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a cura di Dario D'Elia

Quale piacere si potrà mai avere nel distruggere qualcosa che milioni di persone, in tutto il mondo, desiderano ardentemente? Personalmente credo incalcolabile.

Mike Davis, all’inizio di Gennaio, ha deciso di festeggiare il primo mese di commercializzazione della Sony PSP con un atto decisamente dadaista. Rinnegando ogni razionalità e mirando all’azione più dissacratoria che gli veniva in mente, ha filmato, insieme a degli amici, la distruzione della sua mini-console. Prima l’ha scagliata sull’asfalto più volte, poi l’ha tritata passandoci sopra con la macchina e alla fine l’ha usata a modi palla da baseball, scagliandola lontano con una mazza.

Le strade di Tokyo si sono rivelate un’ottima ambientazione, quasi simbolica. Fracassare una dei gioielli della tecnologia giapponese sullo stesso suolo che le ha generate, e mostrare a tutto il mondo il sacrilegio, è degno del situazionismo pseudo-artistico di Luther Blisset.

E’ vero che questo atto potrebbe essere considerato un semplice gioco da burloni, o da “teppisti” volendo, ma forse c’è qualcosa di più. Il consumismo legato al mondo della tecnologia è diventato una malattia. Si spende anche un anno dietro a notizie e articoli che delineano le caratteristiche del proprio oggetto del desiderio: prima che venga lanciato sul mercato si conoscono già tutti i suoi difetti, le tecniche per craccarlo, e magari la sua futura evoluzione. È evidente che filmare la distruzione di uno di questi si delinea come un atto di protesta, considerando che più della metà della comunità mondiale sta ancora sbavando perché la distribuzione globale non è ancora iniziata.

I dadaisti all’inizio del ‘900 volevano distruggere l’arte per far risorgere dalle sue ceneri un nuovo percorso artistico che fosse totalmente sganciato dai valori borghesi. Mike Davis ha distrutto una delle massime espressioni “artistiche” del Giappone contemporaneo, forse perché è l’unica soluzione per contrastare i valori del marketing che ci hanno ormai resi schiavi dei nostri futili desideri.

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