Short Stroking, aumentare le prestazioni dell'hard disk

Per migliorare le prestazioni di un hard disk meccanico è possibile apportare una modifica software, conosciuta come "Short Stroking".

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a cura di Patrick Schmid

Introduzione

Al momento, nel settore archiviazione, non c'è chi non abbia sentito, e sente quotidianamente, parlare di SSD. A dar retta ad alcuni, queste unità flash sono sul punto di prendere possesso di tutto il mercato, grazie al fatto che li si ritiene più veloci ed efficienti degli hard disk magnetici. Sappiamo, però, che sono anche molto più costosi, e che tra i prodotti sul mercato ci sono molte differenze: solo alcuni, poi, hanno quelle prestazioni eccezionali di cui si parla.

Il mercato dimostra che dubitare è legittimo: le unità flash occupano, al momento, una fetta molto ridotta del mercato, che resta saldamente "in mano" agli hard disk magnetici. I prodotti tradizionali, che conosciamo da decenni, sono ben lontani dal pensionamento, come dimostrano le nuove tecnologie di cui abbiamo parlato tempo fa, alle quali si è recentemente aggiunta la short stroking.

Short Stroking, o come combattere con gli accessi casuali.

Ogni tecnologia hai suoi pro e i suoi contro, e ognuna ha senso, se usata con intelligenza. Gli SSD offrono un tempo d'accesso vicino allo zero, alte prestazioni I/O, e un'efficienza potenzialmente eccezionale, che però, per il momento, è reale solo per una manciata di prodotti. Quanto ai prezzi, stanno scendendo, in particolare per i tagli più piccoli, fino a 32 GB; il calo dei prezzi, però, potrebbe essere vicino ad un limite.

Quanto ai prezzi, è il caso di ricordare che le differenze indicano differenze sostanziali anche nella qualità. Le unità SSD più economiche hanno memorie flash di tipo MLC (Multi Level Cell) e controller di memoria appena passabili, che pesano su efficienza ed affidabilità.Costano poco, è vero, ma hanno poco da spartire con gli SSD migliori, che usano memorie SLC (single level cell), che offrono alte prestazioni, efficienza ed affidabilità.

Gli HDD vendono cara la pelle

Gli hard disk tradizionali, invece, sono diventati molto convenienti, con soluzioni da un terabyte a meno di 100 euro. Alte capacità, basso costo e disponibilità immediata sono le ragioni principali per continuare a puntare sugli hard disk. Malgrado siano basati su componenti elettronici, meccanici e magnetici, gli HDD sono solitamente affidabili e robusti, grazie ai test intesivi e ai processi di controllo a cui sono sottoposti. L'affidabilità a lungo termine degli SSD, invece, è ancora un territorio inesplorato.

Combattere lo svantaggio fisico

Per rivaleggiare con gli SSD gli hard disk devono ridurre il tempo d'accesso, quindi i produttori devono lavorare sui tempi di spostamento delle testine. Durante le operazioni di lettura/scrittura sequenziali i risultati sono già buoni, e infatti gli HDD sono spesso più veloci di molti SSD. Il campo di battaglia vero, infatti, sono le operazioni di scrittura e lettura casuale.

Un throughput di oltre 150 MB/s può diminuire ad alcuni kilobyte al secondo quando l'hard disk deve accedere a un'informazione casuale, distribuita lungo l'intero supporto magnetico.

In altre parole: il disco o l'applicazione perde molto tempo nelle operazioni di riposizionamento delle testine. È possibile ridurre l'attività meccanica, riducendo i tempi morti? Si può! Diamo uno sguardo alla tecnica "short stroking", testando alcuni hard disk Hitachi pensati per ridurre l'attività meccanica attraverso l'uso di una frazione della capacità dell'hard disk.