Whisky | I migliori del 2022

Quali sono i migliori whisky da acquistare su Amazon, e come possiamo sceglierli? Vi raccontiamo tutto in questa nostra guida agli acquisti!

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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

ATTENZIONE

Con la pubblicazione del seguente articolo Tom’s Hardware vi invita ad un consumo sicuro e coscienzioso dell’alcol, invitandovi a non perdervi nell’abuso. La seguente offerta è inoltre da intendersi esclusivamente ad uso e consumo di acquirenti maggiorenni. Tom’s Hardware declina ogni responsabilità qualora la proposta venisse utilizzata per favorire l’acquisto ed il consumo di bevande alcoliche da parte di persone al di sotto dei 18 anni.

Bevi responsabilmente.

Quella del whisky è una tradizione secolare, nonché un orgoglio della produzione alcolica di paesi come Scozia e Irlanda che, sin dalle origini, si contendono il primato per l'ideazione del famoso distillato. Un prodotto tipico, molto vincolato dalla tradizione regionale ma che, negli anni, non ha mancato di raccogliere estimatori in tutto il mondo, specie di recente, quando la riscoperta della mixology e, in generale, dei prodotti alcolici, ha ampliato a dismisura il numero di estimatori in tutto il mondo.

Consci di quello che è un interesse globale, ma anche nazionale, per i distillati di orzo (e non), abbiamo quindi pensato di offrirvi la nostra personale selezione con quelli che sono i migliori whisky attualmente disponibili online, vincolandoci - ma solo per ora - alla sola offerta di Amazon, in quanto il portale, al netto di qualsiasi pregiudizio, ha dalla sua un catalogo di prodotti davvero notevole, che esula da quelle che sono le opzioni più tipiche e note, rintracciabili ormai anche in molte catene di supermercati del nostro paese. Detto questo, largo alle opzioni di acquisto, questi sono "i migliori whisky che puoi acquistare su Amazon"! Slàinte!

I migliori whisky

Lagavulin 16 Anni

Un whisky di carattere, di colore ambrato e dal sapore intenso e deciso, con un buon retrogusto affumicato e un vago sentore salino, come da tradizione per i distillati provenienti dall'isola di Islay. Il Lagavulin 16 anni è un single malt con il più lungo invecchiamento tra quelli prodotti dall'omonima e storica distilleria. Ideale per chi vuole scoprire i sapori di Islay, è bevuto rigorosamente secco o, al più, leggermente allungato con pochissima acqua per stemperare il suo sapore di torba. Si tratta di un whisky scozzese di altissima qualità, contraddistinto da un eccezionale rapporto qualità prezzo, quasi atipico per un distillato invecchiato 16 anni.

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Talisker 18 anni

Single malt originario dell'isola di Skye, realizzato da una delle più famose distillerie dell'arcipelago scozzese, il Talisker 18 è uno dei fiori all'occhiello della distilleria, ed è caratterizzato da un ampio bouquet di profumi, in cui non mancano note molto marcate, come da tradizione per i whisky prodotti sulle isole. Nominato, nel 2007, nella premiazione del "Miglior Whisky Single Malt al Mondo", il Talisker 18 ha note toffee e di caramello, con un progressivo fondo affumicato. Ideale da bere anche diluito, onde esaltarne le note più tenui, è un whisky di qualità ma che, per il suo equilibrio tra note speziate e dolci, può essere facilmente apprezzato da chi non ha ancora sviluppato un palato per la degustazione.

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Royal Salute 21 anni

Non proprio un'edizione speciale, ma comunque una bottiglia di grande pregio. La Royal Salute è un'etichetta molto particolare, perché è l'unica in tutta la produzione scozzese il cui invecchiamento minimo è di 21 anni. Una cifra non casuale ma simbolica, che richiama alle 21 salve di cannone che vengono sparate dalla Torre di Londra in concomitanza di particolari eventi di carattere nazionale. Prodotto a partire dall'incoronazione della Regina Elisabetta II, proprio per celebrare Sua Maestà, il Royal Salute 21 è comunque un whisky scozzese a tutti gli effetti, nonostante il forte legame con la cultura inglese. Prodotto nello Speyside, è un blended gentile e sofisticato, dalle note dolci e molto profumate, in cui sono predominanti le note floreali e fruttate. Altra caratteristica che lo ha reso un oggetto di culto è la sua bottiglia, giacché il distillato è imbottigliato non in vetro ma in ceramica, per preservarne meglio gusto e colorazione.

