Le ambizioni di NVIDIA di riconquistare il mercato cinese dell'intelligenza artificiale subiscono un duro colpo. Nonostante la recente distensione commerciale tra Stati Uniti e Cina, il presidente Trump ha ribadito con fermezza che i chip AI di ultima generazione, in particolare la serie Blackwell, non potranno essere esportati verso Pechino. Una dichiarazione che segna probabilmente la fine delle speranze di Jensen Huang di rientrare in quello che un tempo rappresentava una fetta sostanziale dei ricavi dell'azienda.
Durante un'intervista rilasciata a CBS News, Trump non ha lasciato spazio a interpretazioni. "Le tecnologie più avanzate rimarranno esclusivamente negli Stati Uniti. Non distribuiamo il chip Blackwell ad altri", ha affermato il presidente americano, specificando che nessuna nazione, inclusa la Cina, avrà accesso a questi semiconduttori di fascia alta. La posizione dell'amministrazione statunitense appare ora cristallina, in netto contrasto con quanto sembrava emergere nelle settimane precedenti.
La situazione diventa ancora più complessa se si considera che recentemente Trump aveva lasciato intendere che la questione NVIDIA-Cina fosse principalmente una vicenda tra le due parti, con Washington nel ruolo di mediatore imparziale. Le ultime dichiarazioni rappresentano quindi un'inversione di rotta inaspettata che complica ulteriormente lo scenario per il colosso dei semiconduttori.
Per comprendere la portata del problema, bisogna guardare ai numeri. Il CEO di NVIDIA Jensen Huang ha ripetutamente dichiarato ai media che i ricavi provenienti dalla Cina sono sostanzialmente azzerati, definendo qualsiasi futura ripresa come un "bonus" piuttosto che una necessità. Tuttavia, questa posizione apparentemente stoica nasconde una realtà finanziaria significativa: prima dell'introduzione dei controlli sulle esportazioni, il mercato cinese costituiva una porzione considerevole del fatturato aziendale, con perdite stimate in "decine di miliardi" di dollari.
La vicenda presenta anche un altro elemento di difficoltà per NVIDIA. Non sono solo le restrizioni americane a creare ostacoli, ma anche l'atteggiamento sempre più ostile dell'amministrazione cinese stessa nei confronti dei prodotti dell'azienda. Questo doppio fronte di opposizione ha creato uno stallo apparentemente insormontabile, dove entrambi i governi sembrano allinearsi nel limitare la presenza di NVIDIA nel gigantesco mercato dell'intelligenza artificiale cinese.
L'unica opzione rimasta nelle mani di NVIDIA per la Cina è il chip AI Hopper H20, una versione depotenziata specificamente progettata per rispettare le normative di esportazione. Tuttavia, questo prodotto non sta riscuotendo il successo sperato, con un'adozione limitata che riflette probabilmente sia le prestazioni inferiori rispetto alle controparti più avanzate, sia il clima di incertezza geopolitica che circonda qualsiasi tecnologia americana nel paese asiatico.
Le prospettive per un cambiamento di rotta appaiono ora più remote che mai. Con la serie Blackwell ufficialmente fuori discussione per l'export, NVIDIA si trova di fronte a una scelta difficile: continuare a sperare in un'apertura diplomatica improbabile o concentrare definitivamente le proprie risorse su altri mercati. Il paradosso è evidente: mentre la domanda globale di chip per intelligenza artificiale continua a crescere esponenzialmente, una delle aziende leader del settore rimane esclusa da quello che potrebbe essere uno dei mercati più redditizi al mondo.
La dichiarazione di Trump sul Blackwell segna probabilmente un punto di non ritorno nella strategia commerciale tra le due superpotenze tecnologiche. Per Jensen Huang e NVIDIA, il messaggio è chiaro: qualsiasi piano di rientro nel mercato cinese dovrà attendere sviluppi geopolitici ben più ampi di quelli attualmente in corso.