Un sogno chiamato Giffoni, l'intervista al disegnatore Walter “Wallie” Petrone

Abbiamo voluto farci raccontare l'incontro tra Feltrinelli, COMICON e Giffoni Film Festival proprio da Tito Faraci e Walter "Wallie" Petrone

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a cura di Giovanni Arestia

Un sogno chiamato Giffoni è uno degli ultimi graphic novel editi da Feltrinelli Comics in collaborazione con il COMICON di Napoli. Scritto da Tito Faraci e disegnato da Walter “Wallie” Petrone, l’opera rappresenta anche il primo esempio di collaborazione tra il primo festival del cinema per ragazzi del mondo, il Giffoni Film Festival per l’appunto, che quest’anno compie cinquant’anni, e una delle realtà più importanti del panorama fumettistico italiano.

Un sogno chiamato Giffoni: la trama

Il graphic novel Un sogno chiamato Giffoni racconta la storia di Edo, uno straordinario ragazzo come tanti, che ha due amici altrettanto normali e straordinari: Marta e Jaco. Con loro ha vissuto giornate bellissime, nella giuria del Giffoni Film Festival, insieme ad altri ragazzi provenienti da tutto il mondo. In quell’atmosfera internazionale e piena di stimoli la sua passione per il cinema è cresciuta al punto che ora Edo ha un sogno: vuole diventare regista!

Il suo film sarà una nuova versione di Romeo e Giulietta, con qualche “trascurabile” libertà nella trama e un cast di attori d’eccezione: i suoi amici. Qualcuno ha provato a spiegargli che quel sogno è destinato a rimanere tale, perché per regolamento un film come il suo non potrebbe entrare nella selezione ufficiale. Ma ormai il giovane cineasta si è lanciato in questa piccola, grande avventura che, come ogni avventura che si rispetti, riserverà non pochi colpi di scena.

Abbiamo voluto farci raccontare l'incontro tra Feltrinelli Comics, COMICON e Giffoni Film Festival proprio dai creatori del nuovo graphic novel, ovvero Tito Faraci e Walter "Wallie" Petrone. Ecco a voi, quindi, l'intervista integrale a Tito Faraci.

Chi è Walter “Wallie” Petrone?

Wallie è il nome d’arte di Walter Petrone, un illustratore e fumettista venticinquenne che vive e lavora a Bologna, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti. Emerso in rete, ha un seguito di novantamila follower su Instagram, in continua crescita. Cantore dei sogni e delle angosce della sua generazione, ha esordito nel 2018 con Solo un altro giorno (Manfort).

Dopo ha continuato a farsi conoscere con altre opere come Croce sul Cuore e il racconto autobiografico Wallie. Ha all'attivo anche una collaborazione con con Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti, e altri talentuosi artisti, con l’antologia Sporchi e subito.

L’intervista a Walter “Wallie” Petrone

Ora è giunto il momento di scoprire qualche informazione in più su Un sogno chiamato Giffoni e sul futuro del disegnatore.

Buongiorno Walter (o Wallie), innanzitutto grazie per aver accettato di partecipare alla nostra intervista. Partiamo subito con la prima domanda che riguarda Un sogno chiamato Giffoni, il nuovo graphic novel in uscita questo mese scritto da Tito Faraci e disegnato da te. Ci vorresti raccontare il tuo punto di vista sull’opera e come è stato collaborare con Tito Faraci?

  Tieni conto che io da piccolo sono cresciuto leggendo Topolino e Diabolik, che sono i due principali titoli che ha scritto lui. Ho scoperto questa cosa, che non sapevo, proprio quando ho conosciuto Tito perché da piccolo non mi andavo a leggere chi sceneggiava le storie e nei momenti in cui lui mi ha chiesto di fare questa cosa ho pensato: "Ok, wow, è una roba che sognavo di fare da bambino e ora la sto facendo" quindi per me è davvero come un sogno che si avvera. Sul serio!

Lo stile artistico scelto per Un sogno chiamato Giffoni è molto colorato e in stile “disneyano”. Come ti è venuta questa idea? Ti sei ispirato a qualcosa in particolare?

Sì, mi ha ispirato di brutto [Giorgio] Cavazzano perché leggendo poi la sceneggiatura, cosa che non mi era mai capitato prima soprattutto una di Tito, mi sono reso conto di alcune battute, alcune situazioni e alcune scelte stilistiche di regia che erano proprie di Topolino.

