Cina e Taiwan si scontrano sulle nuove leggi contro lo spionaggio economico

Cina e Taiwan si trovano a scontrarsi su nuove leggi contro lo spionaggio economico e l'uso extra-territoriale di segreti commerciali.

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a cura di Antonello Buzzi

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Taiwan costituisce sicuramente una regione chiave nella produzione di semiconduttori, data la presenza di diversi impianti per la loro costruzione, in primis della nota TSMC. Secondo alcune stime, entro il 2025 dovrebbe concentrare sul suo territorio il 68% del mercato delle fonderie e di certo non stupisce che il suo governo voglia correre ai ripari per impedire ad altri territori di entrare in possesso della sua tecnologia.

In particolare, come riportato da The Register, le modifiche proposte a febbraio alla legge taiwanese prevedevano due nuove reati, uno di "spionaggio economico" e l'altro relativo "all'uso extraterritoriale di segreti commerciali della tecnologia di base nazionale", che possono essere puniti con pene detentive, rispettivamente, sino a 12 e 10 anni.

Una bozza di emendamenti al National Security Act di Taiwan è già stato approvata dal parlamento, l'Executive Yuan, e, recentemente, il premier taiwanese Su Tseng-chang ha chiesto di rendere operative la nuova legge il prima possibile, così da proteggere l'industria locale dallo "spionaggio industriale cinese". Ovviamente, questa dichiarazione non è passata inosservata al governo cinese, il quale ha affermato che si tratta di una "diffamazione provocatoria".

Tuttavia, ci sono dei seri timori che la Cina abbia cercato di entrare in possesso di informazioni riservati a Taiwan, tanto che il mese scorso il Ministry of Justice Investigation Bureau taiwanese aveva radunato 60 cittadini cinesi sospettati di acquisire segreti commerciali o cercare di assoldare talenti per aziende di proprietà cinese. La nuova legge, tra l'altro, precede che i lavoratori e le organizzazioni che si occupano di "tecnologie nazionali critiche" debbano ottenere l'approvazione del governo prima di viaggiare verso la Cina continentale, a meno di non voler pagare multe salate. Del resto, non è la prima, né probabilmente sarà l'ultima, volta che i governi di Cina e Taiwan si trovano a scontrarsi.