La Cina potrebbe realizzare CPU con un'archittetura unica

In Cina si discute sulla realizzazione di un'architettura nazionale proprietaria, o se puntare su soluzioni esistenti. Tra vantaggi e svantaggi, il colosso asiatico cerca indipendenza dall'Occidente.

Avatar di Manolo De Agostini

a cura di Manolo De Agostini

Il Governo cinese vuole un creare un proprio set d'istruzioni, meglio noto come instruction set architecture (ISA), per i chip sviluppati al livello nazionale di qualsiasi genere, da quelli per dispositivi portatili come gli smartphone fino a quelli per PC e supercomputer. Questa nuova ISA dovrebbe essere usata per i progetti sostenuti con i soldi del Governo di Pechino, cioè una lunga lista di istituzioni pubbliche e aziende private.

Il perché di questa mossa è chiaro: ridurre la dipendenza dalle tecnologie occidentali, progredire nel settore informatico e risparmiare. Al momento si stanno vagliando diverse soluzioni, da MIPS ad Alpha, da ARM a Power fino alla UPU, di cui abbiamo parlato in passato.

Tuttavia sembrerebbe crescere l'approvazione per lo sviluppo di un nuovo set d'istruzioni, così riporta il sito Extremetech, dopo un primo incontro tra rappresentanti del Governo, accademici e aziende come Huawei e ZTE. Secondo il vicepresidente di MIPS, Robert Bismuth, entro qualche mese si deciderà su cosa puntare.

Questa opzione però non è esente da problemi, in quando bisognerebbe creare nuovo software (compilatori e applicazioni) nonché formare sviluppatori e realizzare hardware da zero. Il vantaggio (per il Governo) sarebbe avere invece avere un'architettura propria, in grado di avere tecnologie di qualsiasi tipo: pensate a una soluzione per la censura o un modo per spiare oppositori del regime. Si tratta ovviamente degli scenari peggiori, ma che non possono essere esclusi a priori.

Una cosa è certa: la Cina è in piena espansione e già da tempo non si limita solo a produrre per noi Occidentali, ma impara e riproduce, e talvolta migliora. Nei prossimi anni le conquiste di questa nazione formata da oltre un miliardo di persone faranno notizia, dall'informatica al settore spaziale.

Certo, sarebbe meglio se tutto questo venisse portato avanti insieme alla comunità internazionale, ma stiamo parlando pur sempre di un regime, con tanti soldi e focalizzato solo sui propri interessi. Difficilmente in aree cruciali come queste - per tutti i paesi del mondo - assisteremo a un'apertura da parte cinese, anzi molto probabilmente assisteremo a una chiusura sempre maggiore. Non resta che attendere per capire quale direzione prenderà l'industria IT di questo immenso paese asiatico.