TAGS&COMICS - sound and visual art festival: intervista a Danijel Žeželj

Durante TAGS&COMICS - sound and visual art festival abbiamo intervistato Danijel Žeže in una lunga chiacchierata sulla sua vita artistica ed i progetti futuri.

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a cura di Damiano Greco

Dal 24 al 26 maggio presso il Quasar Village di Corciano (Perugia), Archi’s Comunicazione ha presentato la quinta edizione di TAGS&COMICS - sound and visual art festival. La fortunata manifestazione di musica e arti visive da anni porta nel capo luogo umbro artisti nazionali e internazionali di grandissimo spessore e valore. Quest’anno ci ha onorato con un ospite che nel mondo delle graphic novel, fumetti, pittura, animazione e illustrazione è una vera e propria celebrità, Danijel Žeželj. Artista poliedrico considerato tra i più grandi disegnatori viventi al mondo. Nella prima giornata del festival il maestro croato si è concesso ai propri fan presentando e firmando le sue opere edite da - Eris Edizioni, in occasione di un appuntamento organizzato in collaborazione con Libreria Mannaggia di Perugia, mentre il giorno successivo si è esibito in un performance caratterizzata da un live painting in collaborazione con il musicista  Stefano Bechini, anticipata dal live drawing sonorizzato del Becoming X - Art+Sound Collective. E proprio venerdì 24 non ci siamo lasciati sfuggire la ghiotta occasione per farci una bella chiacchierata durata quasi un’ora.

Danijel Žeželj nasce a Zagabria nel 1966, lascerà poco più che ventenne il proprio paese natale per intraprendere un lungo viaggio, tuttora in corso, che lo porterà da Londra alla Toscana, attraversando poi l’Atlantico e stabilirsi per un periodo piuttosto lungo a Brooklyn. I suoi lavori sono stati pubblicati in tutta Europa e in America. Omaggiato da Federico Fellini per il suo infinito talento, Žeželj negli anni si è contraddistinto per i tratti pesanti che si sposano perfettamente con tematiche caratterizzate sempre da una forte critica sociale - come dimostrato dal suo ultimo lavoro con Aleš Kot: The Days of Hate. La nuova Graphic Novel possiede, infatti, tutte le carte in regola per assicurarsi un posto d’onore fra le grandi opere cult, grazie ad un linguaggio graffiante, pieno di suspense ed estremamente lento ma che al tempo stesso non rinuncia ad una forma di narrazione complessa in grado di comunicare le fragilità e i pericoli del sistema. Un prodotto grafico diviso in due volumi che descrive il collasso della società da un punto di vista differente rispetto ai canoni standard a cui siamo abituati, ma sicuramente più attuale, dove la fanta-politica distopica si fonde con una storia d’amore e viene farcita con il crescente aumento di intolleranza e razzismo che caratterizza sempre più i nostri tempi. Un lavoro estremamente evocativo che mostra un mondo inasprito dall’odio capace di riflettere a pieno le ideologie distorte dell’estrema destra e le perplessità del nostro presente.

 Ciao Danijel, grazie per essere qui e per la tua disponibilità. Parto subito con una domanda molto cara alle mie esperienze lavorative e al mio percorso di studi. Quanto sono stati determinanti i temi geopolitici che hanno caratterizzato il tuo paese per la tonalità grafica e lo stile che svilupperai durante la carriera?

Sicuramente il posto dove cresci e le sue dinamiche ti influenzano molto, soprattutto quando sei molto giovane, ma la consapevolezza arriva solo a distanza di anni. In realtà sei condizionato da tante cose, quello che guardavi in TV oppure dalla musica che ascoltavi, e nel mio caso per la maggior parte dei casi, erano stimoli che provenivano al di fuori del contesto del mio paese. Ho lasciato la Croazia quando ero ancora molto giovane, subito dopo aver terminato l’Accademia di Belle Arti. Ho vissuto in diversi luoghi, prima Londra, poi in Italia e infine negli USA.

Parliamo della tua ultima opera, ovvero: The Days of Hate. Viviamo veramente dei giorni dell’odio?