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Smokehead High Voltage

Un inserimento doveroso in questa lista: lo Smokehead High Voltage è un Single Malt originario di Islay, e distribuito dalle storiche distillerie Ian McLeod. La particolarità è tuttavia quella di essere distillato in segreto, da una distilleria che, ancor oggi, è ignota. Si tratta di un whisky torbato dal carattere deciso e dalla forte affumicatura, che sprigiona sul palato sentori di carboni e legna. Un whisky che va bevuto rigorosamente assoluto, a palato pulito, e che si contraddistingue per una forte spinta alcolica (58%). Un prodotto che da molti è stato considerato "estremo" vista la sua forte natura alcolica e il sentore accentuato di fumo ma che, negli ultimi anni, si è conquistato un posto di tutto rispetto nella smisurata produzione scozzese.

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Deanston 15 anni

Un whisky delle Highlands duro e puro, contraddistinto da un carattere robusto e da un gusto mellifluo e fruttato, in cui si distinguono bene le note di frutta a buccia come mele e pere. Un whisky classico ma sorprendente, raffinato in botti ex bourbon e contraddistinto da un colore paglierino, il Deanston 15 anni è un ottimo single malt, purtroppo penalizzato da un costo di importazione che ne aumenta di molto il prezzo rispetto alle origini. Al netto di questo svantaggio, è comunque un whisky ottimo, eccezionale esponente delle Highlands, e consigliatissimo a chi vuole fare il salto di qualità dai whisky più comuni a qualcosa di decisamente più raffinato.

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Come scegliere il whisky

Sono diversi gli elementi che concorrono alla scelta del whisky perfetto anche se, banalmente, tutto parte dai proprio gusti, e dalle sensazioni che uno specifico distillato sa sprigionare sul nostro palato. Poiché il mercato è ormai molto vasto, e conta opzioni in arrivo da tutto il mondo, e non più dalla sola Scozia (e Irlanda), la scelta di un buon Whisky richiede, anzitutto, una certa conoscenza del prodotto, utile non solo per motivi culturali, ma anche per poter comprendere appieno le diciture che, tipicamente, si trovano sull'etichetta della bottiglia, e questo vale sia per le scelte "da supermercato" che per le più ricercate e pregiate bottiglie. Tocca quindi partire dalle basi.

Come si fa il whisky?

Quello del whisky è un processo che si è affinato in secoli e secoli di produzione. Se dovessimo spiegarla semplicemente, diremmo che il whisky è un distillato che si ottiene da una birra molto leggera o, per essere più tecnici, dalla distillazione di un mosto ottenuto da diversi cereali, primo tra i quali l'orzo. Per ottenere il distillato, si passa in realtà attraverso un processo lungo e molto complesso, diviso sostanzialmente in 5 fasi distinte: maltaggio, infusione, fermentazione, distillazione e, infine, l'invecchiamento, che va fatto rigorosamente in botti di legno, e che può durare anche moltissimi anni prima che il prodotto fatto e finito venga finalmente imbottigliato.

Anzitutto si parte con i cereali. La scelta del cereale di riferimento è fondamentale per la definizione del liquore che si vuole ottenere, ma poiché con “whisky” si fa riferimento, in genere, al distillato scozzese, partiremo qui dall'orzo, che è la base del classico Scotch Whisky. L'orzo, anzitutto, viene ripulito, asciugato e convogliato in vasche d'acqua, dove resta immerso anche per giorni, con un costante cambio di acqua. Questa fase serve ad aumentare l'umidità dei cereali coinvolti nel processo produttivo, che devono raggiungere almeno il 50% di umidità. Fatto questo, i cereali vengono tolti dall'acqua, e vengono sistemati sul suolo di enormi stanze appositamente predisposte, così che possa avvenire il maltaggio, ovvero la trasformazione del cereale in malto.

