Di The Martian, il film realizzato a partire dall'omonimo libro, vi abbiamo già parlato anche in occasione del trailer.
La storia, molto affascinante, narra sostanzialmente di come possa sopravvivere un uomo, uno scienziato, per lungo tempo in un ambiente fortemente inospitale grazie alle sue conoscenze, ma anche alla sua inventiva e forza d'animo, un novello Robinson Crusoe aggiornato al futuro prossimo, in cui esploreremo i pianeti del sistema solare e non più lontane isole disabitate.

Proprio per la natura della storia però The Martian, nonostante il nome, non è un classico racconto fantascientifico nel senso tradizionale del termine, con astronavi, alieni più o meno aggressivi, armi futuristiche etc. ed ha invece un piglio fortemente realistico: come si fa quindi a trasformare un racconto di questo tipo, a prima vista coinvolgente ma non propriamente cinematografico, in un film molto probabilmente di grande successo? L'ha raccontato parte della troupe durante un gala in occasione dell'anteprima per il nord-america, a cui hanno partecipato i colleghi di Ars Technica.
The Martian: il libro era già una sceneggiatura perfetta
Si parte ovviamente dal libro, che il produttore Aditya Sood scoprì quando ancora circolava come eBook autoprodotto e divorò in una sola notte, restandone affascinato:
E 'uno di quei momenti incredibili di cui si sogna sempre, in cui cioè si trova del materiale che ancora nessuno ha letto. La carica di veridicità di quello che Andy (l'autore del racconto, NdR) aveva scritto era così incredibile da risultare irresistibile, ma ciò che è stato sorprendente del libro e ne trascendeva la storia facendolo sembrare molto di più di un grande racconto di fantascienza era la voce di Mark, l'astronauta e protagonista principale della storia. È uno dei libri più divertenti e al tempo stesso intimi e coinvolgenti che abbia mai letto, caratteristiche che non si sono mai viste nella fantascienza.

La sceneggiatura, tra scientificità e calore umano
Proprio questa necessità di preservarne il tono, che lo rendeva così prezioso ma al tempo stesso così diverso dalla fantascienza classica, è stata una delle sfide più ardue, come spiega bene Drew Goddard, che ha sceneggiato il film e avrebbe dovuto dirigerlo in un primo tempo:
Quando abbiamo trovato il libro, era già una sceneggiatura bell'e pronta. Quando siamo andati presso gli Studi per presentare il progetto ricordo di aver detto loro "sentite, non acquistatelo a meno che non vogliate esattamente questo libro. Non ho intenzione di cambiare nulla, mi limiterò a trasporlo per lo schermo". Andy aveva già fatto tutto il lavoro più difficile. È bello quando in un romanzo si riscontra una struttura che può essere facilmente adattata allo schermo.

Eppure all'inizio Goddard aveva forti perplessità, perché la storia non aveva nulla del blockbuster holliwoodiano: "Guardate questo film", ha aggiunto infatti Goddard: "i primi venti minuti mostrano esclusivamente un uomo completamente solo che cerca di coltivare nel suo stesso sudiciume! Ancora non posso credere che nonostante abbiano sentito questo abbiano deciso ugualmente di metterlo su uno schermo!".
Anche il Maestro Ridley Scott, scelto come regista grazie al suo curriculum che comprende classici come Alien e Blade Runner, sottolinea l'unicità di questa storia così lontana dai canoni tradizionali del genere e del resto la scelta è ricaduta su di lui proprio perché giudicato l'unico in grado di restituire questo profondo senso di umanità e vicinanza, questo tono emotivo, alla storia.

Insomma il film si preannuncia come una coinvolgente storia dove il lato umano la fa da padrone rispetto alle fantasticherie della fantascienza classica e dove l'intento è quello di farci sentire vicini, partecipi, del destino di Mark Watney, di farci ridere, piangere, preoccuparci e tifare per lui.
Noi a questo punto non vediamo proprio l'ora di vedere il film per verificare se Scott è riuscito nell'impresa, e voi?