OpenAI si trova al centro di una nuova trattativa miliardaria con Amazon che potrebbe ridefinire gli equilibri del mercato dell'intelligenza artificiale, ma solleva interrogativi sulla sostenibilità finanziaria del modello di business dell'azienda di Sam Altman. Secondo quanto riportato dal Financial Times, il colosso di Seattle sarebbe pronto a investire 10 miliardi di dollari nella società di ricerca AI, spingendo la valutazione complessiva oltre la soglia simbolica dei 500 miliardi di dollari. L'accordo prevede che OpenAI aumenti significativamente l'utilizzo dei chip AI Trainium di Amazon e dei servizi di cloud computing di Amazon Web Services, in un intreccio di investimenti e forniture che sta facendo discutere gli analisti del settore tecnologico.
La struttura dell'accordo riflette un pattern già visto nei mesi scorsi: OpenAI riceve capitali freschi da investitori strategici, per poi restituire gran parte di quelle risorse agli stessi partner sotto forma di contratti per infrastrutture, chip e capacità computazionale. Nel caso specifico di Amazon, la società guidata da Altman dovrebbe impegnarsi a utilizzare i processori Trainium sviluppati internamente dal gigante dell'e-commerce, acceleratori AI progettati per competere con le soluzioni NVIDIA che attualmente dominano il mercato del machine learning su larga scala. Questo si aggiungerebbe ai 38 miliardi di dollari che OpenAI ha già stanziato per l'affitto di server AWS nei prossimi sette anni, una cifra che evidenzia la scala degli investimenti infrastrutturali necessari per addestrare e gestire modelli linguistici di grandi dimensioni.
Il riposizionamento di OpenAI rispetto ai fornitori di infrastrutture è stato possibile grazie alla recente ristrutturazione dell'accordo con Microsoft, storico partner e principale investitore della compagnia. La revisione dei termini contrattuali ha concesso a OpenAI maggiore libertà nell'utilizzare capacità di data center di fornitori alternativi, aprendo la strada a una serie di partnership annunciate in rapida successione con NVIDIA, Oracle, AMD e altri player del settore. Questa diversificazione rappresenta un tentativo strategico di ridurre la dipendenza da un unico fornitore, pur mantenendo Microsoft come detentore esclusivo dei diritti di commercializzazione dei modelli più avanzati di OpenAI fino agli anni 2030.
Le trattative includerebbero anche una collaborazione più ampia sul fronte dell'e-commerce, con OpenAI che potrebbe fornire supporto AI per il marketplace di Amazon, seguendo un modello già implementato con piattaforme come Etsy, Shopify e Instacart. Tuttavia, l'accordo presenterebbe limitazioni significative: Amazon non otterrebbe il diritto di offrire i modelli più potenti di OpenAI sulla propria piattaforma cloud per sviluppatori, un'esclusiva che rimane saldamente nelle mani di Microsoft in virtù degli accordi precedenti. Questa restrizione potrebbe limitare la competitività di AWS rispetto ad Azure nell'attrarre clienti enterprise interessati all'integrazione dei sistemi GPT più avanzati.
La natura circolare di questi investimenti sta sollevando preoccupazioni crescenti tra gli investitori e gli osservatori del settore. OpenAI sta essenzialmente trasformando iniezioni di capitale in ordini massicci per infrastrutture cloud e chip AI, creando un flusso di denaro che ritorna direttamente ai suoi stessi finanziatori. Le dimensioni di questo meccanismo sono impressionanti: solo considerando Softbank e Oracle, si parla di 400 miliardi di dollari combinati destinati alla costruzione di nuovi data center per soddisfare il fabbisogno computazionale dell'azienda. Il modello solleva interrogativi sulla reale capacità di OpenAI di generare ricavi sufficienti a giustificare questi investimenti colossali, soprattutto considerando che attualmente l'azienda registra perdite superiori ai ricavi prodotti.