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a cura di Tom's Hardware

Non abbandoniamo Pollicino nel bosco. In quel bosco virtuale che si espande alla velocità della foresta amazzonica e nel quale sono già rimasti intrappolati milioni di bambini in tutto il mondo. Non lasciamo soli i più piccoli per i sentieri di Internet. Perché in quel bosco ci sono trappole subdole e lupi voraci. Bisogna vigilare, spiegare, accompagnare.

E’ la conclusione di un’indagine sui bambini e Internet promossa dall’azienda specializzata in sicurezza informatica Symantec, in collaborazione con la International Crime Analysis Association (Icaa), associazione impegnata sul fronte della ricerca scientifica per la prevenzione dei comportamenti criminali e la tutela dei minori. L’indagine rientra nel progetto «Pollicino nella Rete: educare i minori a una navigazione sicura in Internet». Perché i rischi non sono soltanto quelli di un uso eccessivo con danni fisici e psicologici, come è capitato due giorni fa a un bambino di 10 anni di Senago, nel Milanese, colpito da una «crisi da stimolazione luminosa» per aver giocato troppo a lungo a un videogame.

I pericoli sono anche quelli dei «brutti incontri»: secondo i più recenti dati Eurispes, in tutto il mondo ci sarebbero circa 70 mila siti pedofili. E sono 13 milioni in Europa - un milione e mezzo in Italia - quelli che giocano, cercano, studiano attraverso la rete. E che «chattano», con amici o sconosciuti. Hanno tra gli 8 e i 13 anni. Su Internet incontrano compagni di strada virtuali, immagini violente, pornografia. Il problema è che più del 70% dei giovanissimi non è guidato da nessun adulto nei suoi «viaggi». Oltre la metà dei «Pollicini» intervistati ha dichiarato di essere capitata almeno una volta in un sito pornografico e il 13% ha incontrato un pedofilo online . Il 46% dei ragazzi ha dichiarato di non avere provato particolari emozioni. Moltissimi (70%) non parlano delle loro esperienze con i genitori o perché non li ritiene in grado di capire (33,5%) o perché si vergogna (16%). Questi i dati di sintesi dell’indagine - patrocinata dal ministero delle Comunicazioni e dall’Unicef - e condotta su 5.000 ragazzini di tutta Italia.

Nel nostro Paese il monitoraggio di oltre 100 mila siti web da parte della polizia postale ha condotto negli ultimi due anni alla denuncia di duemila persone che scambiavano materiale pornografico online e all’arresto di cento presunti pedofili. «I bambini che rischiano di più di fare cattivi incontri sono quelli più curiosi e smaliziati - sostiene Marco Strano, psicologo della polizia di Stato e presidente dell’Icaa -. Quelli tecnologicamente più avanzati. E sicuramente quelli che vengono lasciati soli a navigare in Internet». I segnali che dovrebbero mettere in allarme i genitori sono «pochi e generici», ammette l’esperto, ma si dovrebbe alzare il livello di guardia se si nota un improvviso incremento nella curiosità dei bambini per le chat, quando si collegano al web sempre alla stessa ora, soprattutto di sera. Non serve chiudere le chat, tane dove i lupi più facilmente si nascondono: «E’ come chiudere le autostrade perché aumenta il numero di incidenti».

Il rimedio, piuttosto, consiste nel dare la caccia ai delinquenti e nell’informare i ragazzi dei rischi che corrono. Raccomandare loro di non lasciare mai dati personali, non lasciarli navigare da soli. Più informazione e più dialogo fra bambini e genitori per prevenire situazioni a rischio.