Per ottenere il maltaggio occorre che un cereale avvii il suo naturale ciclo di germinazione che, se completato, lo porterà a trasformarsi in una pianta completa. Per impedire che ciò avvenga, i cereali germinati vengono rovistati in continuazione con delle pale, generalmente in legno per poi essere tostati. In questa fase, il chicco di cereale (abbiamo detto che di norma è orzo), trasforma i propri amidi in maltosio e destrine, due elementi fondamentali per la composizione del sapore del whisky, oltre che delle sue proprietà organolettiche.

Quando il germoglio del cereale raggiunge una dimensione che, generalmente, è di poco superiore alla metà del chicco, il processo di germinazione viene interrotto con la tostatura, che viene ottenuta grazie alla combustione di torba, i cui fumi entrano anche in contatto con i cereali, conferendo loro ulteriore carattere.

Completata l'essiccatura ed eliminate impurità e germogli, il cereale di riferimento viene quindi macinato in una farina, che prende il nome di “grist”. Questo viene quindi introdotto in un grosso recipiente di infusione, dove viene unito all'acqua, in una miscela calda che ha lo scopo di estrarre dalla farina i suoi zuccheri.

Si ottiene quindi un mosto di cereali (wort) che ora necessita di fermentare e che, per questo, viene prima filtrato, e poi raffreddato onde evitare che l'eccessivo calore porti a una decomposizione del malto. Trasferito in nuove cisterne, e con l'aggiunta di lieviti, il mosto è quindi pronto per il suo ciclo di fermentazione, in quello che è un processo che dura pochi giorni, e che porterà alla creazione del “low wine”, un liquido torbido e dolciastro, dall'odore pungente, e dalla bassa gradazione alcolica.

A questo punto il low wine viene distillato per raffinarne il sapore e, soprattutto, aumentarne il tasso alcolico. Il processo di distillazione in sé, definisce se il risultato sarà quello di uno scotch whisky o di un whisky irlandese, meglio noto come “whiskey”. Il processo scozzese, infatti, prevede che la distillazione sia doppia, e che essa avvenga attraverso un sistema di due alambicchi discontinui, posti direttamente sul fuoco. Il processo irlandese, invece, prevede una tripla distillazione, tramite l'uso di tre alambicchi continui, a volte alimentati a vapore e non tramite la fiamma viva.

La differenza dei due metodi non è puramente tecnica, ma dipende fortemente dall'utilizzo del tipo di cereale utilizzato come materia prima. Inoltre, la doppia distillazione concede al distillato un sapore più forte e intenso, mentre la tripla smussa un po' il carattere del prodotto finito, rendendolo più leggero e delicato.

Attraverso il processo di distillazione, il mastro distillatore avrà quindi il compito di separare le tre diverse parti del distillato: la testa, il cuore e la coda. Per la buona riuscita è necessaria l'esperienza per ottenere solo il cuore, ovvero la parte migliore della distillazione, sia in termini di colorazione che di gusto che di gradazione alcolica, con quest'ultima che oscilla tra il 60% e il 70% di alcol.

Ottenuto il cuore, questo può poi essere allungato per mezzo di acqua distillata, così da abbassare secondo il bisogno (imposto anche secondo uno standard legale) il grado alcolico del prodotto finito che, a questo punto, può essere poi riversato nei barili per il doveroso processo di invecchiamento.

Questo avviene solo ed esclusivamente in botti di legno appositamente lavorate e predisposte. Si possono utilizzare sia botti vergini, che quindi non hanno mai ospitato prima alcun tipo di liquore, sia botti riutilizzate, che conferiranno al prodotto invecchiato ulteriore aroma e colore.

Whisky o Whiskey?

Anzitutto occorre fare una precisazione: esistono molte differenze tra i whisky e i whiskey, che vanno oltre il modo di pronunciare e scrivere la parola. Anzitutto i due distillati si differenziano per le modalità di produzione, che prevedono l'utilizzo di alcuni cereali durante il processo di distillazione per quanto, convenzionalmente, si definiscono whisky i distillati prodotti in Scozia, mentre whiskey, quelli prodotti in Irlanda e Stati Uniti, con un'ulteriore specifica, in quest'ultimo caso, se si parla invece di bourbon.

