Ricercatori al lavoro sull'ultra-memoria

Proseguono gli studi e le dimostrazioni per cercare nuove tecnologie di memoria durature e in grado di assicurare un'elevata capienza.

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a cura di Manolo De Agostini

Ricercatori americani del Dipartimento dell'Energia e dell'Università di Berkeley hanno dimostrato la fattibilità di nanotubi di memoria in grado di immagazzinare bit per miliardi di anni, con una densità teorica di un trilione di bit su pollice quadrato.

I ricercatori hanno realizzato un prototipo di dispositivo basato su una particella di ferro in scala nanometrica, in grado di spostarsi, come una navetta, lungo un nanotubo al carbonio.

La nanostruttura è stata creata da pirolisi di ferrocene in argo a 1000 gradi Celsius. Gli elementi dei nanotubi creati sono dispersi in isopropanolo ultrasonico e depositati su un substrato con contatti elettrici applicati ai terminali del nanotubo. Secondo i ricercatori, tutto ciò è compatibile con le comuni tecniche di produzione dei semiconduttori.

Attraverso l'applicazione di una corrente elettrica, la particella di ferro può essere messa in movimento all'interno del nanotubo da e verso la sorgente di corrente. Quando la corrente viene tolta, la particella è, per così dire, congelata nella sua posizione. Applicando una corrente con impulsi cadenzati, la particella può essere spostata di una distanza fissa di 3 nm alla volta. La velocità di movimento può essere alterata modificando la tensione applicata.

Per costituire lo zero digitale, la particella può essere collocata da ambo le parti del punto mediano del nanotubo. Un microscopio elettronico a trasmissione ha mostrato come si sposta la particella (osservare il video a fondo della notizia). In un dispositivo da usare nella vita di tutti i giorni, la posizione della particella potrebbe essere letta grazie al rilevamento della resistenza elettrica assiale del nanotubo, tramite piccoli impulsi di tensione.

Sono stati compiuti calcoli, infine, basandosi sulla distanza compiuta dalla particella a temperatura ambiente, senza tensione applicata, prima che la sua posizione sia alterata a sufficienza per far sì che il valore del dato cambi, e quanto tempo richieda. I ricercatori hanno calcolato che dovrebbe richiedere 3.3 × 10 alla potenza 17 secondi, concludendo di aver dimostrato, in questo modo, la fattibilità di elemento per l'archiviazione dati con una durata di un miliardo di anni.

Altri calcoli suggeriscono che un chip, grazie a tutto ciò, sia in grado di immagazzinare trilioni di bit per pollice quadrato.

Si tratta di una scoperta non applicabile al momento, ma che potrebbe trovare impiego tra molti e molti anni.