Le ambizioni tecnologiche della Cina nel settore dell'intelligenza artificiale stanno prendendo forma attraverso un progetto di dimensioni straordinarie che prevede la costruzione di 36 centri dati distribuiti principalmente nei deserti occidentali del paese. Secondo documenti e bandi di gara emersi di recente, le aziende cinesi specializzate nell'AI stanno pianificando l'installazione di oltre 115.000 chip avanzati per l'intelligenza artificiale, con il supporto delle istituzioni statali. Il progetto rappresenta una delle iniziative più ambiziose mai intraprese da Pechino in questo settore, nonostante le significative restrizioni commerciali imposte dagli Stati Uniti.
Il gigantesco impianto di Yiwu al centro della strategia cinese
La città di Yiwu, già nota per essere un importante hub commerciale internazionale, è destinata a ospitare il cuore di questa infrastruttura AI iperscalabile. Le dimensioni del progetto sono tali da competere, almeno nelle intenzioni, con le più avanzate installazioni occidentali. Tuttavia, la realizzazione di questi piani si scontra con una sfida fondamentale: come procurarsi i chip necessari in un contesto di crescenti tensioni commerciali con Washington.
Fonti americane interpellate sui progetti cinesi hanno dichiarato di non essere a conoscenza di questi sviluppi, suggerendo che l'iniziativa sia stata mantenuta sotto stretto riserbo o si trovi ancora in una fase preliminare di pianificazione. La segretezza che circonda il progetto non sorprende, considerando la delicatezza geopolitica dell'argomento.
Le vie alternative per aggirare le sanzioni
L'elemento più intrigante della vicenda riguarda le strategie che la Cina potrebbe adottare per ottenere i chip NVIDIA necessari. Con il divieto diretto di importazione dagli Stati Uniti, Pechino sembra orientarsi verso canali alternativi che coinvolgono paesi del Sud-Est asiatico. Malaysia e Singapore sono indicate come possibili hub attraverso cui gli ingegneri cinesi potrebbero accedere ai semiconduttori per l'intelligenza artificiale.
Parallelamente, la Cina dispone di un consistente arsenale di acceleratori AI H20, specificamente progettati per le grandi aziende tecnologiche del paese. Questi dispositivi potrebbero rappresentare una soluzione parziale per i nuovi centri dati, anche se non garantiscono la stessa potenza di calcolo dei chip NVIDIA di fascia alta.
Un mercato in espansione nonostante le barriere
Le restrizioni commerciali non sembrano frenare la crescita del settore dei centri dati in Cina. Quest'anno il mercato dovrebbe raggiungere un valore di 300 miliardi di yuan, testimoniando la determinazione del paese a sviluppare le proprie capacità di calcolo avanzato. Significativamente, le aziende cinesi non hanno ancora fatto il salto verso alternative completamente domestiche, come quelle sviluppate da Huawei per applicazioni su larga scala.
Questa persistente dipendenza dai chip occidentali suggerisce che le scappatoie commerciali individuate da Pechino stiano funzionando, almeno parzialmente. La situazione mette in luce i limiti dell'efficacia dei controlli sulle esportazioni americane, che non riescono a bloccare completamente il flusso di tecnologie critiche verso la Cina.
Mentre il progetto di Yiwu continua a svilupparsi, resta da vedere se le aziende cinesi riusciranno effettivamente a procurarsi il numero di chip necessario per realizzare le loro ambizioni. La partita si gioca su un terreno dove geopolitica, tecnologia e strategia commerciale si intrecciano in modi sempre più complessi, ridefinendo gli equilibri globali nel settore dell'intelligenza artificiale.