La versione scozzese, al centro di questo articolo, prevede la distillazione di solo malto d'orzo, contro la versione irlandese che prevede invece sia l'utilizzo di orzo che di malto. Il whisky scozzese, dunque, per questo è noto anche come "single malt" o “scotch whisky”. Tornando al malto d’orzo, questo viene essiccato attraverso l'uso di forni alimentati a torba. Questa cottura, mette i cereali a contatto con i fumi di combustione, che concedono loro un retrogusto affumicato, più o meno accentuato a seconda della regione di produzione. In Irlanda, invece, il processo avviene in forni chiusi, che “proteggono” i cereali dai fumi e rendono il gusto più morbido e pulito.

Oltre a ciò, le due tipologie di distillati vengono disciplinati attraverso regolamentazioni specifiche e, per quel che riguarda i prodotti scozzesi, possono fregiarsi dell'appellativo di “scotch whisky”, solo i distillati il cui processo produttivo è svolto interamente in Scozia. Questi, inoltre, per legge non possono essere lavorati con più del 95% di alcol, che deve essere raffinato esclusivamente in botti di rovere, e a cui possono essere aggiunti solo acqua e caramello. Lo scotch, inoltre, deve presentarsi con una gradazione alcolica pari almeno al 40% al momento dell'imbottigliamento. Ulteriore differenza è poi nel processo di distillazione, che prevede modalità diverse secondo l'uso scozzese e quello irlandese. Lo scotch, infatti, per essere tale, richiede una doppia distillazione, nel corso del quale è impiegato esclusivamente malto d'orzo. Il whiskey irlandese, invece, prevede una tripla distillazione, che include orzo non maltato, con una successiva aggiunta di malto.

Che cos'è il bourbon?

Con il termine bourbon, invece, si definisce il più caratteristico whisky di produzione statunitense, generalmente proveniente dallo stato del Kentucky. A differenza dello Scotch, tuttavia, la provenienza geografica non è così specifica, e si può trovare ottimo bourbon anche nel resto degli Stati Uniti d'America. Quello che distingue il bourbon dai distillati europei e giapponesi è sostanzialmente la costituzione. Il bourbon, infatti, deve essere ottenuto da una miscela di cereali che deve contenere almeno il 51% di mais, non può contenere che acqua e deve essere distillato a partire da alcol non oltre l'80% in volume. Anche l'invecchiamento è soggetto a specifiche molto rigide, in quando può essere conservato solo in botti di quercia, nuove e tostate, in cui va stipato distillato con un alcol in volume non superiore al 62,5%. Se poi si vuole che esso sia un originale Kentucky bourbon, occorre che le botti trascorrano, da piene, almeno un anno della loro vita in Kentucky. Ovviamente, non tutto il whisky prodotto negli Stati Uniti è bourbon, e anzi ci sono aziende che seguono il procedimento di produzione scozzese o anche quello irlandese. In quel caso, si parla di “American Whisky”. Quest'ultimo, a sua volta, può avere un'identificazione regionale tipica quando prodotto in Kentucky o in Tennessee e, in quel caso, di parla di Kentucky Whisky o Tennessee Whisky, che seguono in tutto e per tutto le regole della distillazione scozzese.

Scozia: le regioni di provenienza

Giacché convenzionalmente si definisce lo scotch whisky come il whisky principale, val la pena spendere un attimo nel distinguere quelle che sono le principali regioni di provenienza del whisky scozzese, giacché il paese resta il principale produttore del mondo con le sue circa 130 distillerie accreditate. Questo ha portato negli anni non solo a una produzione immensa, ma anche alla nascita di diverse varianti geografiche che, come per il vino, si distinguono per sapori, consistenze e profumi. Vediamo insieme le principali:

Highlands

La regione più grande della Scozia, che parte dal cuore del paese sino alla sua costa nord. Si tratta della regione che include la maggior parte delle distillerie del paese e che, per questo, ospita la maggiore varietà in termini di sapore. Le distillerie dell'entroterra, ad esempio, sono immerse in ambienti boschivi e umidi, attraversati da acque dolci. Quelle della costa, invece, utilizzano acque più saline, che conferiscono al whisky un fondo salato che resta sulla lingua. Le principali etichette della regione sono, tra le varie: Aberfeldy, Ardmore, Balblair, Deanston, Glen Garioch, Oban, Royal Lochnagar, Teaninich e Tullibardine.

