Strappare lungo i bordi, Zerocalcare conquista Netflix

Con Strappare lungo i bordi, Zerocalcare porta la sua poesia urbana nell'animazione di Netflix.

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a cura di Manuel Enrico

Definire Zerocalcare un "fenomeno editoriale" sarebbe riduttivo. L’autore romano, infatti, è un vero e proprio cult che negli ultimi anni ha tenuto banco non solo in campo fumettistico, ma anche in altri ambiti, con ospitate televisive e progetti come Rebibbia Quarantine, esperimento animato di Michele Rech, alias Zerocalcare, con cui abbiamo visto la sua tradizionale dialettica passare dal fumetto alla serialità animata, per quanto si trattasse di primi, timidi contatti. Un’esperienza avvenuta all’interno di un contenitore televisivo, animato da certe dinamiche lontane dalla dimensione fumettistica, ma che possiamo considerare come un ottimo biglietto da visita di Strappare lungo i bordi, la serie animata firmata da Zerocalcare in uscita il 17 novembre su Netflix. Una nuova proposta che arricchisce il florido comparto animato di Netflix, recentemente impreziosito da un piccolo gioiello come Arcane.

Non è la prima volta che il mondo dell’artista di Rebibbia approda sullo schermo, visto il cinema ha già provato a portare l’estro di Zerocalcare sul grande schermo con La profezia dell’armadillo, con risultati decisamente dimenticabili. Il porting dal fumetto alla grammatica cinematografica che tanto ha glorificato il mondo supereroico non è un assioma adattabile a ogni artista, ogni dialettica autoriale ha una propria caratteristica che deve trovare una giusta declinazione, che ne preservi lo spirito autentico. Strappare lungo i bordi sembra avere fatto di questa consapevolezza il proprio credo, offrendo a Zerocalcare una degna rappresentazione all’interno del mondo dell’animazione.

Strappare lungo i bordi: Netflix accoglie Zerocalcare e il suo mondo

Per comprendere la natura di Strappare lungo i bordi, bisogna prima carpire l’animo dello Zerocalcare fumettistico. Fortemente radicato nella sua ‘romanità, Zero racconta la sua vita con ironia e lucidità, fa dei vizi delle piccole manie personali un’identità mai celata ma anzi mostrata ai lettori con apertura, evitando maschere o artificiose costruzioni. Che si tratti di leggere Macerie o Kobane Calling, Zero è divertente, onesto, capace di passare dalla battuta spiazzante alla morsa al cuore con costruzione emotiva autentica e sincera. Se nelle sue strisce ha la capacità di condensare i propri concetti in una rapida narrazione che vede nella verticalità la sua identità migliore, non meno avvolgete è il suo racconto in progetti più ampi, come Dimentica il mio nome, in cui una lieve ma netta orizzontalità lega tra loro diversi eventi.

Caratteristica dell’arte di Zerocalcare che ritorna evidente in Strappare lungo i bordi. Lo stesso Michele ha tenuto più volte a precisare come questo suo progetto con Netflix dovesse comunque rimanere profondamente legato alla sua concezione del racconto, che passando dal fumetto all’animazione non poteva perdere la propria identità, come aveva scherzosamente affermato durante la presentazione sui social di Strappare lungo i bordi:

“È una storia che mi sta molto a cuore, la sto a fa come voglio io. Nei linguaggi, nei contenuti, nella scrittura, è roba mia, il che significa che se viene ‘na merda me l’accollo io”

Una difesa della propria identità autoriale in pieno stile Zerocalcare, ma che lasciava comunque una perplessità, legata soprattutto all’aspetto stilistico. Il mondo di Zero è fatto di personaggi quasi caricaturali, dalle anatomie particolari, popolato di esseri fantastici come l’Armadillo o di antropomorfizzazioni di figura centrali nella sua vita, come la madre, che si mescolano nel suo (e nel nostro) immaginario con elementi simbolo della pop culture. Il timore era che questa sua identità stilistica, specialmente nel tratto, perdesse di coerenza, passando dal racconto statico del fumetto a quello dinamico dell’animazione.

Pericolo scongiurato. Potendo godere della visione dei sei episodi che compongono Strappare lungo i bordi, abbiamo constatato come l’animazione abbia richiesto alla visione del mondo di Zero una lieve concessione alle esigenze realizzative del medium, preservandone comunque l’originalità. Anche la colorazione, vivace e a volte volutamente sparata, rientra nel range emotivo della narrativa di Michele, concorrendo alla realizzazione di una produzione che rinsalda la passione per l’autore romano.

Armadillo, confessioni e il cuore di Zerocalcare dominano Netflix

A rendere appassionante Strappare lungo i bordi è il ritorno della dimensione emotiva della narrativa di Michele, quel senso di ironica lotta a una vita che ci vorrebbe ingabbiati in una dimensione prefissata, che tene a farci sentire inadeguati. Elemento ricorrente nella dialettica del disegnatore romano che nella serie di Netflix trova però una nuova connotazione, vivace e realistica, che tramite flashback e sincerità ci accoglie nell’animo di Michele, che nella sua visione si racconta e ci racconta, ci guida in una storia fatta apparentemente di episodi frenetici che compongono invece un mosaico emotivo avvolgente, familiare.

Il concetto del bordo, il tratteggio che circonda le figure che dovremmo essere secondo la realtà in cui viviamo, è una metafora urbana potente, ricca di sfumature e di accezioni quotidiane che la serie Netflix identifica nella produzione di Zerocalcare e che ritroviamo fedelmente proposta, che si tratti del confronto con il suo Armadillo, doppiato da uno straordinario Valerio Mastandrea, all’affrontare situazioni di ogni giorno che mettono a dura prova la nostra emotività. Sei episodi che sanno giocare su questa scansione emotiva divertendo, creando un’empatia tra protagonisti e spettatori scandita da una familiarità di situazioni ed emozioni (le lunghe chiacchierate notturne via sms in primis) che dopo un sorriso scaturito dalla "romanità" del racconto di Michele entra in sintonia con il nostro vissuto, ci rende inconsciamente i protagonisti di questa serie.

Le disavventure emotive, le difficoltà interiori e i dialoghi a tratti surreali ma dal sapore concreto di Strappare lungo i bordi tengono fede alla promessa di Zerocalcare, perché questa serie è un perfetto ritratto della narrativa di Michele, si ravvedono tutti i suoi tratti essenziali, rimasti autentici nel passaggio all’animazione, venendone anzi impreziositi da animazioni che enfatizzano con misurate gestualità le familiari movenze tipiche dei suoi disegni.

Come nei suoi fumetti, anche in Strappare lungo i bordi Zerocalcare riesce a ricreare l’alchimia emotiva che lo ha reso uno degli artisti più amati del panorama fumettistico nostrano. Dopo avere apprezzato l’assaggio dello Zero animato visto a Propaganda Live, l’entusiasmo e la curiosità con cui era stato accolto l’annuncio della serie animata Netflix ha trovato in Strappare lungo i bordi una piacevole conferma.