In poche parole ci sono delle cose che ho subito riconosciuto e ho ricollegato a Topolino, quindi mi sono detto: "Secondo me il modo migliore per rappresentare queste cose è pensare a come le avrebbe disegnate Cavazzano (che è un grande disegnatore di Topolino)". Quindi, sì, mi sono ispirato a lui. 

Anche tu, un po’ come Tito Faraci con l’opera Spigole, hai voluto raccontare la tua vita con il racconto autobiografico Wallie. Come ti è nata l’idea e quale è stata la sensazione nell’essere il protagonista di un fumetto?

Allora, per qualche motivo che non so spiegarti, io sono molto più bravo a raccontare un fatto che mi è successo nella vita reale, cioè che mi è successo davvero, piuttosto che inventarmi una storia da zero. Mi sono reso conto che questa cosa nei miei fumetti funzionava meglio e secondo me un grande punto di svolta è stato leggere Gipi, La mia vita disegnata male, e i libri di Zerocalcare che sono tutti autobiografici.

Quando li ho letti ho pensato che dovevo farlo anch'io e, mentre prima pubblicavo delle illustrazioni con delle frasi un po' a caso su Instagram e Facebook, nel momento in cui ho iniziato a parlare di fatti miei e di cose che mi succedevano sul serio, questa cosa ha avuto successo sui social e mi ha dato la spinta per dire: "Sì, questa è la direzione giusta!". E ora sono finito a parlare dei fatterelli miei e anche nel prossimo libro sicuramente farò così. 

L’ultima tua opera da solista, invece, è Croce sul Cuore che racconta una sorta di “aldiqua” dove due anime ancora in attesa di un corpo si conoscono, si amano e promettono di rivedersi anche nella vita che verrà. Si parla di amore e di sovversione delle regole: quanto di autobiografico c’è in tutto questo?

In Croce sul Cuore ho deciso di fare un mix. Rispetto al primo libro che si intitola Solo un altro giorno, che è quasi al 100% autobiografico, in Croce sul Cuore ho voluto un po' dividere le cose. Ci sono alcuni fatti veri: il mio trasferirmi a Bologna e la descrizione del festino con tutti i miei amici (veri sia loro che il festino).

Il personaggio di Selene, invece, è completamente inventato ed è stato un pretesto per raccontare la storia di mia nonna che, ovviamente, anche quello è un fatto vero di quando ero bambino. Quindi la storia d'amore che ho raccontato in Croce sul Cuore è un pretesto per parlare di altri fatti e non è una cosa che mi è successa d'avvero, mentre le altre cose sono reali. 

In questo periodo di emergenza sanitaria, tra fiere ed eventi annullati, posticipati e mutati, come ti stai comportando?

La questione delle fiere rappresenta, per tutti, un fattore economico non indifferente, però la cosa che mi manca di più è avere il contatto con il pubblico, conoscere la gente e fare disegni. È una cosa che mi è sempre piaciuta e mi ha sempre fatto stare bene, anzi è la cosa che più mi faceva stare meglio durante le fiere e non ti nascondo che ho sofferto e continuo a soffrire della loro mancanza.

Ho quindi avuto questo periodo di sconforto "megapotente" fino a qualche mese fa. Adesso invece sono nella fase di "ok fa niente, faccio lo stesso i miei libri, fa niente che escono in un periodo di Covid, l'importante è che mi ci impegno" e quindi non mi farò abbattere da questo 2020. Anche perché il vero problema è che non so quando finirà. Se mi dessero una data certa in cui tutto ciò finirà, mi metterei il cuore in pace, invece l'unica cosa è quella di avere lo spirito razionale perché continuare ad abbattersi non serve a nulla. Ho quindi più o meno accettato questo periodo e mi comporto più in maniera reazionaria che arrendevole. 

Ultima domanda: l’ultima opera in cui compare il tuo nome è l’antologia Sporchi e subito realizzata in collaborazione con Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti, e altri talentuosi artisti. Hai altri progetti in programma e/o altre collaborazioni?

Ho un progetto che non so quando potrà essere portato a compimento e bisognerebbe chiedere a Tito Faraci, però siccome la stiamo ancora progettando non posso darti ulteriori dettagli. Posso però dirti che sto progettando un nuovo libro in cui sono autore completo - scritto da me e disegnato da me - che stavolta credo che sarà il più autobiografico di tutti. Però è ancora un work in progress quindi vedremo. 

La nostra intervista si chiude qui, augurando un grande in bocca al lupo a Walter “Wallie” Petrone sperando di poter leggere presto la sua nuova opera autobiografica e comprendere meglio la natura della nuova collaborazione con Tito Faraci.

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