L'Unione europea si prepara a investire risorse significative per proteggere le proprie "arterie digitali", quei cavi sottomarini che garantiscono la connettività internet tra i continenti e che sempre più spesso finiscono nel mirino di minacce ibride e operazioni nella cosiddetta "zona grigia". Il Centro europeo di competenza per la sicurezza informatica sta per lanciare un bando da 10 milioni di euro destinato alla creazione di hub regionali di monitoraggio, strutture tecnologicamente avanzate che utilizzeranno intelligenza artificiale per individuare in tempo reale potenziali attacchi o danneggiamenti a queste infrastrutture critiche.
La strategia europea prevede un investimento complessivo di 21 milioni di euro nei prossimi tre anni, con l'ambizioso obiettivo di creare almeno un hub di controllo per ogni bacino marittimo. Questi centri operativi raccoglieranno e analizzeranno dati provenienti da fonti diverse, applicando algoritmi avanzati per tracciare un quadro della situazione quasi istantaneo. Il primo hub pilota sarà operativo nella regione nordica e baltica, un'area particolarmente sensibile dal punto di vista geopolitico.
Durante una visita ufficiale a Riga, in Lettonia, la vicepresidente esecutiva della Commissione europea Henna Virkkunen ha presentato i dettagli dell'iniziativa, sottolineando come questi investimenti rappresentino una risposta concreta alle crescenti vulnerabilità delle infrastrutture digitali europee. "Investendo negli hub regionali per cavi e in stress test migliorati, stiamo potenziando la nostra capacità di rilevare, prevenire e rispondere alle minacce", ha dichiarato Virkkunen, evidenziando l'importanza strategica di queste reti per la sovranità tecnologica del continente.
Il finanziamento appena annunciato si aggiunge ai 10 milioni già stanziati nell'ambito del Cyber Solidarity Act, mentre l'Unione europea ha già investito 420 milioni di euro attraverso il meccanismo per collegare l'Europa in 51 progetti Digital Global Gateway. L'UE cofinanzierà fino al 70% dei costi di creazione di queste strutture di monitoraggio, dimostrando la centralità della questione nell'agenda della sicurezza europea.
A corredo dell'iniziativa, è stata pubblicata una relazione elaborata da un gruppo di esperti sui cavi che include rappresentanti della Commissione, degli Stati membri e dell'Agenzia europea per la sicurezza informatica. Il documento fornisce per la prima volta una mappatura completa delle infrastrutture esistenti e previste, individuando sette principali scenari di rischio e stabilendo linee guida per sottoporre a stress test la resilienza dei cavi. Si tratta di un lavoro preparatorio fondamentale per l'attuazione del piano d'azione sulla sicurezza dei cavi adottato dall'Ue nel febbraio 2025.
La relazione rivela un quadro delle minacce articolato e preoccupante. Sebbene la maggior parte degli incidenti sia ancora riconducibile ad attività involontarie come la pesca a strascico, l'ancoraggio di navi commerciali o eventi naturali quali correnti sottomarine e attività sismica, emerge con chiarezza come le infrastrutture dei cavi sottomarini siano diventate obiettivi strategici per operazioni ibride. La vastità del dominio marittimo e il coinvolgimento di numerosi attori pubblici e privati rendono estremamente complessa l'identificazione dei responsabili di eventuali danneggiamenti intenzionali.
Questa complessità rappresenta proprio il cuore del problema: distinguere tra azioni sponsorizzate da Stati e iniziative di attori privati, così come separare danni deliberati da quelli accidentali, risulta spesso impossibile. Le minacce ibride, che operano deliberatamente al di sotto della soglia di un conflitto armato convenzionale, sfruttano proprio questa ambiguità per colpire infrastrutture critiche senza scatenare reazioni militari dirette.
Il gruppo di esperti sta già lavorando alla prossima relazione, prevista per la fine del 2025, che fornirà un insieme di misure di mitigazione per la sicurezza dei cavi e identificherà un elenco prioritario di progetti di interesse europeo ai quali destinare futuri finanziamenti pubblici. L'approccio europeo copre l'intero ciclo della resilienza: dalla prevenzione all'individuazione, dalla risposta al ripristino fino alla deterrenza, in un quadro coordinato che coinvolge tutti gli Stati membri costieri e quelli con interessi strategici nelle rotte marittime.
Nonostante i progressi tecnologici nel monitoraggio e nella sorveglianza marittima, la complessità delle attività in questo settore rimane una sfida significativa. Gli hub regionali rappresentano proprio il tentativo di colmare questo gap, creando centri specializzati capaci di aggregare informazioni da fonti diverse e di individuare anomalie attraverso l'analisi predittiva basata su intelligenza artificiale, consentendo risposte coordinate e tempestive agli incidenti prima che possano compromettere la connettività digitale europea.