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Il prossimo Windows potrebbe essere come Netflix, in streaming ad abbonamento

Microsoft potrebbe offrire Windows come servizio cloud per gli utenti, riducendo il ruolo del PC fisico e proponendo un abbonamento. Ci sono vantaggi in termini di potenza e servizi, ma si sollevano interrogativi su costi e sicurezza dei dati. Il futuro di Windows potrebbe diventare nebuloso, con pro e contro da valutare.

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Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Pubblicato il 28/06/2023 alle 09:31

Microsoft vuole portare Windows completamente nel cloud, o almeno questa è l'ipotesi, stando alle informazioni recentemente rivelate nell’ambito delle indagini sull’acquisizione di Activision, come riporta The Verge.

La documentazione lascia intendere che il “cloud PC” nei piani di Microsoft è destinato anche all’utenza privata: si tratta in sostanza di avere tutto online, con il PC fisico che è ridotto a un mero sistema di accesso agli strumenti online. Microsoft propone già questo prodotto come servizio per le imprese.

Da una parte ci sarebbero chiari vantaggi: un PC Cloud con Windows non avrebbe limiti di potenza (in teori), né problemi di prestazioni, potrebbe avere tutti i servizi che servono, ed essere uno strumento di lavoro perfetto. Dall’altra qualcuno potrebbe chiedersi perché pagare un abbonamento per qualcosa che oggi costa molto poco (la licenza di Windows integrata nel laptop, in genere). E non sarebbe l’unico svantaggio possibile.

Avrebbe senso per un privato, che ha il suo computer per lavorare o per studiare? Beh, la risposta è “dipende”: magari mi conviene fare l’abbonamento a Windows Cloud, che magari integra anche Office, piuttosto che comprare un computer nuovo perché quello che ho non ha più prestazioni adeguate. Magari ho un Mac, e mi fa comodo avere un sistema Windows da usare solo di tanto in tanto. Magari ci possono essere altre ragioni.

La cosa potrebbe essere interessate anche per il gaming su PC, anche se non subito: nell'immediato, un PC gaming ha ancora bisogno di hardware potente. Ma il gaming in streaming sta crescendo in fretta, e presto i giocatori che vi si affidano completamente saranno molti. Microsoft lo sa e un po’ ci conta.

Ad oggi c’è un doppio avvio, nel senso che si può scegliere se avviare Windows 11 in locale oppure cloud. Ma in futuro l’opzione locale potrebbe sparire; in teoria, potremmo persino avviare Windows su uno smartphone o un tablet, avendo un browser compatibile e una connessione adeguata.

Non è necessariamente una buona notizia, perché finora passaggi del genere hanno sempre rappresentato un aumento dei costi. Per esempio, una volta c’era la licenza di Photoshop: pagavi una volta e potevi usare il software finché non diventava obsoleto; oggi devi pagare l’abbonamento Creative Cloud, che se non altro costa relativamente poco. Ma comunque si spende di più che con la licenza tradizionale.

E non si tratta solo di spendere denaro. Ovviamente c’è sempre la questione offline, cioè come gestire il sistema quando Internet non è disponibile. E c’è anche il non trascurabile dettaglio che cloud vuol dire il computer di qualcun altro. Non tutti siamo disposti o possiamo mettere i nostri dati su hardware che non sia nostro al 100% - chi se lo può permettere ha a disposizione l’opzione del cloud privato.

Immagine di copertina: chingyunsong

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