La giustizia greca ha finalmente chiuso i conti con un capitolo del passato digitale del paese, mandando in prigione un sessantenne che oltre dieci anni fa gestiva P2Planet, un sito privato di torrent che aveva raccolto migliaia di utenti prima della sua chiusura nel 2014.
La sentenza, che ha previsto cinque anni di carcere immediato e una multa di 10.000 euro, ha sorpreso per la sua severità e per il fatto che l'imputato sia stato ammanettato e portato direttamente in prigione, senza possibilità di sospensione della pena.
Questo caso rappresenta una rarità nel panorama greco, dove le persecuzioni penali legate al BitTorrent sono praticamente inesistenti, ma solleva interrogativi sull'efficacia deterrente di una giustizia che impiega più di un decennio per arrivare a una conclusione.
Il percorso giudiziario che ha portato alla condanna affonda le radici nel giugno 2014, quando la Direzione per la Persecuzione dei Crimini Informatici aveva identificato l'operatore del sito pirata. Il 16 giugno di quell'anno, durante una perquisizione domiciliare al Pireo, l'uomo era stato arrestato dopo aver confermato la sua capacità di amministrare la piattaforma. Un hard disk era stato sequestrato e inviato per analisi forensi, dando il via a un procedimento che si sarebbe trascinato per oltre dieci anni.
Le statistiche emerse durante il processo rivelano le dimensioni dell'operazione: P2Planet.net aveva registrato 44.342 membri e tracciava circa 14.000 torrent, principalmente film, serie TV e musica. Il sito era nato all'inizio del 2011, utilizzando il software PHP BitTorrent tracker e il forum TorrentStrike, ma aveva vissuto un'esistenza travagliata caratterizzata da attacchi DDoS, violazioni della sicurezza e problemi tecnici che erano comuni nell'epoca d'oro dei tracker privati greci. Quando questa storia iniziò, i vecchi utenti di P2Planet, venuti a conoscenza dell'età del gestore, lo ribattezzarono, goliardicamente, il "nonno dei torrent".
La sentenza di cinque anni non rappresenta un caso isolato nel sistema giudiziario ellenico. Nel 2019, infatti, un altro operatore di siti pirata aveva ricevuto la stessa pena, anche se in quel caso i giudici avevano deciso di non applicare la multa, considerando "privo di significato" multare qualcuno già in prigione per "fattori attenuanti". Questo precedente riguardava l'amministratore di greekstars.net e greekstars.co, un individuo che tra il 2009 e il 2012 era stato processato quattro volte, continuando però a infrangere la legge nonostante le condanne.
Il caso di greekstars presenta tempistiche molto diverse rispetto a P2Planet: nell'aprile 2014 un tribunale di Salonicco aveva condannato l'operatore a cinque anni con sospensione condizionale per il dominio greekstars.biz, ma già nel novembre dello stesso anno, dopo il rilancio sotto nuovi domini, era arrivata una nuova condanna a cinque anni di carcere immediato. La differenza temporale tra i due casi è emblematica: mentre greekstars aveva visto una risoluzione in pochi mesi, P2Planet ha richiesto più di un decennio.
L'analisi dei dettagli tecnici emersi nel processo offre uno spaccato di un'epoca digitale ormai lontana. Gli utenti di P2Planet utilizzavano Azureus per scaricare i contenuti, un client torrent che ha ricevuto il suo ultimo aggiornamento nel 2017. Il sito stesso era costruito su tecnologie che all'epoca erano considerate fragili e problematiche, tanto che P2Planet aveva subito attacchi informatici e violazioni che avevano portato alla pubblicazione online del suo database.
La chiusura definitiva di P2Planet era avvenuta nel giugno 2014, con una breve dichiarazione sui social media che annunciava la "sfortunata chiusura" del sito. Da allora, il dominio p2planet.net è rimasto su una pagina di parcheggio, testimonianza silenziosa di un'epoca in cui i tracker privati rappresentavano una realtà consolidata nel panorama della pirateria digitale greca. L'Unità di Polizia Economica e Crimini Informatici della Polizia Ellenica aveva posto fine all'attività, ma i dettagli sui profitti generati dal sito non sono mai stati resi pubblici.
La presenza di tre agenti di polizia che hanno ammanettato il cinquantenne in aula ha colpito i presenti, che non si aspettavano un'esecuzione immediata della sentenza. Questo approccio riflette la volontà delle autorità greche di non tollerare più la pirateria, in un clima di cambiamento che vede le forze dell'ordine adottare misure più severe per contrastare le violazioni del diritto d'autore. La strategia punta a punire i trasgressori e allo stesso tempo inviare un messaggio deterrente a chi opera nello stesso settore.
Tuttavia, l'efficacia di questa strategia rimane dubbia quando considerata nel contesto temporale del caso P2Planet. Mandare in prigione una persona di quasi sessant'anni dovrebbe teoricamente funzionare come deterrente, soprattutto quando le persone ricordano il sito, collegano l'arresto ai problemi che ne sono seguiti e associano tutto questo a un esito negativo. Ma quando il processo si allunga per oltre un decennio, c'è il rischio concreto che la notizia della condanna di una figura, per molti sconosciuta, non significhi quasi nulla per molte persone.