La battaglia legale tra Wind Tre e il Comune di Quinto entra in una fase decisiva dopo anni di stallo. La compagnia telefonica non arretra di un passo nella sua offensiva contro l'ordinanza comunale che dal maggio 2020 blocca l'installazione delle antenne 5G sul territorio. Un provvedimento che Wind Tre contesta con fermezza, tanto da richiedere non solo l'annullamento del divieto ma anche un risarcimento danni a carico dell'amministrazione locale e del Ministero dell'Interno. La controversia, rimasta sopita per quasi cinque anni, è tornata prepotentemente alla ribalta quando il Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto ha chiesto alla società di confermare il proprio interesse a proseguire l'azione legale avviata nel 2020.
La risposta affermativa di Wind Tre, arrivata lo scorso 7 febbraio, ha riacceso i riflettori su una questione che tocca da vicino il delicato equilibrio tra sviluppo tecnologico e tutela della salute pubblica. Il TAR dovrebbe ora fissare un'udienza per discutere nel merito la questione e giungere a una decisione definitiva, sempre considerando la possibilità di ulteriori ricorsi al Consiglio di Stato. La vicenda rappresenta un caso emblematico del conflitto tra innovazione digitale e applicazione del principio di precauzione da parte delle autorità locali.
Il principio di precauzione contro l'avanzata tecnologica
L'ordinanza comunale oggetto del contendere risale all'8 maggio 2020, quando l'amministrazione di Quinto decise di sospendere qualsiasi attività legata alla tecnologia 5G sul proprio territorio. Una decisione motivata da preoccupazioni sulla sicurezza sanitaria della nuova tecnologia, considerata dal Comune non sufficientemente testata in relazione ai potenziali effetti sulla salute dei cittadini. Nel documento, l'amministrazione ha evidenziato come "allo stato attuale, la tecnologia 5G sembrerebbe non fornire adeguate garanzie sotto il profilo sanitario".
Il sindaco, in qualità di autorità sanitaria locale, ha fatto leva sul principio di precauzione e minimizzazione dell'esposizione ai campi elettromagnetici. L'ordinanza non stabilisce un termine preciso per la sospensione, ma la subordina ad "adeguate garanzie circa la tutela della salute da parte degli enti competenti", attraverso l'emanazione di linee guida o specifiche normative che disciplinino l'utilizzo del 5G. Una posizione che ha immediatamente sollevato la reazione di Wind Tre, con un ricorso al TAR che solo ora entra nella fase decisiva.
La vicenda di Quinto non rappresenta un caso isolato nel panorama italiano, dove diverse amministrazioni locali hanno adottato provvedimenti simili, generando un complesso mosaico normativo che le aziende di telecomunicazioni considerano un ostacolo alla digitalizzazione del Paese. Per Wind Tre, l'ordinanza non costituisce solo un impedimento operativo, ma anche un danno economico quantificabile, tanto da richiederne il risarcimento in sede giudiziaria.
Dal canto suo, il Comune difende la propria posizione sostenendo di aver agito nell'interesse della salute pubblica, in attesa che autorità superiori forniscano indicazioni definitive sulla sicurezza della tecnologia 5G. Una situazione di stallo che ora il TAR del Veneto sarà chiamato a dirimere, stabilendo un precedente che potrebbe influenzare numerosi casi analoghi sul territorio nazionale.
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