Il mondo del retrocomputing ha un nuovo gioiello da esplorare, e questa volta non si tratta dell'ennesima emulazione del Commodore 64 o del classico Macintosh. LisaGUI, un progetto dello sviluppatore e artista Andrew Yaros, porta direttamente nel browser una ricostruzione fedele dell'interfaccia grafica di Apple Lisa, la leggendaria workstation che nel 1983 costava l'equivalente di 32.500 dollari attuali e che finì per essere un clamoroso flop commerciale. Eppure, questo sistema operativo conteneva idee così avanzate che persino il Macintosh originale, lanciato l'anno successivo, dovette fare un passo indietro e adottare soluzioni più convenzionali per ragioni di costo e praticità.
La particolarità di LisaGUI risiede nel suo approccio: non è un emulatore nel senso tradizionale del termine, ma una ricostruzione completa in JavaScript dell'interfaccia e della logica di LisaOS. Yaros ha scelto questa strada sia perché esistono già emulatori dedicati e il codice sorgente del sistema è disponibile, sia per garantire un'esperienza più fluida e immediata all'interno di un browser moderno. Il risultato è uno strumento che permette di interagire con l'ambiente Lisa in pochi secondi, senza configurazioni complesse o file ROM da reperire.
Il progetto ha recentemente guadagnato attenzione dopo che Yaros ha pubblicato un articolo sul blog che spiega le motivazioni dietro LisaGUI, presentato con un'interfaccia testuale che ricorda i classici sistemi MS-DOS. Mentre esistono già ricostruzioni web di sistemi più mainstream come Windows 93, o Infinite Mac, che consente di eseguire versioni classiche di MacOS direttamente nel browser, Lisa rimane un territorio largamente inesplorato per la maggior parte degli appassionati di tecnologia.
La ragione di questa rarità è presto detta: Apple Lisa fu un disastro commerciale di proporzioni monumentali. Lanciato nel 1983 con un prezzo di listino proibitivo, il sistema vendette così poche unità che nel 1989 Apple decise di smaltire migliaia di esemplari in una discarica. Questo significa che anche gli appassionati di retrocomputing più accaniti hanno avuto pochissime opportunità di sperimentare realmente questo sistema, rendendo LisaGUI uno strumento prezioso per comprendere un capitolo fondamentale della storia dell'informatica personale.
Ciò che rende il Lisa particolarmente affascinante dal punto di vista tecnico è la sua filosofia operativa radicalmente diversa rispetto ai computer dell'epoca. LisaOS, dove "OS" sta per "Office System" e non "Operating System", implementava un paradigma in cui la distinzione tra programmi e documenti era intenzionalmente sfumata. Quando si faceva doppio clic su un'icona dell'Office System, non si avviava un'applicazione nel senso tradizionale: si creava invece un nuovo documento basato su un modello predefinito, una sorta di "cancelleria digitale" che l'utente poteva poi trascinare dove preferiva e modificare direttamente.
Questo approccio eliminava quasi come effetto collaterale la necessità delle finestre di dialogo "Salva" e "Carica", che sono comandi pensati per interagire con un programma, non con documenti che esistono indipendentemente dagli strumenti che li creano. Una filosofia coerente con la visione del sistema Smalltalk di Xerox PARC che gli ingegneri Apple avevano osservato nel 1979, pagando con azioni della società per accedere a quelle demo rivoluzionarie.
Il Lisa supportava il multitasking nativo, un lusso impensabile per la maggior parte dei personal computer dell'epoca, ma non aveva "programmi" nel senso convenzionale. L'hardware era all'altezza delle ambizioni: un processore Motorola 68000, un hard disk integrato e una quantità di RAM generosa per gli standard del 1983. Tuttavia, proprio queste specifiche contribuirono al prezzo astronomico che condannò il sistema all'insuccesso commerciale.
Il Macintosh, progetto parallelo sviluppato da Apple con l'obiettivo di creare una macchina più accessibile, ereditò molto della tecnologia Lisa, incluso il codice di Bill Atkinson, ma dovette scendere a compromessi. Niente hard disk, RAM limitata, nessun multitasking e, soprattutto, un ritorno a concetti più familiari come l'esecuzione di programmi da dischetto e il salvataggio esplicito dei documenti. Le celebri finestre di dialogo standard del Mac per aprire e salvare file nacquero proprio da questi limiti: non c'era memoria sufficiente per mantenere il Finder attivo contemporaneamente alle applicazioni e delegargli la gestione dei file.
Come ammise lo stesso Steve Jobs in interviste successive, durante le demo di Xerox PARC rimase talmente folgorato dall'interfaccia grafica da non cogliere appieno l'importanza del networking, del linguaggio di programmazione Smalltalk e della sua elegante programmazione orientata agli oggetti. Il risultato fu che sia il Lisa che il Mac rappresentarono versioni progressivamente più convenzionali e meno radicali rispetto al prototipo Xerox Alto con Smalltalk.
Molte delle convenzioni inventate per il Macintosh del 1984 sono oggi così pervasive da risultare invisibili: le finestre di dialogo, i pulsanti per massimizzare e minimizzare nelle barre del titolo, la netta distinzione tra l'applicazione attiva e il sistema operativo sottostante. Sul Lisa queste soluzioni non esistevano, semplicemente perché non erano necessarie o perché nessuno le aveva ancora concepite. Comprendere questa differenza non è possibile osservando semplici screenshot statici: serve interagire con il sistema, creare documenti, spostare elementi, sperimentare il flusso di lavoro.
LisaGUI risolve questo problema di accessibilità offrendo un'esperienza immediata e funzionale. Per gli sviluppatori e i designer di interfacce utente, rappresenta un'opportunità unica di studiare paradigmi alternativi di interazione che precedono le convenzioni moderne. Per gli appassionati di storia del computing, è una finestra diretta su un sistema che ha avuto un'influenza culturale e tecnologica sproporzionata rispetto alla sua diffusione commerciale.
Il progetto è liberamente accessibile online e non richiede installazioni, o configurazioni particolari: basta un browser moderno e qualche minuto per esplorare un pezzo di storia dell'informatica che ha contribuito a definire l'interazione uomo-macchina come la conosciamo oggi. In un'epoca in cui si discute di nuovi paradigmi per l'interfaccia utente nell'era dell'intelligenza artificiale e della realtà aumentata, guardare indietro a esperimenti visionari come il Lisa può offrire spunti sorprendentemente attuali su come ripensare il rapporto tra utenti, strumenti e contenuti digitali.