Una Notte Violenta e Silenziosa, recensione: dissacrare il Natale nel modo giusto

Una Notte Violenta e Silenziosa è un film folle e sanguinario, conosce il materiale che tratta e sa come intrattenere dall'inizio alla fine.

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a cura di Nicholas Massa

Pensate per un secondo ai film di Natale, a quelle pellicole immortali che di anno in anno ci hanno fatto compagnia e probabilmente continueranno a tornare durante le feste dei prossimi cento anni; pensate a tutti gli elementi che hanno in comune, agli stereotipi narrativi ed estetici che volenti o nolenti hanno fatto la storia del “genere”. Li avete inquadrati e distinti per bene? Perfetto, adesso pesante a un racconto che conosce a menadito tutto quanto, passando il suo tempo a smontare e dissacrare tutto quello che conoscete e cui state pensando adesso, e comincerete ad avere una minima idea riguardo al potenziale di Una Notte Violenta e Silenziosa (Violent Night in lingua originale).

Diretto da Tommy Wirkola e in arrivo nei cinema a partire dal 1 dicembre, questo film conosce la materia molto meglio di tutti voi, e proprio da una conoscenza specifica dei cosiddetti “classici natalizi” costruisce una narrazione che non si fa alcuno scrupolo nel calpestare tutto ciò in cui credete, prendendosi gioco, in maniera anche intelligente, degli stereotipi del caso, e ricordando tantissimo, nel suo insieme, Fatman, il film del 2020 di Ian Nelms e Eshom Nelms con al centro Mel Gibson (potete acquistarlo su Amazon Prime).

Una Notte Violenta e Silenziosa è la classica storia in cui tutto viene sovvertito, in cui sembra sempre di trovarsi in un contesto dal sapore familiare, per poi cambiare all’improvviso, giocando continuamente sia con lo spettatore più attento che con il più distratto. Non si tratta di complessità narrativa, piuttosto di una semplicità che tende a rompere lo schermo cinematografico con le sue esagerazioni gore, conoscendo molto bene la sua materia di partenza.

Una Notte Violenta e Silenziosa in tutti i sensi 

La trama di Una Notte Violenta e Silenziosa è piuttosto semplice: all’inizio del film facciamo la conoscenza del vero ed unico Babbo Natale (interpretato da un David Harbour perfetto dall’inizio alla fine). Questo però è ben differente da come ci si aspetterebbe di vederlo, e ben lungi da qualsiasi rappresentazione consumistica. È stanco della sua vita e parecchio demotivato nei confronti del lavoro che fa, dato che il mondo ha smesso, in gran parte, di credere nella sua esistenza, sostituendolo con tantissime altre distrazioni. Lo accompagniamo, quindi, nella classica consegna dei pacchi durante la notte della Vigilia di Natale, finché non arriva nella casa dei Lightstone, una potentissima e ricchissima famiglia americana.

Si sono appena riuniti per le feste, a casa della nonna nonché capo famiglia Gertrude Lightstone (Beverly D’Angelo) anche se il loro rapporto è apertamente disfunzionale. Fra loro c’è anche la piccola Trudy (Leah Brady) che sta passando un momento difficile della sua vita per via dell’attuale separazione dei genitori, così cerca conforto nel leggendario Babbo Natale. Tutto cambia quando una squadra di terroristi/militari prende d’assalto la grande villa della famiglia con l’obiettivo di tenerli tutti in ostaggio così da aprire il caveau segreto di famiglia. Sono senza scrupoli e sembra proprio che toccherà al buon Santa Klaus cercare di dare una mano in qualche modo.

Partendo da una situazione del genere si sviluppa tutto il potenziale di questo film che oscilla continuamente tra l’azione più pura e diretta, il gore senza limiti e un particolare black humor che sa come alleggerire anche nei momenti meno filtrati. Nel rappresentare una situazione del genere con un Babbo Natale fuori dal comune, sta tutta l’originalità del film. Anche perché la violenza di cui saremo partecipi non è mai scontata, e soprattutto non cerca in nessun modo di innalzare il protagonista della storia. Ciò significa che Santa Klaus non è una macchina di guerra e morte in stile Terminator, piuttosto un essere magico che si ritrova in una situazione paradossale con l'obbligo morale d'intervenire, specialmente per aiutare questa bambina, in modo abbastanza naturale.