Speyside

Regione che prende il suo nome dal fiume Spey, lo Speyside si trova a nord-est della Scozia, immediatamente sopra la parte centrale delle Highlands. Casa di marchi come Ardmore, Cardhu, Macallan e i più noti Glenlive, Glenfiddich e Glen Grant, lo Speyside è una regione con un terreno molto fertile e un'acqua estremamente dolce. Il whisky qui prodotto è morbido e profumato, caratterizzato da profumo di frutta a buccia, noce moscata e vaniglia.

Isole

La parte insulare della Scozia è composta da circa 800 isolotti, molti dei quali ormai disabitati e che si affacciano sull'Oceano Pacifico. Su alcuni di essi, tuttavia, albergano ancora alcune distillerie che, proprio a causa della frammentazione dell'arcipelago, hanno sviluppato negli anni alcuni stili specifici. I whisky delle isole non sono sempre salini, e anzi spesso si contraddistinguono per le loro note agrumate o affumicate. Tra le etichette principali ricordiamo Arran e Talisker.

Islay

L'unica isola che fa storia a sé, Islay è una piccola isola a sud-ovest della costa scozzese, ed è la casa di alcune delle più note distillerie del paese, come Lagavulin, Bowmore e Bannahabhain. La produzione è caratterizzata da whisky molto pregiati e dai sapori intensi, in cui è chiara l'origine salina dell'acqua, giacché i distillati hanno forti note di salsedine. Ad Islay è forte la tradizione dei forni alimentati a torba e, per questo, il sapore dei torbati dell'isola è spesso intenso e affumicato.

Campbeltown

Piccola penisola a sud della Scozia, Campbeltown è casa di sole tre distillerie, le uniche rimaste dopo il progressivo abbandono della regione causato dal suo isolamento geografico. Queste sono: Springbank, Glen Scotia e Glengyle, quest'ultima peraltro precedentemente chiusa, e riaperta solo nel 2004. La produzione regionale è caratterizzata da sapori molto forti e intensi, caratterizzati da una forte presenza di torba.

Lowlands

La parte sud della Scozia, è quella che produce i whisky più leggeri, amati dagli early adopter. Patria, in origine, di almeno 80 distillerie diverse, oggi ne conserva solo 3: Glenkinchie, Bladnoch e Auchentoshan. Quest'ultima, in particolare, è una delle distillerie più note del paese, in quanto è l'unica che utilizza un triplo processo di distillazione secondo la tradizione irlandese. Il whisky delle Lowlands è gentile, delicato, dal profumo floreale, ed è l'opzione migliore per avvicinarsi al mondo della degustazione.

L'invecchiamento

Una delle caratteristiche fondamentali per la scelta del whisky è il suo invecchiamento, ovvero gli anni che il distillato trascorre in botte in attesa della sua maturazione e nel corso del quale il prodotto subirà un lento e inevitabile restringimento, causato in parte dall'assorbimento del legno (la cosiddetta “parte del diavolo”), e in parte dall'evaporazione del liquido (la “parte degli angeli”). Anzitutto: chiariamo che non esiste una data di invecchiamento univoca, ma è ovvio che più il prodotto è stato fatto invecchiare migliore sarà la sua qualità.

Questo perché l'invecchiamento serve, anzitutto, ad ammorbidire il sapore del distillato, rendendolo più buono, dal gusto più netto e, soprattutto, più aromatico, grazie alle proprietà e i sapori che possono essergli infusi dal legno. Il tempo trascorso nelle botti, dunque, incide in modo importante sul risultato finale, e anzi anche l'eventuale passaggio da un tipo di botte a un'altra, oltre che all'origine stessa della botte, sono importanti per la riuscita complessiva del distillato.

In linea di massima, gli anni di invecchiamento, sono di solito almeno 3 o 5, e più un whisky resta a maturare in botte, più si esalterà il suo sapore finale. La scelta dell'anno, dipende quindi da due fattori fondamentali: il gusto personale e la cifra che si vuole spendere in una singola bottiglia, giacché più l'invecchiamento è lungo e più sarà alto il costo.

