione, un nuova identità: Bane. Ma in una cultura che si fonda su forza e supremazia, la sfida per il potere non termina mai, e Bane deve affrontare continue lotte e prove per avanzare nei ranghi dei Sith.

Il ritorno di un classico di Star Wars

Karpyshyn con Il Sentiero della Distruzione instrada da subito il lettore su un percorso profondamente diverso dalla tipica narrazione di Star Wars. Il focus infatti si concentra sull’aspetto più truce e sofferto di Dessel, ne mostra l’asprezza e non manca di raccontare le radici di questa discesa nel Lato Oscuro, vista non tanto come una tentazione, come da tradizione, bensì una scelta consapevole di Dessel, che abbraccia questo oscuro sentiero come risposta al suo animo sofferente, piagato da un dolore che assume la forma di rabbia e odio. Karpyshyn si fa interprete perfetto di questa sua complessa interiorità, facendola interagire al meglio con un ambiente sociale in cui queste emozioni solitamente osteggiate dai protagonisti di Star Wars diventano una risorsa essenziale, una dote ricercata e valorizzata. Sensazione che, per i lettori avvezzi alle leggende di Star Wars, trova ulteriore definizione dalla presenza di nomi celebri legati alla tradizione Sith, come il potente Signore Sith Naga Sadow o il famigerato pianeta Korriban.

Con Il Sentiero della Distruzione, uscito per la prima volta nel 2006, Karpyshyn non stava solamente tracciando il mito di una figura leggendaria del mito di Star Wars, ma stava anche gettando le basi per una definizione all’epoca seminale del passato di Star Wars. Non è un caso che oltre alla Trilogia di Bane, l’autore sia poi stato chiamato a scrivere romanzi dedicati ad altri celebri personaggi, come Revan, o sia stato coinvolto nella scrittura delle trame delle declinazioni videoludiche della saga.

A Panini va riconosciuto il merito di affiancare alla già ricca produzione di romanzi legati al Canon, come il ciclo di Alta Repubblica, di voler riproporre storie passate al Legends, meritevoli ancora di esser conosciute da un nuovo pubblico. L’edizione de Il Sentiero della Distruzione mostra una grafica accattivante, con un’immagine di copertina firmata da Simon Goinarel che coglie le sfumature di Dessel al meglio. Un plauso anche alla traduzione di Virginia Petrarca, puntuale e arricchita da una scelta lessicale che ben interpreta le emozioni dei personaggi e presenta con il giusto rispetto tratti tipici dell’ambientazione di Star Wars.

Voto Recensione di Star Wars: Il sentiero della distruzione (La Trilogia di Darth Bane)



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Storia appassionante

  • - Dessel è un personaggio stupendo

  • - Il Lato Oscuro viene degnamente esplorato

Contro

  • - Non Canon

Commento

Karpyshyn con Il Sentiero della Distruzione instrada da subito il lettore su un percorso profondamente diverso dalla tipica narrazione di Star Wars. Il focus infatti si concentra sull’aspetto più truce e sofferto di Dessel, ne mostra l’asprezza e non manca di raccontare le radici di questa discesa nel Lato Oscuro, vista non tanto come una tentazione, come da tradizione, bensì una scelta consapevole di Dessel, che abbraccia questo oscuro sentiero come risposta al suo animo sofferente, piagato da un dolore che assume la forma di rabbia e odio

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Star Wars: Il sentiero della distruzione (La Trilogia di Darth Bane)