Giocare continuamente con il Natale

Uno dei punti di forza di Una Notte Violenta e Silenziosa è proprio nel “modo” in cui costruisce l’azione al centro della narrazione. Babbo Natale, almeno nelle prime fasi della narrazione, non è volontariamente violento, è piuttosto costretto a difendersi una volta a contatto con le minacce inevitabilmente sul suo cammino. Non ha con sé armi da fuoco o altro, ritrovandosi continuamente a utilizzare quello che trova in giro. Per la maggior parte delle volte si tratta di decorazioni e simboli del Natale stesso, sottolineando, ancora una volta, l’anima dissacrante alla base della pellicola. Non sarà difficile, ad esempio, vederlo contrattaccare con lucette, ghirlande, bastoncini di zucchero e simili, sovvertendo completamente il loro significato, o distruggendolo del tutto e spingendosi anche molto più oltre di così. Inoltre l’intera durata del film è pervasa di citazioni di ogni genere dai film di Natale più famosi, accompagnata da una rielaborazione in chiave gore che sa assolutamente come tenere incollati allo schermo.

Saper anche scrivere

Fin dalla sua prima inquadratura Una Notte Violenta e Silenziosa parte dal presupposto che tutti conoscano Babbo Natale, cercando in seguito di approfondirne alcune dinamiche tutte personali, mantenendo comunque intatto il mistero intorno a questa leggendaria figura. Il Babbo di Harbour funziona proprio per questo. Il suo essere assolutamente umano e imperfetto consente al pubblico d’immedesimarsi con lui fin dall’inizio, accompagnando la tristezza del suo presente a una critica interessante sulle nuove generazioni e sul modo in cui il Natale viene vissuto ad oggi, privilegiando il lato consumistico a discapito di tutto il resto.

La sua è una tristezza molto tangibile anche dal modo in cui l’attore stesso la porta in scena, risultando credibile nei momenti più folli e sanguinosi della pellicola. Nel corso della trama, inoltre, vedremo questo protagonista immerso disegnato da una scrittura che cerca di essere introspettiva in alcuni momenti molto importanti. Non soltanto una storia “sullo spirito del Natale perduto” quindi, ma una sorta di viaggio intimo che analizza un momento specifico dell’anno sia dal punto di vista microcosmico che macrocosmico.

In tutto ciò troviamo il villain principale del film: Mr. Scrooge (John Leguizamo). Affamato di potere e avido di denaro è lui la mente dietro a al colpo, a questa rapina di cui ha studiato ogni singolo dettaglio, scegliendo appositamente di colpire nella notte di Natale. Quello che vediamo sullo schermo, quindi, è un vero e proprio cattivo di maniera, un uomo oscuro levigato da un passato che viene appena accennato, e rinforzato da alcuni frammenti sparsi nel corso della narrazione. Le ombre del suo passato gli aleggiano continuamente sopra, disegnando una minaccia levigata da un particolare umorismo di fondo che non te lo fa semplicemente disprezzare.

A conti fatti Una Notte Violenta e Silenziosa è un film che funziona, il suo obiettivo è quello d’intrattenere e ci riesce dall’inizio alla fine prendendosi una marea di libertà e adottando uno stile che non si fa mai nessun problema nel distruggere tutti gli stereotipi natalizi del caso. In tutto questo, però, la sua narrazione “distruttiva” non lo è mai casualmente o inutilmente, anzi, nel processo di distruzione, anche ideologica e concettuale, risiede una storia che si nutre continuamente di questa festività, cercando di trasporla a modo suo, senza cadere mai nello smielato, ma con una sincerità assolutamente degna di nota.