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Titans: una serie piacevolmente imperfetta

Arriva su Netflix la prima stagione completa di Titans, nuova avventura televisiva di DC Comics del tutto estranea all'Arrowverse di CW e prodotta in casa. Nata tra malumori e critiche, la serie si dimostra sorprendente!

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Avatar di Raffaele Giasi

a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

Pubblicato il 16/01/2019 alle 09:30

Quando Titans è stata annunciata è stata accolta con una certa titubanza, per passare direttamente ai fischi e le pernacchie quando è stato rivelato il suo cast, annesso all'arrivo in rete del primo trailer. Sembrava tutto sbagliato, a partire da quell'aura che sembrava forzatamente “dark” per far spazio a quello che è il mood della DC al cinema, incastratasi, praticamente fino a Justice League, in un loop di incomprensibile auto-flagellazione.

Saranno anche gusti, ma ai fan proprio non andava giù l'idea di un Dick Grayson quanto mai cupo, ma soprattutto di una Starfire così apertamente vamp (senza contare quanti criticavano il casting di una attrice di colore per il ruolo, ma quelli lì lasceremo a marcire nelle sacche più squallide della rete. È il posto che meritano). C'era, insomma, aria di flop.

Una brutta aria, che ci ha portato a guardare la stagione con una certa titubanza, pensando già che la fortunata carriera del brand al di fuori dei fumetti, cesellata da due serie di straordinario spessore (“Teen Titans” ad opera della fu Cartoon Network, e la più recente “Young Justice”) fosse giunta tristemente al termine. Sorpresa delle sorprese, non è così!

Titans arriva in rete lo scorso 12 ottobre, per opera della stessa DC, che utilizza la serie per lanciare la sua piattaforma di streaming digitale, attualmente vincolata alla sola distribuzione US, utilizzando quindi il porto sicuro di Netflix per l'arrivo in Europa, con un lancio avvenuto quasi in sordina, come se si temesse un nuovo scontento dei fan.

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11 puntate, per una stagione che ha lasciato dietro di sé pochi dubbi. Titans è infatti un prodotto di gran spessore, il cui unico neo è quello di non contribuire affatto a fare ordine nell'ormai affollatissimo universo multimediale DC che, quanto meno per il panorama televisivo, può già contare sul vasto scenario messo in piedi da The CW con il popolare “Arrowverse”, a cui la serie non solo non è collegata, ma da cui prende addirittura le distanze. Da qui la domanda più ovvia: “serviva un altro universo narrativo DC?”. Forse no, ma c'è e va bene così.

La storia è quella dell'omonimo gruppo di giovani eroi, qui praticamente alla loro genesi, rivista e riscritta ad uso televisivo, ed avente al centro dei propri eventi la figura di Rachel/Raven (o Corvina se siete nostalgici di un certo cartoon), una giovane che nasconde dentro di sé un potere dalle fattezze demoniache che, per qualche motivo, sarà centrale per la messa in moto di un intrigo che ne farà a pezzi la vita e, in parte, la psiche. Accanto a lei Dick Grayson, ormai un Robin adulto e tormentato, che sente su di sé il peso di una maschera che, col tempo, ne ha cambiato il carattere rendendolo cinico e violento, nonché una Starfire priva di memoria ed un Beast Boy ancora incapace di trovare il proprio posto nel mondo.

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Ripercorrendo uno dei più celebri archi narrativi dedicati al supergruppo, ovvero quello relativo al primo grande villain della loro storia (non faremo spoiler, tranquilli), DC sceglie quindi la strada del “racconto delle origini”, in cui far confluire innanzitutto i personaggi, per poi dar loro uno scopo comune: la protezione di Rachel e la scoperta del mistero che motiva i suoi inseguitori. Fin qui sembrerebbe tutto banale e molto telefonato, se non fosse per quei guizzi che conferiscono alla serie un gran fascino ed un ritmo molto apprezzabile il che, al netto di una stagione che si spende anche, e moltissimo in parole, è un pregio piuttosto lodevole.

Raccontando la storia della genesi del gruppo dei Titans, originariamente una sorta di Justice League in piccolo composta, per lo più, dai sidekick dei supereroi principali, la Titans proposta dalla DC televisiva compie in realtà un passo in avanti, in primis scollandosi proprio dall'idea che il gruppo sia composto da eroi che sussistono, o meglio, hanno senso in virtù dei loro maestri.

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Non più giovani ragazzini in maschera e calzamaglia alla ricerca dell'emulazione dei grandi eroi DC, ma giovani adulti con “superproblemi”, di cui praticamente il solo Robin/Dick Grayson è figlio di un illustre retaggio supereroistico. Anche qui la questione è costantemente messa in discussione, perché questo Dick, così crepuscolare e tormentato, è ormai ideologicamente già molto distante da Batman, da cui ha ereditato sì il retaggio, ma andando oltre il desiderio di essere un semplice comprimario o, se vogliamo, un'arma al servizio del cavaliere di Gotham. Titans racconta di un Dick Grayson che sente il bisogno di andare avanti, di costruirsi una propria identità, ritornando quindi a quel bisogno che è proprio della pubertà, da parte di un figlio di allontanarsi dall'ombra di suo padre, mescolando in modo bonario un po' del Grayson originale, un po' di Jason Todd, che pure è presente nella serie e che sarà centrale per definire al meglio l'identità tanto di Dick quanto di Robin.

