Il mercato della memoria RAM sta vivendo una crisi senza precedenti che rischia di stravolgere l'intero ecosistema tecnologico, dai PC gaming alle console di nuova generazione, fino agli smartphone. La situazione è diventata talmente volatile che alcuni rivenditori statunitensi hanno deciso di vendere i moduli di memoria a prezzi variabili giornalieri, proprio come farebbe un mercato del pesce con il pescato fresco. Una dinamica che ricorda i periodi peggiori della crisi dei semiconduttori durante la pandemia, ma con implicazioni potenzialmente ancora più drammatiche per consumatori e produttori.
La catena Central Computers, presente nell'area della Baia di San Francisco, ha iniziato a esporre cartelli nei propri punti vendita che avvisano i clienti dell'impossibilità di indicare prezzi fissi. "I costi fluttuano quotidianamente mentre produttori e distributori si adattano all'offerta limitata e all'alta domanda", recita il messaggio fotografato da alcuni utenti. Anche Micro Center, altro importante rivenditore di componenti hardware, ha adottato la stessa politica, invitando i clienti a rivolgersi direttamente al personale di vendita per conoscere le quotazioni in tempo reale.
I numeri dell'escalation dei prezzi sono impressionanti e testimoniano una velocità di crescita raramente vista nel settore tech. Un kit da 32GB di memoria DDR5 acquistato a gennaio per circa 130 dollari viene oggi venduto a 440 dollari, con un incremento che supera il 230% in soli tre mesi. Le configurazioni più comuni hanno subito rincari ancora più marcati, passando da 105 a 400 dollari. Per chi punta a configurazioni più performanti, un kit da 64GB DDR5 può facilmente superare la soglia degli 800-900 dollari, rendendo proibitivo l'accesso a sistemi di fascia alta.
L'impatto della crisi non si limita ai singoli consumatori ma sta già condizionando le strategie dei principali player del settore. Valve ha esplicitamente citato la carenza di memoria come uno dei fattori che impediscono di definire un prezzo definitivo per le sue Steam Machine di prossima generazione. Una situazione che dimostra come anche i grandi produttori stiano navigando a vista in un mercato diventato imprevedibile.
Il settore delle schede grafiche, appena uscito dalla crisi dei prezzi causata dal mining di criptovalute, rischia di trovarsi nuovamente in una situazione critica. Ogni GPU moderna richiede quantità significative di VRAM, e secondo indiscrezioni di settore sia NVIDIA che AMD starebbero valutando aumenti di prezzo per compensare i costi crescenti della memoria. Gli analisti di Digital Foundry raccomandano agli utenti di acquistare schede grafiche con almeno 10GB di VRAM finché i prezzi rimangono vicini all'MSRP suggerito, prevedendo un inevitabile rialzo nelle prossime settimane.
Anche il mercato delle console potrebbe subire conseguenze significative. Secondo il leaker Moore's Law Is Dead, Microsoft starebbe considerando un ulteriore aumento dei prezzi per Xbox Series X e Series S, dopo i rincari già applicati in alcuni mercati. Sony, invece, avrebbe adottato una strategia più prudente, accumulando scorte sufficienti di memoria per garantire la produzione di PlayStation 5 per diversi mesi, almeno fino a quando la situazione non si stabilizzerà o peggiorerà ulteriormente.
La causa principale di questa tempesta perfetta ha un nome ben preciso: intelligenza artificiale. Tim Sweeney, CEO di Epic Games, ha lanciato un allarme particolarmente preoccupante, affermando che potrebbero servire anni prima che il gaming di fascia alta si riprenda dalla crisi della memoria. Il problema risiede nella massiccia domanda proveniente dai data center dedicati all'AI, dove le aziende tech sono disposte a pagare cifre considerevolmente più elevate rispetto ai produttori di dispositivi consumer per accaparrarsi la memoria più avanzata.
Le fabbriche di semiconduttori stanno infatti dirottando la produzione di DRAM di ultima generazione verso il settore dell'intelligenza artificiale, dove i margini di profitto sono significativamente superiori. Questa riallocazione delle risorse produttive lascia il mercato consumer e gaming con una disponibilità sempre più ridotta, creando una competizione spietata per le scorte rimanenti. La situazione ricorda quanto accaduto durante il boom del mining di criptovalute, ma con una differenza sostanziale: la domanda dall'AI non è ciclica o speculativa, ma strutturale e destinata a crescere esponenzialmente.