43 miliardi per fabbricare chip in Europa, basteranno?

L’Europa è determinata a portarsi a casa la fabbricazione di microchip, con investimenti da miliardi di euro

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

L'Unione Europea ha approvato un accordo provvisorio (tra Consiglio Europeo e Parlamento Europeo) per portare avanti il cosiddetto Chips Act, norma che
sblocca investimenti per 43 miliardi di euro nel settore dei semiconduttori. L’idea è quella di portare l’Europa a ricoprire un ruolo di rilievo in questo settore strategico, e ciò significa finanziare la costruzione di nuove fabbriche. L’obiettivo concreto è portare la quota di mercato “europea” dal 10% al 20% entro il 2030. 

“Questo accordo è di estrema importanza per la transizione verde e digitale e per garantire la resistenza dell'UE in tempi turbolenti”, recita la nota del Consiglio d’Europa. “La rapida attuazione dell'accordo odierno trasformerà la nostra dipendenza in leadership di mercato, la nostra vulnerabilità in sovranità e le nostre spese in investimenti. Il Chips Act pone l'Europa in prima linea nelle tecnologie d'avanguardia, essenziali per le nostre transizioni verdi e digitali”. 

“La legge”, continua il testo ufficiale, “mira a ridurre le vulnerabilità e la dipendenza dell'UE da attori stranieri, rafforzando al contempo la base industriale dell'UE per i chip, sfruttando le future opportunità commerciali e creando posti di lavoro di buona qualità. Ciò migliorerà la sicurezza dell'approvvigionamento, la resilienza e la sovranità tecnologica dell'UE nel settore dei chip”. 

L’iniziativa si posa su “tre pilastri”. Il primo è appunto questo investimento da 43 miliardi di euro: fondi sia pubblici sia privati, di cui 3,3 miliardi arrivano direttamente dal bilancio UE. Per gestirli sarà creata una nuova azienda, Chips, la cui guida sarà condivisa tra Unione, Stati Membri e società private. 

Il secondo pilastro è la realizzazione di infrastrutture di base: in altre parole, la produzione di quelle macchine che poi servono a lavorare il silicio. I fondi serviranno anche a sostenere la nascita di centri di progettazione di eccellenza. 

L'accordo provvisorio raggiunto oggi tra il Consiglio e il Parlamento europeo deve essere finalizzato, approvato e adottato formalmente da entrambe le istituzioni.

Tobias Mann su The Register ricorda che il settore in questione è particolarmente “vulnerabile alle interferenze geopolitiche”. Ad esempio, gli Stati Uniti sono riusciti ad escludere i produttori di chip cinesi dalle macchine litografiche americane, olandesi e giapponesi.

L’Europa, rispetto alla Cine, può tuttavia già contare su alcune realtà locali importanti, come ASML, Siemens e altri. Aziende che molto probabilmente riceveranno almeno parte dei finanziamenti, così come alcuni colossi non europei; Intel e TSMC sembrano più che intenzionate ad aprire fabbriche in Europa, se l’Unione apre il portafogli.