TP-Link sotto accusa: router a basso costo per aiutare lo spionaggio cinese

Parlamentari USA accusano TP-Link di mantenere prezzi bassi sui router per favorire attacchi informatici cinesi, l'azienda nega: "Siamo Americani!".

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a cura di Andrea Maiellano

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La crescente tensione tra Stati Uniti e Cina ha trovato un nuovo terreno di scontro nel mercato dei router e dispositivi di rete domestici. Un gruppo di senatori repubblicani ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza nazionale, puntando il dito contro TP-Link, produttore di dispositivi networking tra i più diffusi nelle case americane. L'azienda, secondo le accuse, manterrebbe prezzi artificialmente bassi per conquistare il mercato statunitense, creando così una potenziale vulnerabilità nel sistema di sicurezza informatica del paese. Dal canto suo, TP-Link respinge fermamente queste accuse, definendole una campagna diffamatoria orchestrata per eliminare un concorrente scomodo.

Dodici senatori repubblicani hanno indirizzato una lettera al Segretario del Commercio Howard Lutnick, sollecitando l'amministrazione americana a vietare la vendita dei prodotti TP-Link negli Stati Uniti. Secondo i firmatari, l'azienda rappresenterebbe "un chiaro e presente pericolo" per la sicurezza nazionale americana, citando i presunti "profondi legami con il Partito Comunista Cinese" e l'utilizzo di "prezzi predatori" come strategia per eliminare la concorrenza americana.

La preoccupazione principale espressa nella lettera riguarda la possibilità che hacker sponsorizzati dal governo cinese possano sfruttare i dispositivi TP-Link per condurre operazioni di spionaggio informatico sul suolo americano. L'FBI ha ripetutamente avvertito che gruppi di hacker legati a Pechino potrebbero star preparando il terreno per potenziali attacchi alle infrastrutture critiche statunitensi, qualora dovesse scoppiare un conflitto tra le due potenze.

I dipartimenti del Commercio, della Difesa e della Giustizia avrebbero già avviato un'indagine su TP-Link per valutare i rischi per la sicurezza nazionale. "Per questi motivi", scrivono i senatori, "il Dipartimento del Commercio dovrebbe immediatamente proibire le future vendite di apparecchiature di rete TP-Link SOHO (small and home office) negli Stati Uniti".

La lettera, tuttavia, non fornisce prove concrete che dimostrino una collaborazione deliberata di TP-Link con gli hacker cinesi. Le accuse si concentrano piuttosto sulla presunta strategia commerciale aggressiva dell'azienda, che secondo i senatori avrebbe conquistato "quasi il 60% del mercato americano dei router e sistemi Wi-Fi" grazie a prezzi artificialmente bassi.

TP-Link ha risposto con fermezza alle accuse, definendole "categoricamente false". L'azienda ha sottolineato di non essere sponsorizzata dallo stato cinese e di essere "completamente indipendente dal Partito Comunista Cinese". Un punto interessante sollevato dall'azienda riguarda la sua identità aziendale: sebbene fondata a Shenzhen, in Cina, dove mantiene ancora una sede, TP-Link ha stabilito nel 2023 il suo quartier generale globale a Irvine, in California.

"In quanto azienda statunitense", ha dichiarato TP-Link, "nessun paese o governo straniero, inclusa la Cina, ha accesso o controllo sulla progettazione e produzione dei nostri prodotti". L'azienda ha anche contestato i dati di mercato citati dai senatori, affermando di detenere circa il 35% del mercato statunitense, non il 60% come indicato nella lettera.

Riguardo alle vulnerabilità di sicurezza, TP-Link ha definito "fuorviante e disonesta" l'accusa secondo cui hacker cinesi avrebbero utilizzato i suoi router per attacchi informatici. "I router prodotti da molte aziende sono stati obiettivi di attacchi", ha precisato l'azienda, aggiungendo di essere vittima di "una campagna diffamatoria, guidata dall'obiettivo di rimuovere un concorrente dal mercato".

Alcuni ex funzionari della sicurezza americana sostengono la necessità di rimuovere dispositivi potenzialmente rischiosi prima che possano diventare una minaccia concreta. Altri vedono in un eventuale divieto un messaggio a Pechino: le attività di hacking sponsorizzate dallo stato avranno conseguenze per le aziende cinesi potenzialmente coinvolte.

TP-Link si è detta fiduciosa che l'indagine del Dipartimento del Commercio riconoscerà "la sicurezza delle operazioni e dei prodotti TP-Link", precisando di non aver ricevuto alcuna richiesta di informazioni dal Dipartimento della Giustizia. In attesa di sviluppi, la questione rimane aperta, evidenziando le crescenti tensioni tecnologiche tra Stati Uniti e Cina e il loro impatto sul mercato globale e sui consumatori.

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Sempre preso router facilmente sbloccabili a openwrt e quindi mai usato appliance proprietarie, e i tplink sono tra i piu' compatibili con openwrt quindi ben vengano i prezzi bassi a scapito dello spyware cinese (che ranzo subito).
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