OpenAI ha sferrato un attacco frontale a Google presentando Atlas, il suo nuovo browser web che promette di rivoluzionare il modo in cui navighiamo in rete. Durante una diretta streaming a sorpresa, la società di Sam Altman ha svelato un prodotto che non si limita a sfidare Chrome sul suo terreno, ma mira a ridefinire completamente l'esperienza di navigazione attraverso l'intelligenza artificiale. La mossa arriva in un momento particolarmente delicato per il colosso di Mountain View, reduce da una sentenza del Dipartimento di Giustizia americano che gli vieta di stipulare accordi di esclusività sulla ricerca.
La vera novità non sta tanto nel lancio di un ennesimo browser, quanto nella visione radicalmente diversa di cosa debba essere questo strumento nell'era dell'AI. Ben Goodger, responsabile ingegneristico di Atlas e figura storica nello sviluppo sia di Firefox che di Chrome, ha spiegato che il nuovo modello di ricerca integrato rappresenta un cambio di paradigma: "È un'esperienza multi-turno. Puoi avere un dialogo continuo con i tuoi risultati di ricerca invece di essere semplicemente rimandato a una pagina web". Un approccio che ricorda più una conversazione con un assistente esperto che una semplice interrogazione di un database.
La minaccia per Google si articola su più livelli. Il primo è numerico: ChatGPT conta 800 milioni di utenti a settimana, e se questi dovessero passare ad Atlas, probabilmente abbandonerebbero Chrome. Anche se il browser di Google è gratuito e non genera entrate dirette, la perdita di questi utenti comprometterebbe la capacità dell'azienda di profilare il pubblico per la pubblicità mirata e di indirizzarlo verso Google Search, proprio mentre un'ingiunzione federale le impedisce di ricorrere ai suoi tradizionali accordi commerciali per mantenere il dominio nella ricerca.
Il secondo livello riguarda il modello stesso di ricerca sul web. L'intelligenza artificiale ha già messo sotto pressione il sistema tradizionale, fornendo informazioni elaborate anziché contenuti contro cui mostrare pubblicità. Google ha tentato di adattarsi integrando l'AI nei risultati di ricerca, ma lo ha fatto aggiungendo semplicemente box informativi alla pagina, come già faceva per recensioni e listini prodotti. Il dialogo interattivo proposto da OpenAI è qualcosa di profondamente diverso, impossibile da replicare con semplici aggiustamenti dell'interfaccia attuale.
Sam Altman ha inquadrato il lancio con toni che ricordano le presentazioni di Steve Jobs, definendo l'AI come "una rara opportunità, che capita una volta ogni decennio, di ripensare cosa possa essere un browser". Il CEO ha tracciato un parallelo esplicito: se per il vecchio modo di usare internet la barra degli URL e il box di ricerca erano strumenti adeguati, oggi l'esperienza di chat integrata nel browser rappresenta l'evoluzione naturale. Una formulazione che relega esplicitamente Chrome e i suoi concorrenti al passato.
Ma c'è un terzo fronte di battaglia, forse il più insidioso: la pubblicità. OpenAI attualmente non mostra annunci, ma si è ben guardata dall'escludere questa possibilità per il futuro. Anzi, l'azienda ha pubblicato numerose offerte di lavoro nel settore dell'advertising technology, alimentando speculazioni su un'imminente svolta commerciale. Con Atlas, ChatGPT può ora raccogliere dati contestuali direttamente dalla finestra del browser, accedendo a informazioni estremamente preziose per il targeting pubblicitario. Si tratta di un livello di accesso senza precedenti: il sistema può letteralmente vedere le parole che digiti sullo schermo.