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Baseball, mostri e botte da orbi in Sullivan's Sluggers di James Stokoe, recensione

Baseball, mostri e botte da orbi in nel folle Sullivan's Sluggers di James Stokoe, Mark Andrew Smith e Rodrigo Avilés edito da saldaPress.

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a cura di Domenico Bottalico

-

Pubblicato il 21/07/2022 alle 10:00

saldaPress continua a coccolare i suoi lettori con una politica editoriale ben equilibrata fra grandi serie, recuperi di cult dal passato e la produzione di una cerchia ristretta di autori che il pubblico ha imparato ad amare e apprezzare indipendentemente dal contesto dell'opera proposta. Di quest'ultimo gruppo fa sicuramente parte l'ottimo James Stokoe, l'artista canadese apprezzatissimo per i suoi Alien: Orbita Mortale e Godzilla: La Guerra dei 50 anni, che torna sugli scaffali di librerie e fumetterie con questo folle Sullivan's Sluggers, su testi di Mark Andrew Smith e con colori di Rodrigo Avilés, un racconto a base di baseball, mostri e botte da orbi fra black humor citazioni alla cultura pop mai troppo velate.

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Sullivan's Sluggers: una partita mostruosa

I Dragons di coach Casey Sullivan sono una squadra composta da vecchie glorie, giocatori che hanno vissuto una sola stagione al top ed ex-professionisti che gira il paese guadagnandosi da vivere con partite d'esibizione giocate contro squadre di serie minori o di amatori in cerca di gloria e fama per aver diviso il diamante almeno una volta nella propria vita contro degli (ex)professionisti. A partire da coach Sullivan, i Dragons sono un campionario di umanità davvero variegato e improbabile: chi è dedito all'alcol, chi all'erba, chi alle donne. Chi invece è stato semplicemente troppo ingenuo per sopravvivere fra i professionisti e poi c'è Duncan, giovanissima promessa che spera di assimilare da questi veterani quanta più esperienza per approdare nella Major League.

I Dragons e il loro scassatissimo bus sono diretti a Malice, Texas, per una di queste partite d'esibizione. Giunti alle porte della città tuttavia i segnali non sono incoraggianti: un auto di traverso la strada e una serie di corpi che penzolano da un albero invitano i visitatori a non proseguire se non vogliono essere dannati per sempre. I Dragons e Sullivan hanno giocato partite in cittadine molto più ostili. La popolazione di Malice sembra già tutta assiepata sugli spalti, tant'è vero che la cittadina è deserta, e i Dragons vogliono davvero dare ai padroni di casa del filo da torcere. La partita è equilibrata ma con l’inizio del settimo inning, il sole tramonta e la squadra insieme al resto degli abitanti della cittadini si trasforma in un'orda di mostri affamati di carne umana.

Non si gioca più per la vittoria, ma per la sopravvivenza e coach Sullivan ha solo un obbiettivo in mente: salvare i suoi ragazzi da una morte orribile. Lo stesso del giovane Duncan o quasi. Smith, un osservatore, promette al ragazzo addirittura gli Yankees se riuscirà a portarlo in salvo. Inizia così una folle corsa per raggiungere il bus della squadra, ovviamente parcheggiato dall'altra parte della città, in cui i Dragons si fanno largo a colpi di mazza e con tutte le armi che riescono a raccattare dai forconi alle katane passando per le motoseghe.

Mentre Duncan e i superstiti dei Dragons apprendono il segreto dei mostri di Malice, coach Sullivan si carica sulle spalle il peso della squadra. Il finale è inaspettato tanto per Duncan quanto per tutte quelle squadre delle serie minori e di amatori che da quel giorno si avventurano a Malice dove si dice ci sia una nuova squadra da sfidare.

Sullivan's Sluggers: uccidere mostri, divertendosi

James Stokoe rientra in quella ristrettissima cerchia di autori che raramente delude e Sullivans' Sluggers non fa eccezione in questo senso. Per dare delle coordinate accessibili ai più, il volume è un folle mix fra Dal Tramonto all'Alba, Ash vs Evil Dead e Shaun of the Dead in cui una struttura narrativa che si rifà evidentemente ai classici a tema zombie di George Romero, con un gruppo di sopravvissuti che cerca la fuga, viene impreziosita dai pungenti testi di Mark Andrew Smith evidentemente ispirato da John Carpenter e dai suoi iconici personaggi.

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Uno dei punti di forza di Sullivans' Sluggers è senza ombra di dubbio il ritmo elevato della narrazione. Non c'è sostanzialmente un attimo di respiro nelle 200 pagine circa che compongono il volume, neanche quando gli autori si dedicano a spiegare cosa è accaduto nella cittadina di Malice con un lunga sequenza in analessi. Che sia nella fase preparatoria iniziale, con la presentazione di coach Sullivan e dei suoi Dragons, o nella frenetica parte centrale, in cui l'azione splatter è a farla da padrone ovviamente, fino alla risoluzione, per nulla scontata, il racconto è tutto incentrato sull'azione.

