Il panorama dell'intelligenza artificiale generativa è scosso da una mossa a tenaglia di Disney che ridefinisce gli equilibri di potere nel settore: mentre la casa di Topolino sigla un accordo miliardario con OpenAI per l'utilizzo dei suoi personaggi iconici su Sora, simultaneamente affonda la lama contro Google con un'azione legale che accusa il colosso di Mountain View di violazione sistematica del copyright. Una strategia dual-track che dimostra come i grandi detentori di proprietà intellettuale stiano passando dalla difensiva all'offensiva, scegliendo partner tecnologici selezionati e attaccando chi sfrutta i loro contenuti senza autorizzazione esplicita.
L'accordo con OpenAI rappresenta il primo grande patto industriale per l'utilizzo controllato di personaggi Disney all'interno di Sora, lo strumento ibrido tra generatore video basato su AI e social network sviluppato dalla società di Sam Altman. I termini finanziari parlano di un miliardo di dollari, una cifra che stabilisce un nuovo precedente per le licenze di proprietà intellettuale nell'era dell'AI generativa. Disney apre così i battenti del suo sterminato catalogo di immagini e personaggi a uno degli attori più influenti nel campo dei modelli generativi, un segnale chiaro che l'industria dell'intrattenimento non intende restare passiva di fronte alla rivoluzione dell'intelligenza artificiale.
La tempistica dell'operazione è tutt'altro che casuale: poche ore prima dell'annuncio ufficiale dell'accordo OpenAI, mercoledì sera, Disney ha recapitato a Google una lettera di diffida formale per violazione del copyright. Secondo quanto riportato da Ars Technica e successivamente confermato da Variety con la pubblicazione di estratti del documento legale, l'azienda guidata da Bob Iger accusa esplicitamente gli strumenti di AI generativa di Google di essere in grado di riprodurre personaggi protetti da copyright appartenenti a franchise di punta come Frozen, Il Re Leone, Moana, La Sirenetta, Lilo & Stitch, Toy Story, Star Wars e l'intero Marvel Cinematic Universe.
La contestazione di Disney non si limita alla fase di training dei modelli, dove i dati pubblici vengono utilizzati per addestrare le reti neurali, ma si estende all'output generato dagli utenti attraverso piattaforme come YouTube e YouTube Shorts. Gli avvocati della casa di produzione chiedono a Google di "cessare immediatamente ogni ulteriore copia, esibizione pubblica, esecuzione pubblica, distribuzione e creazione di opere derivate dei personaggi protetti da copyright di Disney", con particolare riferimento all'ecosistema YouTube ma senza limitarsi necessariamente a esso.
Un dettaglio significativo emerso dalla documentazione legale riguarda il coinvolgimento indiretto del CEO di Google Sundar Pichai in quello che Disney definisce un incentivo alla violazione del copyright. Il riferimento è al trend virale delle statuine generate tramite AI, noto come "Nano Banana", a cui lo stesso Pichai avrebbe partecipato. Sebbene questa specifica applicazione non sia menzionata esplicitamente nella diffida odierna, Disney ha incluso nelle sue rimostranze immagini di statuine generate artificialmente che riproducono i suoi personaggi, sostenendo che la partecipazione di figure apicali di Google a questi fenomeni virali abbia di fatto incoraggiato l'uso improprio della proprietà intellettuale altrui.
La difesa di Google, affidata a una dichiarazione ufficiale rilasciata ad Ars Technica, punta sulla "relazione di lunga data e reciprocamente vantaggiosa con Disney" e sulla volontà di "continuare a dialogare con loro". Mountain View rivendica inoltre l'utilizzo di "dati pubblici disponibili sul web aperto per costruire la nostra AI" e sottolinea l'implementazione di strumenti di controllo come Google-extended e Content ID per YouTube, che secondo l'azienda garantirebbero ai detentori dei diritti il controllo sui propri contenuti. Una linea difensiva che potrebbe non essere sufficiente di fronte alla determinazione di Disney, che secondo l'amministratore delegato Bob Iger avrebbe condotto "conversazioni" con Google per mesi senza ottenere modifiche sostanziali alle politiche interne dell'azienda.
Lo scontro attuale si inserisce in un più ampio contesto di tensioni tra i due colossi: appena un mese fa Disney e Google hanno risolto una disputa relativa alle tariffe di distribuzione di YouTube TV, dimostrando come i rapporti tra giganti dell'intrattenimento e della tecnologia oscillino continuamente tra cooperazione commerciale e conflitto legale. La decisione di Disney di perseguire simultaneamente una strategia di licensing selettivo con OpenAI e di azione legale contro Google rappresenta un punto di svolta: non più attesa passiva di regolamentazioni governative sull'AI, ma presa di posizione attiva attraverso accordi commerciali strategici e contenziosi mirati.