La decisione di ambientare la storia in un futuro imminente non è casuale, l’idea era quella di parlare della situazione attuale negli USA, ma non solo. Siamo già qui, lo stiamo vivendo. È una realtà abbastanza cupa ma non è completamente pessimista. Il fatto di poterne parlare, analizzare quello che sta succedendo fa ben sperare, può dare la possibilità di commentare. Il progetto nasce dal tentativo di far riflettere circa questo clima teso che stiamo vivendo.

 In effetti questo clima si respira un po’ dappertutto, non solo negli USA. 

È una situazione globale, perché c’è un flusso continuo e costante. Siamo informati e inondati in tempo reale, la quantità di informazioni diviene un vero e proprio virus. L’unico modo per difendersi da questa esplosione è attraverso knowledge la conoscenza. L’unica arma per sconfiggere le cosiddette “fake news” è quella data da una educazione vera, che oramai purtroppo viene sempre meno. Il potere dell’informazione è sempre esisto, ma mai in maniera così immediata. Trump ha capitalizzato alla perfezione questa logica, un suo tweet può cambiare l’andamento del mercato in pochi minuti e la sessa cosa vale anche per i politici italiani. Voglio credere che forse arriverà un giorno dove ci sarà un punto di rottura per tutto questo.

 Tornando agli eventi in Umbria e in Toscana. Che rapporto hai con queste due regioni e più in generale con l’Italia?

La mia esperienza personale si è collegata quasi casualmente a questi territori. Sono arrivato a Montepulciano nel 1990 grazie ad una collaborazione nata con la rivista Il Grifo con la quale ho pubblicato il mio primo lavoro in Italia. Ho vissuto quasi 5 anni nella meravigliosa città medievale toscana, un periodo durante il quale ho imparato la lingua e conosciuto delle persone straordinarie, amici di una vita. I suggestivi paesaggi mi hanno ispirato, non penso di aver mai visto dei luoghi del genere altrove. Penso poi che è la culla del Rinascimento, dove la visione del Mondo è cambiata per sempre e tutto è accaduto proprio qui nel Centro Italia. Un movimento che continua ancora oggi a mio parere.

 Come sono nate le collaborazioni con TagsComics e con il LIVE ROCK FESTIVAL di Acquaviva?

Come dicevo una tradizione culturale che continua ancora oggi. I ragazzi del Live Rock Festival di Acquaviva ad esempio, sono riusciti a creare una realtà bellissima dal nulla. Due o trecento volontari con cui ho il piacere di collaborare ogni anno si riuniscono per dar vita ad uno spettacolo straordinario. Qui sento un forte legame con la terra e con il passato dove tutto si ricollega al concetto e alla mentalità di fare e creare cose di valore. Sono stato davvero fortunato a vivere per un periodo in queste zone.

 Quanto è importante la musica per te? Cosa ascolti mentre lavori?

Moltissimo! Dipende, ci sono periodi in cui lavoro in silenzio e altri in cui ne ascolto davvero tanta. Quando trovo un disco che mi piace lo ascolto per giorni, ma lo inserisco più come un background, non ascolto realmente perché sto lavorando, ma sento comunque che mi lascia qualcosa dove all’interno riesco a creare uno spazio personale.

 Qual è l’artista che più ti ha influenzato: Attore, regista, musicista, pittore, disegnatore, visual artist, ecc.

Tantissimi, il fumetto per me è una forma d’arte multimediale. Un misto di scrittura, disegno, graphic design con elementi di montaggio e di ritmo che si riversano nel modo di raccontare le storie. All’inizio José Muñoz mi ha aperto una porta e come se io avessi scoperto con lui un nuovo linguaggio con cui poter comunicare e dire qualcosa.

Il tuo stile lo hai scoperto subito?

Non è nato subito, soprattutto quando sei giovane e stai imparando e stai cercando il tuo personale stile, il tuo modo di esprimerti, sei sempre influenzato dai tanti artisti, magari anche copiando da loro, ma poi comprendi che non funziona, anche se poi ti accorgi che fa parte del naturale percorso di crescita. Io spero sempre di non smettere mai e di poter continuare ad imparare cose nuove e a crescere, non voglio perdere l’energia. Quando inizio un nuovo lavoro per me è come un viaggio, non se mai sicuro dove ti porterà e questa è la parte migliore del processo creativo.

