Amazon starebbe pianificando una radicale trasformazione della propria forza lavoro attraverso l'automazione robotica, con l'obiettivo di evitare l'assunzione di oltre 600.000 dipendenti negli Stati Uniti entro il 2033. La rivelazione arriva dal New York Times, che ha avuto accesso a documenti strategici interni e condotto interviste che delineano un futuro in cui i robot sostituiranno massicciamente i lavoratori umani, nonostante il colosso dell'e-commerce preveda di raddoppiare il volume di vendite nello stesso periodo.
I documenti interni analizzati dal quotidiano statunitense mostrano come il team di robotica di Amazon stia lavorando per automatizzare ben tre quarti delle operazioni complessive dell'azienda. L'obiettivo a breve termine sarebbe quello di eliminare circa 160.000 posizioni lavorative che altrimenti sarebbero necessarie entro il 2027, una cifra che rappresenta una porzione significativa dell'attuale organico americano del gruppo fondato da Jeff Bezos.
Dal punto di vista economico, la strategia di automazione potrebbe generare risparmi considerevoli per l'azienda di Seattle. Secondo le stime interne, ogni articolo gestito dai magazzini e consegnato ai clienti costerebbe circa 30 centesimi in meno grazie all'automazione. Nel complesso, Amazon si aspetta di risparmiare 12,6 miliardi di dollari tra il 2025 e il 2027, una somma che giustificherebbe ampiamente gli investimenti necessari per implementare questa rivoluzione tecnologica.
Particolarmente interessante risulta l'attenzione che Amazon avrebbe dedicato alla gestione della comunicazione e delle pubbliche relazioni attorno a questa trasformazione. Consapevole delle potenziali reazioni negative legate alla perdita massiccia di posti di lavoro, l'azienda avrebbe studiato diverse strategie per migliorare la propria immagine di "buon cittadino corporativo". Tra le idee considerate ci sarebbero la partecipazione a progetti comunitari e, aspetto ancora più significativo, l'evitare l'uso di termini come "automazione" e "intelligenza artificiale" nelle comunicazioni pubbliche.
Al loro posto, secondo quanto riportato dal Times, Amazon avrebbe valutato l'utilizzo di espressioni più vaghe e meno allarmanti come "tecnologia avanzata". Un'altra trovata linguistica riguarderebbe l'introduzione del termine "cobot" per riferirsi ai robot che collaborano con gli esseri umani, un neologismo che suggerisce cooperazione piuttosto che sostituzione.
In risposta alle rivelazioni del quotidiano newyorkese, Amazon ha contestato l'accuratezza delle informazioni trapelate. In una dichiarazione ufficiale, l'azienda ha sostenuto che i documenti pubblicati sarebbero incompleti e non rappresenterebbero la strategia complessiva di assunzione del gruppo. Amazon ha inoltre negato che i dirigenti abbiano ricevuto istruzioni per evitare determinati termini quando parlano di robotica, anche se non ha fornito dettagli specifici su quali siano effettivamente le linee guida comunicative interne.
Il dibattito sul futuro dell'occupazione nell'era dell'automazione ha trovato eco nelle parole di Daron Acemoglu, economista del MIT che ha vinto il Premio Nobel per l'economia lo scorso anno. Interpellato dal New York Times, Acemoglu ha sottolineato come nessun'altra azienda abbia lo stesso incentivo economico di Amazon per trovare modi redditizi di automatizzare le operazioni. La preoccupazione principale dell'economista riguarda l'effetto domino: una volta che Amazon dimostrerà che l'automazione su larga scala è economicamente vantaggiosa, altre aziende seguiranno inevitabilmente la stessa strada.
Le implicazioni di questa trasformazione potrebbero essere particolarmente significative per il mercato del lavoro americano. Acemoglu ha evidenziato un paradosso preoccupante: uno dei maggiori datori di lavoro degli Stati Uniti potrebbe trasformarsi in un distruttore netto di posti di lavoro anziché continuare a essere un creatore di occupazione.