Un Fantasma in Casa, recensione: poco coraggio e tanta confusione

Un fantasma in casa, la nuova commedia diretta da Christopher Landon con protagonista Anthony Mackie, è ora disponibile su Netflix:

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a cura di Nicholas Mercurio

Diretto dal regista Christopher B. Landon e prodotto da Netflix, Un fantasma in casa è la nuova commedia che si unisce al vasto catalogo del colosso statunitense, arrivando in un momento saturo di nuovi film e serie televisive. Una casa che tutti sconsigliano, una famiglia alla ricerca della propria serenità e una cittadina che nasconde dei segreti orribili che non troppi ci tengono a rivelare. Un fantasma in casa, pur cercando di raccontare una storia in una apparente cornice drammatica, alla fine non propone nulla che non è già stato mostrato in passato da altre produzioni.

Una trama classica e poco originale

La famiglia Presley, stanca di vivere dall’altro capo della città, decide di trasferirsi in una nuova casa. Frank, interpretato da Anthony Mackie (Captain America: The Winter Soldier, The Falcon and the Winter Soldier), è il classico padre di famiglia alla costante ricerca della fortuna che gli consenta di vivere senza pensare troppo al mutuo e all’università dei ragazzi. Kevin, impersonato da Jahi Winston, è il suo figlio minore, un ragazzino introverso e di poche parole. Il rapporto conflittuale con il padre, che ogni giorno aumenta e non accenna a diminuire, lo porta sempre più lontano dalle sue braccia: non sopporta di essersi trasferito e aver lasciato i suoi amici di sempre, e non gli piace la nuova scuola.

La nuova casa, inoltre, gli mette i brividi. Da fuori sembra una vecchia stamberga che minaccia di crollare su sé stessa, da dentro ogni stanza è come se raccontasse una storia che solo i più coraggiosi racconterebbero, magari attorno a un falò mentre bruciano un marshmallow. Kevin, sentendo sempre più frequentemente dei rumori, comincia a domandarsi cosa ci sia nella soffitta che ha visitato di sfuggita prima che la sua famiglia acquistasse la nuova casa. Inizia a frequentarla più spesso, esplorandola da cima a fondo e trovando solo degli oggetti, fra cui un pupazzetto di un coniglietto appartenuto a un bambino.

La sua gita, però, risveglia qualcosa che gli compare alle spalle: è un fantasma. E non un semplice spirito sospeso nel limbo, bensì David Harbour che interpreta Ernest, che tenta in ogni modo di inquietare il ragazzo senza tuttavia ottenere alcun esito. La storia di Un fantasma in casa, infatti, comincia dopo questo incontro, con racconti e sotto trame che si incrociano e tentano di raccontare qualcosa di inedito, non riuscendo però a incastrarsi nel modo giusto.

Un Fantasma in Casa che non spaventa né fa ridere

A causa di una regia non proprio brillantissima nel rappresentare gli avvenimenti, il risultato è un’opera che arranca dall’inizio alla fine senza alcun genere di profondità. Abbraccia tematiche interessanti, qualche ragionamento funziona seppure venga trattato in maniera mediocre, ma è il ritmo narrativo a danneggiare una trama già di per sé priva di originalità e noiosa. La scrittura, infatti, risulta debole e presenta delle dissonanze alquanto evidenti che lasciano lo spettatore alla mercé di eventi che si susseguono senza realmente uniformarsi, apparendo più come dei pretesti per allungare il brodo.

A un certo punto della storia, Ernest viene scoperto da Frank, che decide di crearli dei profili sui social network per ottenere la fortuna che rincorre da una vita. Questo dovrebbe essere un momento ilare e divertente, ma è trattato in modo maldestro e privo del guizzo giusto. Non fa ridere, non fa riflettere e lascia tutto quanto al caso, come se mancasse un ordine degli eventi capace di dare rilievo al racconto. Nonostante il rapporto fra Kevin ed Ernest sia descritto in modo più che sufficiente, non viene mai approfondito durante il racconto e la loro amicizia sembra nascere per caso, dal nulla, senza alcun motivo. Neanche i personaggi, sia primari che secondari, hanno una profondità caratteriale.

Sappiamo che Frank è un padre bambino e che Kevin, al contrario, è un ragazzino maturo: la loro evoluzione non è mai chiara. Poco convincente e mal gestita, la scrittura non coinvolge né intrattiene, e non lascia nulla allo spettatore. A fare ancora più male, ragionandoci a mente fredda, è come sono stati utilizzati gli attori da parte della regia, con alcuni membri del cast davvero iconici e riconosciuti a livello internazionale che non hanno del tutto brillato come soliti fare in altre occasioni. Pensiamo ad Anthony Mackie e a Jennifer Coolidge (The White Lotus) nel ruolo di una medium, che Frank utilizza per capire le volontà di Ernest per guadagnare fama e soldi, sperando di garantirsi uno spazio televisivo continuo sulle emittenti più gettonate. Sulle loro doti interpretative non abbiamo nulla da eccepire, ma le altre non ci sono apparse dello stesso livello perché non sono state sfruttate in modo intelligente.

Il personaggio di Jennifer Coolidge, oltre a ritagliarsi solo una scena che dovrebbe far ridere, non offre nient’altro. David Harbour, in tal senso, è stato l’unico ad essere stato trattato in maniera adatta. Come sempre, ha fornito una prova interpretativa encomiabile, che però è destinata a finire nel dimenticatoio. Sul lato tecnico ci sono enormi lacune, specie sull’utilizzo corretto della telecamera e degli effetti speciali, oltre che sulla messa in scena di alcune sequenze d’azione poco rifinite.

In conclusione

Pur presentando una trama classica, Un fantasma in casa è una commedia che non fa ridere e si perde con estrema facilità. Tratta delle tematiche delicate ma non le amalgama in modo fruibile all’interno della narrazione, proponendo sequenze e momenti tirati un po’ troppo per le lunghe.

Al netto delle interpretazioni di David Harbour ed Anthony Mackie, non c’è realmente nulla di memorabile in questa produzione, che esaurisce la sua magia e il suo fascino non appena solcata la soglia della casa infestata. Una classica occasione mancata segnata da poco coraggio e tanta, tantissima confusione.