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Modem e router sono "apparati" o "terminali" di rete?

Il deputato Ivan Catalano di Civici Innovatori ha avuto risposta nella seconda interrogazione parlamentare sulla libertà d'uso di modem e router.

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Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

@Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 07/04/2017 alle 14:30
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I provider possono imporre l'uso dei loro modem e router solo se esiste un'esigenza tecnica specifica. Questa è la risposta che ha dato l'onorevole Franca Biondelli, sottosegretario al lavoro e Politiche Sociali, in relazione alla seconda interrogazione parlamentare del deputato Ivan Catalano (Civici Innovatori).

Internet Service Providers

Il problema è risaputo: i provider leader di mercato obbligano all'impiego di dispositivi proprietari e forniscono parametri parziali (solo per l'accesso al Web ma non la telefonia) per l'impiego di soluzioni terze.

Leggi anche: I provider non dovrebbero obbligarci a usare i loro modem

Secondo il MISE se i fornitori di servizio sostengono la "tesi" delle motivazioni tecniche allora i dispositivi vanno considerati "apparati di rete", quindi non soggetti alla direttiva comunitaria 2008/63/CE relativa alla concorrenza sui mercati delle apparecchiature terminali di telecomunicazioni.

In pratica se si parla di modem e router come "apparati" i provider possono imporre quelli proprietari o di loro scelta, se li si considera "terminali" gli utenti dovrebbero avere completa libertà.

"In altri termini se per la rete risulta necessaria per il suo funzionamento una dotazione di proprietà dell'operatore di rete, anche se posta presso l'utente, essa non può essere considerata apparecchiatura terminale ma apparato di rete", ha spiegato Biondelli.

Accolta invece la critica di Catalano sulla mancanza di un sistema sanzionatorio adeguato che avrebbe impedito ad AGCOM di svolgere un'efficace vigilanza in materia. L'unico strumento attualmente è la diffida, la cui inosservanza consente sanzioni comprese tra 103mila e 258mila euro con la facoltà di oblazione - il pagamento del doppio del minimo edittale pari a circa 20mila euro.

La promessa del MISE quindi è di valutare l'approvazione di un provvedimento adeguato per rispondere alle criticità espresse dagli interroganti.

Catalano si è detto parzialmente soddisfatto. Da una parte ha riconosciuto positivamente l'impegno del MISE nel fornire maggiori poteri sanzionatori all'AGCOM per intervenire su questi casi. Dall'altra però ha ricordato che lo stesso Governo tedesco ha interpretato diversamente l'attuale regolamento europeo non considerando modem e router come "apparati di rete".

Dato che la Commissione UE sta vagliando l'iniziativa legislativa della Germania, non è escluso che possa accettare questo tipo di interpretazione e di fatto sconfessare l'attuale prassi della maggioranza dei provider italiani.

Catalano ha ricordato che questa semplice correzione interpretativa alimenterebbe il mercato dei modem e router, con grandi benefici per produttori (anche italiani) e consumatori. Si torna al concetto di libero accesso, che dovrebbe essere consentito anche sotto il profilo tecnico.

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