Le CPU cinesi vogliono fare le scarpe ad AMD e Intel

La Cina progetta il suo primo supercomputer basato interamente su hardware realizzato localmente. Il cuore del progetto sono le CPU Loongson, meglio conosciute come Godson. L'obiettivo è progredire per commercializzare, entro 20 anni, i propri processori negli Stati Uniti.

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a cura di Manolo De Agostini

La Cina lancia la sfida al mondo dei microprocessori: è in arrivo il supercomputer completamente cinese. Le istituzioni governative creeranno nel corso dell'anno Dawning 6000, una soluzione HPC (High Performance Computer) equipaggiata con circa 10 mila CPU Loongson (conosciute anche come Godson).

Loongson è un processore sviluppato dall'Institute of Computing Technology e della Chinese Academy of Sciences (CAS). Il capo del progetto è il professore Weiwu Hu. Al momento non sono noti i dettagli sull'architettura della CPU, ma potrebbe trattarsi di un nuovo progetto rispetto al Godson 3 presentato nel 2008 (Godson-3, la CPU cinese fatta in casa).

Secondo quanto riportato dai ricercatori, Dawning 6000 sarà in grado di offrire una potenza di calcolo di oltre 1000 trilioni di operazioni al secondo, ovvero un petaflop. Nulla di paragonabile al Tianhe-1A, il supercomputer capace di raggiungere il record di 2,507 petaflop, ma un primo passo rimarchevole. Il Tianhe-1A è dotato di 7.168 schede grafiche Nvidia Tesla M2050 (GPU Fermi con 448 stream processor), 14.336 CPU Intel Xeon, 262 terabyte di memoria distribuita e una capacità di archiviazione di 2 petabyte.

Nonostante l'evidente disparità, la Cina ha fatto capire che nei prossimi anni vuole tentare di ricucire il gap con il resto del mondo, per rendersi indipendente dai paesi stranieri. "La nostra industria ICT usa tecnologia straniera. Tuttavia, allo stesso modo in cui l'industria del paese non può sempre dipendere dal petrolio e acciaio stranieri, anche l'industria ICT cinese ha bisogno di una propria CPU", ha dichiarato Weiwu Hu.

"Abbiamo abbastanza supercomputer in Cina, ma ancora non possiamo usarli al massimo. Ci sono tanti quesiti scientifici che aspettano risposte dai calcoli fatti dai supercomputer. Tuttavia abbiamo bisogno di un buon algoritmo e di una corretta archiviazione dei dati per far funzionare tutto a dovere. Ogni anno la bolletta elettrica per un singolo supercomputer potrebbe costarci oltre 10 milioni di yuan (1,5 milioni di dollari), ma usiamo al massimo solo un decimo delle sue capacità".

"Servirà un altro decennio prima che i chip fatti in Cina siano adatti al mercato domestico. Siamo fiduciosi che tra due decenni saremo in grado di vendere le nostre CPU negli Stati Uniti, allo stesso modo in cui vendiamo vestiti e scarpe", ha aggiunto il professore.

Insomma, una vera e propria dichiarazione di guerra ai colossi statunitensi Intel e AMD. La Cina non vuole assolutamente rimanere indietro sulla tecnologia e prepara la nuova invasione. Con un PIL che cresce a due cifre e la formazione di una classe media sempre più ampia, il colosso asiatico sta mutando da paese prettamente produttivo a superpotenza in molteplici settori, anche quelli più avanzati. Stati Uniti ed Europa sono avvisati.