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È interessante notare a questo proposito come i due autori si muovano su binari paralleli. Ai testi, Smith inizia ad infarcire il racconto di una serie di esilaranti riferimenti alla cultura pop (da Kill Bill a I Tre dell'Operazione Drago passando per L'Armata delle Tenebre) cesellando i personaggi come una serie di caricature, nel senso più positivo del termine, legate al folklore per così dire del baseball che diventa così uno stimolante ed inusuale background condiviso. Alle matite invece Stokoe aumenta a dismisura le dimensioni dei suoi mostri che diventano di fatto dei kaiju nella parte finale con design sempre più elaborati che richiamano influenze giapponesi, lovecraftiane e più in generale qualsiasi cosa possa essere stata partorita da una pellicola della Troma. Questo costringe Smith a cercare soluzioni sempre più spettacolari, e splatter, per abbattere i mostri in un tripudio di esplosioni e sbudellamenti sottolineati da one liner carichi di machismo.

È incontrovertibile però che quello che contraddistingue Sullivans' Sluggers dal resto delle ottime storie con cui condivide temi ed intenzioni rimangono le matite di James Stokoe. Rispetto ai due lavori precedenti pubblicati da saldaPress, e citati in apertura, in Sullivans' Sluggers il disegnatore originario del Canada è meno ancorato ai riferimenti del fumetto nipponico (che per sua stessa ammissione rimangono comunque quelli principali) rimaneggiando invece quelli del fumetto occidentale. Nello specifico è facile notare una linea più continua, sempre spezzata, ma che indugia meno sul tratteggio. Questa scelta fa sì che Stokoe realizzi figure più spigolose, volutamente sgraziate, attingendo a piene mani dalla tradizione degli strip cartoonist indipendenti (l'utilizzo degli stati d'animo graficamente resi nei balloon ne è un altro indicatore) più che dalla classica scuola americana che fa capo ai supereroi.

In questo senso tutto Sullivans' Sluggers è graficamente urgente, basti prendere come esempio l'espressività esagerata dei personaggi o le sequenze d'azione basate più sull'immediatezza che sulla plasticità delle pose. Anche la costruzione della tavola e la ripartizione degli spazi è meno orientale e più occidentale. Lo si denota innanzitutto dal numero dei riquadri: la tavola è di fatto meno affollata. Inoltre c'è una maggiore propensione per l'orizzontalità tipica del fumetto americano, seppur mediata da una divisione mai troppo regolare dei riquadri con bordi irregolari o obliqui che donano dinamicità e spinta verticale. Immancabili poi le splash-page anche doppie, soprattutto nella seconda parte del volume, e spesso dominate dai mostri divenuti incontenibili.

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Va menzionato anche il lavoro del colorista Rodrigo Avilés. Se infatti Stokoe tende, nei lavori in cui si occupa anche dei colori, ad utilizzare in maniera molto umorale e atmosferica soprattutto i colori primari, Avilés invece preferisce una palette più ampia ma contraddistinta da campiture ampie e omogenee. Le tonalità sono volutamente sature con luci posizionate strategicamente per donare alla lettura un taglio quasi cinematografico e realistico creando così un contrasto di fatto sia con lo stile di Stokoe che più in generale con il plot.

Sullivans' Sluggers è prima di tutto una lettura divertente e divertita. È evidente come gli autori abbiano riversato nel graphic novel prima di tutto ciò che a loro piace, le loro ispirazioni, confezionando un racconto che ha il grandissimo pregio, e non è qualcosa da sottovalutare in questo particolare momento storico per il fumetto occidentale, di intrattenere e appagare (nel senso che ha un conclusione ben precisa configurandosi come autoconclusivo) svincolato da qualsiasi forma di narrazione che deve soddisfare logiche commerciali o corporate. Si tratta di un fumetto dall'anima moderna ma estremamente old school in questo senso e che ci riporta alla fruizione e alla funzione primaria del fumetto come medium.

Il volume

saldaPress propone Sullivan's Sluggers in un corposo volume cartonato contrassegnato dalla usuale cura carto-tecnica contraddistinta dalla copertina con dettagli in rilievo, dall'ottima rilegatura a filo, dalla rifilatura delle pagine che permette una lettura agevole e dalla scelta della carta opaca dalla grammatura importante che esalta in egual misura il tratto di James Stokoe e i colori di Rodrigo Avilés. La traduzione e l'adattamento sono scorrevoli e puntuali, da menzionare anche l'ottimo lavoro in fase di lettering. Da segnalare, per quanto riguarda gli extra, l'esilarante prefazione al volume firmata da Faso (il bassista di Elio e le Storie Tese, nonché esperto ed appassionato di baseball) a cui poi si aggiunge l'immancabile galleria di pin-up e copertine alternative in cui spiccano le figurine, come nella migliore tradizione del baseball, raffiguranti i giocatori dei Dragons.

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