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Intel immerge i server nell'olio per raffreddarli al meglio

Intel parla positivamente del raffreddamento a olio minerale dopo un anno di test. L'efficienza è elevata e i costi adeguati. I componenti inoltre non si usurano o rompono. Siamo di fronte a una nuova frontiera per i datacenter?

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Avatar di Manolo De Agostini

a cura di Manolo De Agostini

Pubblicato il 03/09/2012 alle 07:06 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:42

Intel guarda al raffreddamento a olio minerale come un metodo efficace per tagliare i costi di gestione dei datacenter. La casa di Santa Clara ha completato un anno di test con la tecnologia di Green Revolution Cooling, un'azienda specializzata in soluzioni di raffreddamento a immersione. I risultati, secondo quanto riportato da GigaOM, sono soddisfacenti.

L'olio minerale (Wikipedia) è un fluido naturale costituito principalmente da alcani a catena lunga. Simile al petrolio, non è combustibile se non dopo riscaldamento e vaporizzazione. A dodici mesi dall'inizio della prova, Mike Patterson, senior power and thermal architect dell'azienda, ha deciso di uscire allo scoperto e condividere i primi risultati: la tecnologia non solo non causa problemi ai componenti dei server, ma potrebbe diventare la norma per chiunque abbia bisogno di un datacenter potente e ad alta densità di server.

I prodotti di Green Revolution Cooling, chiamati CarnotJet, ospitano i server all'interno di una bagno di olio refrigerante che assorbe il calore emanato dai componenti. L'olio caldo passa poi a un radiatore, che lo raffredda prima di rimetterlo in circolo. Un sistema che secondo Patterson si è dimostrato molto efficiente.

I rack raffreddati ad aria operano con un tasso di Power Usage Effectiveness (PUE, è una misura d'efficienza nel mondo dei datacenter) di 1,6, mentre i server immersi in questo olio minerale hanno un PUE tra 1,02 e 1,03, vicino al valore ideale che è pari a uno. Sarebbe possibile anche con il raffreddamento ad aria e liquido, ma i costi sono elevati e l'ingegnerizzazione complicata. L'olio minerale inoltre non richiede refrigeratori, pavimenti sopraelevati o altre misure costose necessarie oggi nei datacenter.

Sarebbe anche più facile riusare il calore dell'olio, e rendere così il sistema più efficiente rispetto a quelli ad aria. Nonostante le premesse però Intel sta solo valutando pro e contro. "Stiamo facendo i nostri conti per capire se abbiamo sviluppato una piattaforma a olio ottimizzata e cosa comporterebbe in termini di prestazioni, efficienza, etc".

In virtù di tutte le considerazioni che saranno fatte, l'azienda potrebbe adottare questa tecnologia o aiutare i produttori di server a portarla anche nel settore mainstream. I primi utenti a usarla saranno infatti quelli del settore HPC (supercomputer), dove l'imperativo è la potenza con il minor uso di energia e denaro. Lo studio di Intel potrebbe dare vita inoltre a un'architettura di riferimento per i server.

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