Il mercato delle schede madri sta attraversando una crisi senza precedenti, con crolli nelle vendite che toccano picchi del 50% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Un fenomeno che gli addetti ai lavori hanno iniziato a definire, forse con un pizzico di drammaticità ma non senza ragione, "apocalisse della memoria". Le ripercussioni si stanno estendendo a macchia d'olio su tutto l'ecosistema hardware PC, dalle memorie di massa ai processori, configurando uno scenario preoccupante per l'intero settore della componentistica consumer.
Secondo quanto riportato dal sito specializzato di Hong Kong HKEPC, citando diverse fonti dei media cinesi, i principali produttori di schede madri stanno registrando flessioni drammatiche. MSI, Gigabyte e Asus avrebbero visto le loro vendite crollare fino al 50% confrontando i dati di novembre e dicembre con quelli dell'anno precedente. Un dato allarmante se si considera che tradizionalmente questo periodo rappresenta un momento di picco per gli acquisti degli appassionati, che approfittano delle festività per aggiornare le proprie configurazioni.
La radice del problema affonda nelle dinamiche della catena di fornitura delle memorie DRAM. A partire da ottobre, i prezzi hanno iniziato una spirale ascendente che ha scoraggiato massicciamente i potenziali acquirenti. La causa principale risiede nell'accaparramento di forniture da parte dei colossi tecnologici che stanno espandendo aggressivamente le proprie infrastrutture di intelligenza artificiale e cloud computing. Questi attori del mercato enterprise assorbono volumi enormi di memoria ad alte prestazioni, sottraendo capacità produttiva al segmento consumer e innescando una scarsità artificiale che si traduce inevitabilmente in aumenti di prezzo.
Ma le memorie RAM rappresentano solo la punta dell'iceberg. Anche le memorie di massa stanno subendo rincari significativi: i wafer NAND flash TLC e QLC, componenti fondamentali degli SSD moderni, stanno attraversando una fase di carenza che sta facendo lievitare i listini. Una situazione che ricorda, per certi versi, le crisi cicliche che hanno caratterizzato il mercato dei semiconduttori negli ultimi anni, ma con una peculiarità: questa volta la pressione arriva prevalentemente dalla domanda enterprise piuttosto che da eventi esterni come pandemie o carenze logistiche.
Neanche il comparto delle schede video è riuscito a offrire sollievo agli appassionati. Durante il recente Black Friday, tradizionalmente un momento di sconti aggressivi nel settore tecnologico, i prezzi delle GPU sono rimasti sostanzialmente stabili, deludendo le aspettative di chi sperava in offerte significative per aggiornare la propria configurazione gaming. Una stagnazione che riflette le tensioni generalizzate nel mercato dei semiconduttori e la persistente domanda nel segmento professionale, dove le GPU vengono impiegate per applicazioni di rendering, machine learning e elaborazione dati.
Gli analisti del settore prevedono che questo scenario avrà conseguenze a cascata anche sulle vendite di processori nel breve periodo. La logica è semplice: se i consumatori rimandano l'acquisto di una scheda madre a causa dei prezzi elevati o della scarsa convenienza percepita, difficilmente procederanno contemporaneamente all'acquisto di una nuova CPU. Si configura così un circolo vizioso che rischia di paralizzare il mercato dell'hardware consumer proprio in un momento in cui l'innovazione tecnologica, con l'arrivo di nuove piattaforme e architetture, richiederebbe invece un ricambio accelerato.