Tipo di invecchiamento e affinamento

Esistono diverse tipologie di invecchiamento per il whisky, e possono essere tutte rintracciate sull'etichetta del prodotto. Quello che più comunemente si trova è il numero di anni passati in botte, che esprimono l'invecchiamento che, come detto, contribuisce a dare al whisky sapore, intensità, profumi e colorazione, ed è dunque determinante per la buona riuscita del prodotto finale. Al di la di quelle che sono le diciture in anni, possiamo comunque distinguere l'invecchiamento del whisky da alcune specifiche nomenclature quali:

Standard: ovvero l'invecchiamento tipico, che avviene per lo più in botti ex-bourbon. Si tratta dell'invecchiamento più comune, espresso di solito in anni, direttamente sull'etichetta della bottiglia. Raro, ma non inusuale, che il whisky passi tutta la sua vita in queste uniche botti, senza ricevere un ulteriore affinamento. Di norma, il whisky, per essere tale, deve passare non meno di 3 anni in botte.

Doppia o tripla maturazione: si parla di doppia o tripla maturazione quando il distillato, dopo aver già trascorso una parte della sua vita (in anni) in una prima botte, viene poi trasferito in una seconda botte, col fine di arricchire le sue caratteristiche e il suo colore. Si parla di “maturazione” perché anche nel caso della seconda o, addirittura, di una terza botte di trasfusione, il whisky passerà in essa diversi anni prima di rivedere la luce, di modo che la nuova botte (che di solito aveva già ospitato un certo liquore) possa trasmettere al distillato i suoi profumi e i suoi aromi.

Affinamento: l'affinamento è una tecnica che permette di “rifinire” il colore e soprattutto il sapore del whisky tramite il travaso del distillato dalla botte originaria a una seconda botte. Il principio è il medesimo della doppia o della tripla maturazione, con la differenza che l'affinamento prevede la sosta in una seconda botte di soli pochi mesi.

Mix di botti: in questo caso si parla di un whisky che è ottenuto da una mescita di differenti whisky, maturati in botti diverse. Ovviamente si parla di distillato prodotto da un'unica azienda che, al momento della conservazione in botte, potrebbe decidere di dividere la produzione in botti di diversi provenienza, come ex sherry, ex bourbon e così via. Alla fine della maturazione dei singoli distillati, questi saranno poi riversati in nuove botti per un'ulteriore maturazione o per un più breve affinamento. Di norma il mix di botti si ottiene con un massimo di tre diverse varietà, il cosiddetto “triple cask”.

Le botti

Come avrete capito, le botti sono quindi fondamentali per la scelta del whisky poiché, come l'origine dell'acqua, possono modificare di molto il sapore finale del distillato. Il whisky scozzese, sia per convenzione che per legge, deve trascorrere la sua vita in botti di rovere, che possono essere vergini, ovvero che non hanno mai ospitato al proprio interno alcun liquore, o che possono essere state già utilizzate per la creazione di altri distillati, la qual cosa conferirà al prodotto finale note e colorazioni diverse. Anzitutto va specificato che esistono diverse dimensioni delle botti in whisky, che spesso vengono anche riportate sulle etichette. Più comunemente, i whisky commerciali vengono distillati nelle cosiddette “barrel”, botti comunemente utilizzate per il bourbon, al cui interno si possono immagazzinare fino a 200 litri di prodotto. Esistono però anche misure più piccole, come le Octave da 40 litri, o più grandi come le Hogshead da 250 litri.

Più è grande la botte, meno prodotto entrerà in contatto con le pareti in legno e viceversa e questo è determinante per la maturazione del distillato che, ad esempio, tenderà a essere più scuro e intenso se proveniente da botti più piccole, e più chiaro ed etereo quando conservato in botti più grandi. Per questo, spesso, si tende a dire che il whisky conservato in botti superiori a 250 litri, sia di peggior qualità, anche se non è necessariamente vero. In ogni caso, per legge, le botti di scotch non possono superare i 700 litri, ovvero il formato che generalmente di definisce “Port Pipe”.

Il riutilizzo delle botti

Come detto nel paragrafo precedente, il whisky, indipendentemente dal paese d'origine, potrebbe non passare tutta la vita nella medesima botte, ma potrebbe invece essere affinato in botti diverse da quella di partenza e questo, come avrete intuito, per aggiungere al prodotto finale ulteriori sfumature di gusto. Spesso, ma non sempre, questa caratteristica è specificata sull'etichetta con la voce “Ex ...”, come ad esempio “Ex Sherry”, a indicare che nel processo di invecchiamento, il distillato è stato ospitato da botti che, in origine, sono state utilizzate per la maturazione dello sherry. Ovviamente, non esistono botti migliori di altre in questo senso, e la scelta dipende esclusivamente dal gusto. In ogni caso, di seguito elencheremo quelle che sono le principali botti che possono essere utilizzate o riutilizzate per affinare il sapore e il colore del whisky, la qual regola vale sia per gli scotch, che per i whiskey, che per prodotti di altri mercati, come ad esempio il Giappone.