Chi è Robin? A cosa serve? Perché dovrebbe essere Dick e non Jason, e cosa serve in ogni caso a distinguere un eroe da un sociopatico? Se sentite, anche solo in lontananza, l'eco di un certo Watchmen state tranquilli, non siete i soli ed è assolutamente voluto.

Peccato che il contorno supereroistico non sia dello stesso livello, se non – paradossalmente – per mezzo di due gruppi di comprimari ovvero il duo di Hawk e Dove, originariamente poco più che rimasugli del fumetto anni '60, culminati in tragicità in occasione dell'avvento (parliamo di fumetti) de "La notte più profonda" (genesi delle Lanterne Nere, sempre di Geoof Johns, per cui come vedete "la vita è un cerchio"), e della Doom Patrol, ovvero una sorta di versione DC dei più noti X-Men, nata in contemporanea agli uomini di Xavier, ma consacratisi solo più tardi grazie al genio di Grant Morrison nell'era Post-Crisis. E qui chiuderemo ogni discorso più tecnicamente "nerd".

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Lo spazio riservato a entrambe le compagini di eroi secondari non è troppo esteso, eppure negli episodi che li vedono protagonisti (entrambi scritti da Geoff Johns per altro, e si vede!) catalizzano così tanto l'attenzione da far salire subito la voglia di uno spin-off o di un maggior minutaggio cosa che, quanto meno per la Doom Patrol, come saprete si realizzerà ben presto.

Leggi anche Doom Patrol, la serie TV incentrata sugli eroi DC si rivela in un primo teaser

I restanti membri dei Titans si passano un po' il testimone, lasciando quasi del tutto escluso solo Beast Boy, che resta sempre molto indietro rispetto al resto del cast, risultando spesso del tutto inutile. Se Rachel/Raven mantiene una sua centralità per scopi meramente narrativi, risultando talvolta persino odiosa, per Starfire il discorso è completamente diverso.

Il personaggio è diversissimo dalla sua parte fumettistica, e non solo per mere questioni razziali. Questa versione di Cory è dura, badass, decisamente disinibita e si gioca alcune delle migliori scene del serial, rubando per altro la scena persino all'ottimo e succitato Robin.

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Il cast c'è, funziona in larga parte, e prendendo le distanze dalla DC di CW, si avvicina in modo molto più maturo (o se vogliamo “furbo”) a quanto visto su Netflix per casa Marvel, tanto che questi Titans sembrano ricalcare, nel modo giusto, la filosofia con cui Snyder si è approcciato al mondo dei supereroi, non tanto per la semplice cupezza, o per una palette cromatica spesso tendente alle tonalità del grigio e del blu, ma più per il modo in cui cerca di far aderire umano e divino, similmente a quanto si era visto nel suo Watchmen da cui questo Titans eredita palesemente la violenza e la fisicità.

Certo non mancano dei problemi, alcuni dettati meramente dal budget, altri dall'impostazione stessa della serie. Nata come web-serie più che come vera e propria serie TV, Titans mostra praticamente sempre il fianco ad effetti speciali rozzi e anacronistici, specie negli schizzi di sangue e nella creazione di effetti particellari digitali, tutti accomunati da un aspetto posticcio e datato.

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Se poi è vero che è molto apprezzabile, finanche doverosa, la caratterizzazione matura del serial, è evidente che in certi frangenti il canovaccio narrativo si lascia decisamente prendere troppo la mano, presentando dei ragazzini che più che supereroi sembrano giustizieri, accumulando alle loro spalle un numero di cadaveri totali che risulta in certi frangenti inspiegabile. Come se si calcasse troppo la mano sulla parte più ruvida e gretta della componente narrativa, solo per dare al tutto una certa aurea di “figaggine”.

Ma ancora una volta, al netto di tutto, la serie funziona e funziona bene. Ci sono i drammi giovanili squisitamente teen, ci sono le botte fisiche e violente ereditate dai nuovi supereroi a la Mark Millar, e ci sono i risvolti più squisitamente supereroistici ereditati dalla grande letteratura DC. A volte tutto questo si amalgama male, e le prove del cast non sono sempre memorabili, e nonostante questo mare eterogeneo di ingredienti il cocktail che ne viene fuori è comunque saporito e narcotico, tanto da galvanizzare e pretendere un serratissimo binge watching. C'è ampio spazio di miglioramento, indubbiamente, ma siamo di molto lontani dal flop (come si prevedeva) e più vicini all'applauso. A questo punto non vediamo l'ora di scoprire come verrà fuori il progetto dedicato alla Doom Patrol.

Se avete voglia di scoprire di più sui Titans, il nostro consiglio è di rivolgere la vostra attenzione al ciclo fumettistico scritto proprio da Geoff Johns, a dir poco seminale per la più recente evoluzione dei giovani supereroi, e facilmente reperibile via Amazon.
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