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a cura di Francesca Borrello

Su Netflix è arrivata l’ultima stagione di The Protector a solo quattro mesi dalla terza stagione, rilasciata dal colosso dello streaming il 6 marzo. La produzione originale turca è basata sul libro del 2016 Karakalem ve Bir Delikanlının Tuhaf Hikayesi di İpek Gökdel. La scrittrice ha però rivelato che la storia nasce come script per una serie tv già negli anni 2000. Dopo anni senza essere mai riuscita nel suo intento, decise di trasformarlo in un romanzo, per poi essere usato come ispirazione da Netflix per la sua produzione originale The Protector.

Il libro - così come la serie - si basa sull'esistenza di alcune maglie-talismano Ottomane che si possono trovare al museo Palazzo Topkapı. La leggenda narra che chiunque le indossasse fosse protetto contro il male e contro gli aggressori, oltre ad avere poteri curativi. Hanno dei disegni con misteriosi simboli geometrici e vari versi tratti direttamente dal Corano. Queste maglie vennero fatte da alcuni astrologi (o Shaykh al-Islam) per i sultani come Süleyman il Magnifico, Selim il Truce e Mehmed il Conquistatore.

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Dove eravamo rimasti

The Protector segue le avventure di Hakan, un giovane negoziante con grandi progetti lavorativi. I suoi piani però vengono totalmente stravolti quando scopre dell’esistenza di una maglia-talismano e di essere connesso ad un antico ordine segreto, i Leali. Lo scopo di questo gruppo di combattenti è di proteggere Istanbul dalle minacce di conquista e distruzione da parte degli Immortali. Il protagonista scopre così di essere il Protettore, colui che guida i Leali e protegge la città dal male e dall'oscurità. Sfortunatamente però, Hakan non potrebbe essere più lontano dall'essere un eroe, tanto che ci impiega un po’ di tempo prima di accettare il suo dovere senza scappare da tutto e da tutti.

Hakan si trova così a dover cercare di combattere tutti gli Immortali - ognuno con un proprio piano di conquista e distruzione - mentre cerca di portare avanti la propria vita amorosa, senza rimanere travolto da alcune rivelazioni: il fratello che cercava da tempo è ancora vivo e crede di essere il legittimo Protettore. Nella lotta contro gli Immortali, il protagonista commette troppi errori, tanto che lo stesso Ordine dei Leali comincia a dubitare di lui. Arrabbiato con sé stesso per aver fallito la propria missione, Hakan finalmente accetta di essere il Protettore e di essere pronto a combattere il Male, anche se il prezzo da pagare è perdere le persone che ama.

Si trova quindi a combattere contro il suo stesso fratello che cade vittima del piano di uno degli Immortali, Ruya, mentre Istanbul soffre a causa di un virus letale che sta decimando la popolazione. Hakan cerca quindi di trovare un antidoto per salvare la popolazione, mentre deve ostacolare i piani di Vezir, il più potente degli Immortali, che si sta preparando a travolgere Istanbul con una furia vecchia di seicento anni. Nel frattempo, il Protettore farà alcune scoperte sulla propria famiglia e sui propri antenati che potrebbero dargli una nuova possibilità nella battaglia contro il Male, viaggiando tra passato e presente.

L’inizio della fine

Le scorse stagioni di The Protector hanno fatto nascere una quantità consistente di domande, a cui la quarta stagione cerca di rispondere. La più importante rimane senza dubbio quella del perché gli Immortali vogliono distruggere la città di Istanbul.

I viaggi tra passato e presente, dopo essere stati introdotti nella scorsa stagione, diventano il punto focale dell’ultima, visto che Hakan è fermamente convinto di trovare una soluzione per fermare gli Immortali ripercorrendo la vita del proprio antenato Harun. Tuttavia nel presente non è una situazione delle più vantaggiose per il nostro protagonista, con ben pochi Leali rimasti in vita e la stessa Zeynep che gli si è rivoltata contro aggregandosi agli Immortali, anche se più per ripicca contro Hakan che non per proprio interesse.

Intanto Istanbul è sotto la stretta del Male, tanto da sembrare una città fantasma, con le riprese aeree che ci danno una visione diversa e meno suggestiva - ma ugualmente descrittiva - rispetto a quelle delle prime stagioni. L’atmosfera si è trasformata in post apocalittica, mentre gli Immortali hanno preso il controllo di tutta la città chiudendosi nella più totale anarchia.

La fretta è una cattiva consigliera

Nonostante l’impegno che i produttori hanno messo per completare The Protector, l’ultima stagione rimane un po’ sottotono rispetto alle altre della serie. Se nelle prime due gli avvenimenti si snocciolavano e distribuivano bene in tutti gli episodi, in quest’ultima tutto sembra accadere un po’ troppo velocemente. Il risultato è quindi una stagione condensata in 7 episodi, che sembra voler dare una risposta a tutti i costi ad ogni quesito che lo spettatore si è posto, facendolo nel minor tempo possibile.

Probabilmente a causa della cancellazione della serie, i produttori volevano dare una fine alla produzione, con il solo esito di avere un ritmo un po’ troppo frettoloso, con continui colpi di scena e rivelazioni che accelerano per arrivare ad una conclusione. Nonostante questi continui risvolti però, la trama di questa stagione è quasi prevedibile, anche a causa delle varie sotto trame che vengono spiegate direttamente dagli stessi protagonisti. Non c’è più quell'alone di mistero caratteristico specialmente delle prime due stagioni, che erano state in grado di coinvolgere gli appassionati nelle vicende di Hakan e la sua lotta contro il Male.

In conclusione

The Protector rimane comunque la prima serie turca di Netflix e come risultato non si può dire che sia totalmente negativo. Nonostante l’ultima stagione che non riesce più a sorprendere lo spettatore, si ha comunque una conclusione degna di una serie fantasy che aveva saputo attirare un certo consenso tra gli spettatori.

Se volete conoscere le avventure di Hakan, guardate The Protector su Netflix utilizzando il mese gratuito!