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a cura di Manolo De Agostini

Nelle ultime settimane si susseguono le voci su una possibile carenza (shortage) di CPU Intel a 14 nanometri come l'ultima serie Core 8000. A quanto pare in quelle indiscrezioni potrebbe esserci qualcosa di vero, almeno stando alla situazione dipinta negli Stati Uniti dai colleghi di Tom's Hardware USA e osservando gli ultimi movimenti dei listini su Amazon Italia.

Molti modelli di CPU Intel meno costose, come i Core i5-8400, i5-8500, i5-8600 e i7-8700, stanno vivendo un momento di rialzo del prezzo. Non si tratta in tutti i casi di scossoni eccessivi, ma sembra esserci un primo abbozzo di tendenza. Il Core i5-8400 è passato da circa 170 euro a quasi 200 su Amazon, ad esempio. Prezzi invece più o meno in linea per i più costosi modelli della serie K.

Forse è troppo presto per preoccuparsi, ma questi segnali fanno pensare a una situazione che in inglese viene detta "damage control", ossia di controllo di un momento critico, con Intel impegnata a dare priorità alla produzione delle CPU che le assicurano un margine maggiore, ovvero i modelli K.

wafer intel

Può però un processo produttivo maturo come i 14 nanometri andare in crisi da un momento all'altro, con Intel che produce le CPU nei propri impianti? Sembra paradossale ma sì, è possibile. Bisogna infatti sapere che Intel produce anche i chipset delle motherboard, ma di solito li realizza con un processo di precedente generazione.

Per essere più chiari, mentre Intel realizzava le prime serie di CPU a 14 nanometri, i chipset in accompagnamento erano prodotti a 22 nanometri. Questo fino a poco tempo fa: con l'ultima serie 300, Intel è passata ai 14 nanometri anche per i chipset. Secondo i nostri colleghi statunitensi, la scelta si ricollegherebbe alla necessità di rispettare i nuovi standard di consumi imposti dallo stato della California.

"Diversi produttori hanno affermato a maggio che i chipset della serie H di Intel erano scarsamente disponibili, o semplicemente non erano disponibili, a causa dell'eccessiva richiesta produttiva a 14 nm", scrive Paul Alcorn su Tom's USA. A luglio, a margine dei risultati finanziari, Intel ha fatto capire che le voci avevano un qualche fondamento. "La nostra sfida più grande nella seconda metà del 2018 sarà soddisfare la domanda aggiuntiva e lavoreremo intensamente con i nostri clienti e le nostre fabbriche per essere preparati in modo da non limitare la crescita dei nostri clienti".

L'azienda accennò anche a un inatteso aumento della domanda da parte di un'azienda di alto profilo. Non c'è dubbio però che il ritardo nella messa a punto del processo a 10 nanometri abbia giocato un ruolo preponderante nel portare a questa situazione. Intel avrebbe già dovuto produrre in volumi CPU a 10 nanometri, ma il ritardo ha portato tutta la produzione sulle linee a 14 nanometri.

Pochi giorni fa, sul quotidiano taiwanese DigiTimes, il presidente e CEO di Acer, Jason Chen, ha confermato che la scarsità di processori a 14 nanometri Intel sta già avendo un impatto sull'industria. Secondo il presidente di Compal Electronics, noto ODM del comparto notebook, i problemi di Intel potrebbero avere un impatto sul settore dei PC superiore alla guerra commerciale tra USA e Cina.

Durante i periodi critici Intel è nota per dare la priorità ai clienti che richiedono volumi elevati di processori, per cui la situazione per il mercato retail, quello a cui si rivolge il comune appassionato, potrebbe aggravarsi.

A rendere ancora più complesso il quadro c'è il lancio dei notebook con CPU Whiskey Lake e Amber Lake, oltre alla produzione del modem XMM 7560 a 14 nanometri per i nuovi iPhone. Il tutto senza contare la grande crescita del comparto datacenter della casa di Santa Clara, un business in cui Intel intende continuare a fare bene, malgrado la possibile concorrenza dei processori AMD EPYC a 7 nanometri nel prossimo futuro possa rappresentare uno spauracchio.

Proprio la produzione di CPU con tanti core per i datacenter rappresenta un elemento di preoccupazione, perché riduce il numero di die che Intel può ricavare per wafer, minando quindi la disponibilità generale. Da non dimenticare a tal proposito che con le proposte Coffee Lake Intel ha aumentato il numero di core rispetto alle CPU Kaby Lake e che la nuova serie 9000 che sarà presentata inizio ottobre porterà il numero massimo dei core delle CPU consumer fino a 8.

Tutti questi fattori fanno quindi pensare che il debutto delle CPU Core di nona generazione possa trasformarsi in un cosiddetto "paper launch", con poche CPU sul mercato e per giunta più costose di quanto non diranno i listini ufficiali. Un po' come successo l'anno passato al debutto delle CPU Coffee Lake.

Intel, dal canto suo, fa sapere che "la domanda dei clienti ha continuato a migliorare nel corso dell'anno, alimentando la crescita in ogni segmento del business e aumentando le previsioni di fatturato per il 2018 di 4,5 miliardi di dollari rispetto alle stime di gennaio. Avremo una produzione adeguata a soddisfare le nostre previsioni di fatturato annuale e lavoreremo a stretto contatto con i clienti e le fabbriche per gestire ogni ulteriore cambiamento".


Tom's Consiglia

Il Core i5-8600K con i suoi 6 core e il moltiplicatore sbloccato è in vendita in questo momento a circa 250 euro.