L'Antitrust mette all'angolo Google per "messaggi fantasma" e concorrenza sleale

Il destino di Google è attualmente nelle mani del giudice Amit Mehta, dopo la conclusione delle argomentazioni finali durante la giornata di ieri.

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a cura di Andrea Maiellano

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Il destino di Google è attualmente nelle mani del giudice Amit Mehta, dopo la conclusione delle argomentazioni finali durante lo storico processo tenutosi nella giornata di ieri. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, e gli stati querelanti, hanno presentato le loro ultime argomentazioni giovedì, riguardanti la presunta condotta anticoncorrenziale di Google nel settore delle ricerche online.

Il 3 maggio le accuse nei confronti del colosso si sono concentrate sulle presunte condotte illegali nel mercato della pubblicità relativa alle ricerche. Separatamente, Google è stata anche accusata per non aver conservato alcuni messaggi, scambiati a mezzo chat privata, che il Dipartimento di Giustizia ritiene potessero essere pertinenti al caso.

Il governo si sta impegnando per dimostrare che Google ha monopolizzato i principali canali di distribuzione nel mercato dei motori di ricerca, impedendo così ai potenziali rivali di crescere e diventare delle minacce significative. Il Goveno sostiene che Google ha raggiunto questo obiettivo attraverso contratti con produttori di telefoni, e sviluppatori di browser, in maniera tale da essere il motore di ricerca predefinito per anotnomasia. 

Se il giudice Mehta concorderà sul fatto che Google ha effettivamente bloccato la concorrenza, potrà considerare le argomentazioni del governo sul mercato della pubblicità relativa alle ricerche come prova della condotta anticoncorrenziale.

L'avvocato del Dipartimento di Giustizia, Kenneth Dintzer, ha paragonato l'ultimo grande processo per monopolio tecnologico (quello che vide gli Stati Uniti contro Microsoft), a quello attuale che coinvolge Google, affermando che "oltre a mostrare la stesa problematica, la conclusione potrebbe essere la stessa". 

Al contrario, l'avvocato principale di Google nel caso, John Schmidtlein, ha contestato questa analogia. Secondo Schmidtlein, a differenza di Microsoft, dove i produttori erano coerciti a stipulare accordi e i clienti erano costretti ad accettare un prodotto inferiore indesiderato, "Google ha conquistato il mercato con un prodotto superiore".

Un'alternativa adeguata agli annunci pubblicitari di Google

Una delle domande chiave del processo è se esistano sostituti adeguati agli annunci pubblicitari di Google. La risposta a questa domanda è cruciale per determinare se Google possieda il potere monopolistico che il Dipartimento di Giustizia sostiene sia stato creato attraverso i contratti sopracitati. Google afferma che ci sono molte alternative per gli inserzionisti; il governo, ovviamente, non è d'accordo.

Mehta ha mostrato una certa simpatia per gli argomenti del governo, pur riconoscendo che le alternative a Google sono presenti e non sono inferiori in termini di importanza globale.

Il Giudice ha citato Amazon come un esempio di sostituto a Google per gli annunci, sottolineando che spostare i propri investimenti pubblicitari da Google ad Amazon non è come "avvolgere il proprio annuncio in un giornale invece che in un cellophane".

Tuttavia, Mehta ha successivamente fatto una distinzione tra piattaforme pubblicitarie come Facebook e TikTok rispetto a Google. Ha sottolineato come gli utenti che cercano su Google arrivino con un'idea precisa di ciò che stanno cercando, mentre le piattaforme di social media spesso devono inferire l'intenzione da segnali indiretti.

Nel 2017, Google ha condotto un esperimento per diverse settimane e ha scoperto che poteva aumentare i prezzi dal cinque al quindici percento continuando a crescere nei ricavi.

Questa capacità di decidere i margini di guadagno è stata evidenziata da Mehta come una caratteristica tipica dei monopolisti. Schmidtlein si è opposto, affermando che è giusto condurre esperimenti sui prezzi per determinare se si stanno applicando i prezzi corretti.

123RF/danimalang
Laptop with google
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Sabotaggio degli annunci su Bing e chat cancellate

Gli stati querelanti, guidati dagli avvocati generali di 38 stati tra cui Colorado e Nebraska, hanno anche sostenuto che Google ha intenzionalmente rallentato lo sviluppo di alcune funzionalità per SA360, il suo strumento di marketing per i motori di ricerca. 

Secondo gli stati, Google ha procrastinato nello sviluppo di una funzionalità per gli annunci di Bing su SA360, pur avendola già implementata per gli annunci di ricerca Google. Mehta ha riconosciuto la gravità di questa condotta, data la dichiarazione pubblica iniziale di Google di non voler favorire nessuno all'interno di SA360.

SA360 consente agli inserzionisti di gestire gli annunci su diverse piattaforme, non solo su Google, ma anche su concorrenti come Bing di Microsoft.

Un altro problema chiave nel caso riguarda il fatto che Google abbia intenzionalmente cancellato, o omesso di conservare, una serie di documenti che avrebbero potuto essere utilizzati come prove nel processo.

Google aveva impostato di default la funzione 'history off' nelle sue chat aziendali, lasciando ai dipendenti la scelta di attivarla per conversazioni rilevanti. Dintzer, del Dipartimento Di Giustizia, ha definito la presunta distruzione di documenti "inequivocabile e onestamente sbalorditiva".

Il giudice Mehta ha espresso sorpresa e disapprovazione per la politica di conservazione di Google, definendola "carente". Il Dipartimento Di Giustizia ha chiesto che Mehta assuma che tutte le chat cancellate sarebbero state dannose per Google e mostrassero la loro intenzione anticoncorrenziale dietro i contratti con i produttori e i browser.

Adesso spetta a Mehta decidere come gestire la situazione. Non ha fornito una tempistica per la sua decisione, ma nel frattempo, Google e il Dipartimento Di Giustizia si stanno preparando per il loro secondo confronto, il prossimo autunno, riguardante la tecnologia pubblicitaria.