 Il tuo stile sta in qualche modo evolvendo e/o hai intenzione di sperimentare nuove tecniche in futuro?

In questo ultimo periodo sto sperimentando di lavorare in digitale. Una nuova forma di espressione per me. Non è facile, io ho studiato la pittura tradizionale, il chiaroscuro che viene dallo studio dell’arte Barocca e del suo esponente più importante, ovvero Caravaggio. Ma ho capito che posso imparare ancora moltissimo, con questa visione si aprono nuove possibilità, una cosa ti porta sempre verso un’altra. Un po’ mi pento di essere stato così testardo in passato, avrei preferito affacciarmi prima verso queste nuove tecnologie.

 A tal proposito che rapporto hai con la tecnologia?

La tecnologia non mi divertiva, all’inizio mi rifiutavo di lavorare diversamente, ho poi capito che potevo imparare molto, ma al tempo stesso non volevo rinunciare al lavoro su carta. Alla fine sei quasi obbligato. Queste resistenze non ti fanno bene. Ora sto cercando di recuperare il tempo perduto, anche se ammetto non mi viene quasi mai del tutto naturale ma sempre dietro un certo sacrificio e sforzo. Sto cercando di essere anche più social utilizzando questi canali per mostrare il mio lavoro.

Cosa ci dobbiamo aspettare dai tuoi prossimi lavori?

Ho appena finito una storia. Una Graphic Novel sulla vita di Vincent Van Gogh. In realtà è una serie di episodi brevi basati sui fatti della sua vita, è un’interpretazione mia e quindi del tutto personale. Ancora non so se sarà un’opera muta oppure presenterà delle citazioni prese dalle tantissime lettere che ha scritto e legate ai posti e alle persone che ha conosciuto. Inoltre sto lavorando ad un fumetto tutto in digitale e collegato ad un videogioco. Per ora è ancora top secret e quindi non posso dire altro.

Ti vedrei davvero bene a disegnare una storia Dylan Dog. Hai mai pensato di collaborare con la Bonelli.

Sì, mi hanno contattato e abbiamo parlato diverse volte di questa possibilità. Nicola Mari per me è uno dei più importanti disegnatori e grazie al suo lavoro mi sono avvicinato a Dylan Dog. Quindi se la sceneggiatura mi colpisce mi piacerebbe poter concretizzare presto questa collaborazione.

Conosciamo il tuo forte legame con il calcio (soprattutto grazie al celebre spot della Nike).

Nel mio quartiere a Zagabria siamo cresciuti giocando a calcio di strada. Con i pochi mezzi che avevamo era l’unica maniera per potersi divertire. A me piaceva più giocare che seguire i vari club e guardare le partite. Il calcio è uno sport bellissimo, ma la parte della politica e dei soldi non mi è mai piaciuta, rappresenta un po’ la metafora di questo Mondo. I progetti con Nike sono due in particolare; il primo ambientato in una Roma futuristica e post apocalittica: S.P.Q.R. E poi: Heroes of speed dove sono stato impegnato anche in un evento di live painting a Milano in occasione dell’inaugurazione di un nuovo Store. In entrambi i casi Nike ha voluto osare e sperimentare nuove forme di comunicazione underground.

 Raccontaci una tua giornata tipo.

Ci sono periodi in cui lavoro durante la notte, altri invece in cui inizio molto presto la mattina. Ritaglio sempre nell’arco della giornata momenti per lavorare senza mai seguire una routine fissa.

Dov’è casa tua?

Purtroppo da nessuna parte. Mi sento un estraneo dappertutto, anche a Zagabria. Non ho un legame con nessun posto, mi piacerebbe avere un punto fisso dove trovarmi a casa, ma sfortunatamente non è così. Ora vivo a tempo pieno a Zagabria anche se ho ancora un magazzino a Brooklyn. Vivo e lavoro nello stesso spazio di sempre, non ho mai avuto un ambiente lavorativo separato da dove vivo, anche perché non mi servono spazi enormi. È un lavoro solitario, ma penso faccia parte della stessa filosofia artistica che si cela dietro alla solitudine.

Ti senti ancora un outsider?

Assolutamente! Mi sentirò molto probabilmente sempre un outsider. Si ha più liberta di continuare questa ricerca che accennavo, di cambiare, di poter sperimentare.
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