L'amministrazione statunitense ha lanciato un ultimatum senza precedenti all'Unione Europea, minacciando ritorsioni economiche contro alcune delle più importanti aziende tecnologiche europee in risposta alle normative e alle sanzioni imposte da Bruxelles ai giganti digitali americani. La controversia si inserisce in un momento di crescente tensione transatlantica sul fronte della regolamentazione tecnologica, con l'Europa che negli ultimi anni ha assunto un ruolo di leadership globale nella definizione di standard per la concorrenza digitale, la privacy e la moderazione dei contenuti online.
L'ufficio dell'US Trade Representative (USTR) ha pubblicato martedì una dichiarazione che accusa l'Unione Europea di condurre "una serie continuativa di azioni discriminatorie e persecutorie" contro i fornitori di servizi americani, citando esplicitamente multe, cause legali, direttive e imposte fiscali. Il riferimento più immediato riguarda la recente sanzione di 140 milioni di dollari inflitta a X per violazioni del Digital Services Act, ma l'amministrazione statunitense punta il dito contro un panorama normativo ben più ampio che ha colpito ripetutamente colossi come Google, Apple, Amazon, Microsoft e Meta.
La risposta americana non si limita a parole: nella dichiarazione vengono elencati esplicitamente nove nomi di aziende europee che potrebbero diventare bersaglio di contromisure. L'elenco include player di peso nel settore tecnologico e dei servizi: Accenture, Amadeus, Capgemini, DHL, Mistral AI, Publicis, SAP, Siemens e Spotify. Si tratta di una mossa straordinariamente diretta che rompe con le convenzioni diplomatiche tradizionali, trasformando una controversia commerciale in una minaccia esplicita a specifiche realtà aziendali.
L'argomentazione americana si fonda su una presunta asimmetria: mentre le società europee opererebbero liberamente negli Stati Uniti da decenni, godendo di "accesso paritario al mercato e ai consumatori", le controparti americane sarebbero invece sottoposte a un trattamento discriminatorio in Europa. L'USTR sottolinea come le aziende tech statunitensi contribuiscano all'economia europea con investimenti diretti superiori ai 100 miliardi di dollari e supportino milioni di posti di lavoro, offrendo inoltre servizi gratuiti ai cittadini europei.
La scelta di includere Mistral AI nell'elenco risulta particolarmente significativa: si tratta di una startup francese specializzata in modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), considerata una delle poche realtà europee in grado di competere con i giganti americani dell'intelligenza artificiale generativa come OpenAI e Anthropic. La sua presenza nell'elenco suggerisce che le preoccupazioni statunitensi non riguardano solo le normative retroattive ma anche le potenziali limitazioni alla competitività futura nel settore dell'AI.
Dal canto suo, l'Unione Europea ha risposto con fermezza attraverso il portavoce della Commissione Europea Thomas Regnier, che in dichiarazioni rilasciate al New York Times e all'AFP ha ribadito: "Le nostre regole si applicano in modo equo e paritario a tutte le aziende che operano nell'UE". Regnier ha inoltre confermato che Bruxelles continuerà a far rispettare le proprie normative senza discriminazioni, pur mantenendo aperto il dialogo per l'implementazione di accordi commerciali bilaterali.
La minaccia americana prevede strumenti concreti: la legislazione statunitense consente infatti l'imposizione di dazi o restrizioni sui servizi stranieri, tra altre misure possibili. L'USTR ha inoltre esteso l'avvertimento a qualsiasi altro paese che intenda perseguire una "strategia in stile europeo" nella regolamentazione tecnologica, configurando un potenziale effetto domino che potrebbe scoraggiare altre nazioni dall'adottare normative simili a quelle europee.
Negli ultimi anni, l'Unione Europea ha effettivamente consolidato la propria posizione come regolatore più aggressivo del settore tecnologico globale. Il Digital Services Act e il Digital Markets Act hanno introdotto obblighi stringenti per le piattaforme digitali di grandi dimensioni, imponendo standard di moderazione dei contenuti, interoperabilità e limitazioni alle pratiche anticoncorrenziali. Google è stata multata ripetutamente per miliardi di euro per abuso di posizione dominante, Apple è stata costretta ad aprire il proprio ecosistema iOS, e Meta affronta indagini continue sulle proprie pratiche relative ai dati degli utenti.