La comunicazione quantistica sta compiendo passi avanti verso quella che potrebbe essere una delle più grandi rivoluzioni tecnologiche del XXI secolo: un internet quantistico globale. Un gruppo di ricercatori cinesi guidato da Xianfeng Chen della Shanghai Jiao Tong University ha dimostrato per la prima volta come sia possibile fondere due reti quantistiche separate in un'unica infrastruttura capace di garantire comunicazioni sicure tra 18 nodi interconnessi. Il risultato, che rappresenta una delle reti quantistiche più complesse mai realizzate, apre scenari inediti ma solleva anche interrogativi sulla reale praticabilità di un'espansione su scala mondiale di queste tecnologie.
L'architettura realizzata dal team cinese si basa su un principio fondamentale della meccanica quantistica: l'entanglement quantistico, quel peculiare fenomeno per cui due particelle restano correlate anche a distanze arbitrarie, condividendo istantaneamente il loro stato. I ricercatori hanno inizialmente costruito due reti indipendenti, ciascuna composta da 10 nodi, all'interno delle quali tutti i punti condividevano l'entanglement. Successivamente, hanno sacrificato un nodo da ciascuna rete per fonderle in un'unica struttura dove ognuna delle 18 stazioni rimanenti può comunicare con qualsiasi altra in modalità completamente sicura, immune da intercettazioni.
La tecnica impiegata, nota come entanglement swapping, consiste nell'eseguire misurazioni simultanee dello stato di fotoni appartenenti a coppie entangled diverse. Quando si effettua una particolare osservazione chiamata misura di Bell su un fotone proveniente da ciascuna coppia, i due fotoni più distanti nella catena risultano automaticamente collegati. Il processo però comporta la distruzione dei fotoni misurati: questa fragilità intrinseca del sistema quantistico rappresenta una delle sfide più critiche per l'espansione delle reti. Ogni tentativo di verificare direttamente lo stato di un fotone ne altera irrimediabilmente l'equilibrio quantistico.
Nel panorama della ricerca sulla comunicazione quantistica si delineano attualmente due filoni principali: da un lato esperimenti volti a trasmettere informazioni tra due dispositivi su distanze sempre maggiori, talvolta con uno dei terminali posizionato su satellite; dall'altro tentativi di sviluppare protocolli affidabili per collegare numerosi dispositivi a brevi distanze. Siddarth Joshi dell'Università di Bristol sottolinea che questo lavoro appartiene al secondo gruppo e rappresenta un'evoluzione nella modalità di interconnessione tra reti. "Non è la prima volta che viene dimostrato l'entanglement swapping, ma hanno creato uno schema che permette di effettuare lo scambio tra reti in modo più conveniente", ha commentato il ricercatore britannico.
Le prospettive applicative di un internet quantistico funzionante sono molteplici: permetterebbe a computer quantistici geograficamente separati di scambiare informazioni sfruttando particelle di luce entangled, consentirebbe di collegare reti di sensori quantistici distribuiti sul territorio, e garantirebbe a computer classici di inviare comunicazioni impossibili da violare. Quest'ultima caratteristica deriva dal fatto che qualsiasi tentativo di intercettazione altererebbe inevitabilmente lo stato quantistico dei fotoni, rendendo l'intrusione immediatamente rilevabile.
Tuttavia, la comunità scientifica esprime riserve significative sulla scalabilità di questo approccio. Robert Young della Lancaster University riconosce il valore tecnico della dimostrazione, che ha richiesto risorse considerevoli e competenze specialistiche, ma solleva dubbi sulla sua applicabilità pratica. "È semplicemente troppo lontano dalla praticità, troppo distante da qualsiasi cosa possa essere implementata nel mondo reale", ha dichiarato il ricercatore, aggiungendo che l'affermazione degli autori secondo cui questo rappresenterebbe il futuro della fusione di reti quantistiche appare prematura dato l'enorme numero di sfide ancora irrisolte.
Il principale ostacolo identificato da Young riguarda i ripetitori quantistici, dispositivi ancora largamente teorici necessari per trasmettere informazioni su lunghe distanze. Nelle fibre ottiche i fotoni vengono progressivamente assorbiti all'aumentare della distanza, e poiché l'informazione quantistica non può essere letta e ritrasmessa – la misurazione distruggerebbe lo stato dei fotoni – i segnali non possono essere amplificati lungo il percorso come accade nelle reti classiche. Un ripetitore quantistico funzionante consentirebbe di estendere la portata delle comunicazioni, ma la loro realizzazione pratica si è rivelata finora estremamente complessa. La rete dimostrata dal gruppo cinese non affronta questa criticità fondamentale, limitandosi a operare su brevi distanze dove la perdita di fotoni rimane gestibile.
Nonostante le perplessità sulla scalabilità immediata, il lavoro di Chen e colleghi rappresenta un tassello importante nella comprensione delle dinamiche di rete quantistica. La capacità dimostrata di fondere architetture separate mantenendo l'entanglement tra tutti i nodi costituisce un progresso metodologico che potrebbe ispirare soluzioni future