Google Assistant: io parlo, lei esegue come una segretaria

Google Assistant, l'interfaccia vocale per tablet e smartphone, potrebbe essere pronta per la fine dell'anno. Si parla di una soluzione più evoluta rispetto a Siri. Google punta in alto: tradurre la conoscenza in un linguaggio compreso dalle macchine.

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a cura di Dario D'Elia

Google Assistant, ovvero l'interfaccia vocale evoluta per tablet e smartphone, potrebbe essere svelata entro la fine dell'anno. A dicembre si è scoperto che "Majel" - nome in codice dell'applicazione assegnato in onore di Star Trek: The Next Generation - promette funzionalità ancora più avanzate rispetto alla tecnologia Siri integrata sull'iPhone 4S.

Anche in questo caso si parla di un'interazione vocale naturale. "Il nostro approccio è più come Star Trek, in particolare l'Enterprise; ogni elemento del computer può riconoscere la voce", spiegò un dirigente lo scorso ottobre. E infatti più indizi confermano che Google potrebbe riuscire nel colpaccio. Prima di tutto l'Android team che si sta occupando del suo sviluppo vede coinvolto Amit Singhal, il guru del sistema di ranking di Google, e Mike Cohen, uno dei fondatori di Nuance Communications - società leader nel settore delle interfacce vocali.

Meglio il maggiordomo o l'assistente?

A oggi secondo le ultime indiscrezioni sarebbero almeno tre i punti chiave di Google Assistant. Il primo senza ombra di dubbio è quello di organizzare la conoscenza condivisa in un formato comprensibile al mondo PC. Una sorta di chiave che consenta a ogni piattaforma di interpretare i dati a disposizione.

Il secondo è quello legato alla realizzazione di un piano (layer) di personalizzazione, sulla falsa riga di quanto avviene con i servizi Google +1 e Google +. Insomma un'ulteriore soglia d'interpretazione che si basa sul modo in cui le persone si rapportano con i contenuti di loro interesse.

Il terzo infine è quello di costruire un vero e proprio assistente mobile (vocale) che non si limiti solo a riportare i risultati di ricerche ma che soddisfi vere e proprie esigenze del quotidiano. L'immaginazione in questo caso è l'unica possibilità per interpretare la visione di Google. Probabilmente il sistema sarà in grado di realizzare veri compiti più che tradurre esclusivamente le richieste dell'utente.

L'unica nota finale, probabilmente la più interessante, riguarda la possibilità per gli sviluppatori di integrare il sistema nelle applicazioni terze. Insomma, domani tutte le app Android potrebbero parlare e capire un linguaggio comune. Se il 2011 è stato l'anno social, forse il 2012 sarà quello degli "Assistant". Non resta che attendere l'ultimo trimestre.