Ex Sherry: indica le botti usate per la maturazione dello sherry, tipico vino liquoroso realizzato in gran parte della Spagna, e caratterizzato da note molto fruttate. Per questo, sono generalmente prodotte con legno di quercia spagnola, e la loro capienza non supera quasi mai i 500 litri. Sono le botti più utilizzate nella produzione del whisky scozzese, e si utilizzano per invecchiare il whisky a lungo e lentamente, così da traferire nel distillato note molto ricche e fruttate.

Ex bourbon: generalmente parliamo di botti hogshead con capienze attorno ai 250 litri, che possono essere sia riutilizzate, sia create ex novo con doghe provenienti da botti di bourbon. Si tratta di botti in quercia bianca americana. Non le si utilizza mai vergini, e spesso hanno ospitato altri distillati anche solo per pochissimi anni. Per aggiungere ulteriore sapore al prodotto finale, possono anche essere carbonizzate al proprio interno, conferendo al whisky un colore più acceso e una certa torbazione.

Qui va specificato che le ex bourbon e le ex sherry sono certamente le due grandi categorie in cui si distingue il whisky di produzione scozzese.

Ex Porto: anche note come “Port pipe”, sono le botti di conservazione del vino Porto di origine portoghese. Molto ampie, vengono utilizzate per un invecchiamento molto lento. Poiché il porto a sua volta è un vino dalla produzione molto ampia, che può essere sia bianco, rosso che rosé, e con una gradazione alcolica molto variegata, si definisce con “ex porto” una botte che ha genericamente contenuto il vino. Più raramente alcune etichette si prodigano nello specificare la tipologia di porto contenuto in origine nelle botti: bianco, ruby e tawny, ecc.

Quarter cask: botti piccole, alcune delle quali provengono spesso dall'Italia e derivano dalla conservazione dei vini liquorosi. Le quarter cask sono botti di massimo 50 litri che, per questo, garantiscono al liquore un contatto ampio con la superficie in legno. Di norma, le quarter cask sono botti di “rifinitura”, in cui il whisky viene travasato per essere raffinato rispetto alla botte originale.

Ex barrique: botti di vino di grande capienza (circa 600 litri), vengono riutilizzate per dare al whisky un forte gusto allappante. Le ex barrique, infatti, trasferiscono al whisky i tannini contenuti originariamente dal vino, e lo infondono anche delle note fruttate tipiche dei prodotti vinicoli.

Mizunara: si tratta delle principali botti di affinamento giapponesi. Sono ricavate da querce secolari del Giappone. Si tratta di botti estremamente pregiate, richieste anche al di fuori del Sol Levante, che conferiscono al distillato caratteristici odori balsamici, come di eucalipto o anice.

Ex madeira: sono le botti in cui viene a lungo conservato il Madeira, caratteristico vino portoghese, famoso per essere uno dei più stabili e conservabili del pianeta. Il Madeira ha la caratteristica di mantenere a lungo le proprie proprietà organolettiche, anche a mesi di distanza dall'apertura delle bottiglie. Per questo, le botti di Madeira mantengono gran parte delle proprietà del vino originale, trasmettendole al whisky. Trattandosi di un vino generalmente molto dolce, il risultato dell'affinamento in botti Madeira regala whisky generalmente molto profumati e floreali.

Quali sono i tipi di whisky?

Dunque, a questo punto avrete capito che, sebbene gli ingredienti di partenza siano i medesimi, sia la lavorazione che il processo di invecchiamento, possono contribuire a creare whisky diversi, in colorazione, sapore, profumazione e gradazione alcolica. Per identificarli, esistono convenzionalmente alcune nomenclature che, presenti sempre sull'etichetta della bottiglia, permettono di distinguere il tipo di prodotto che si andrà a bere, il che non definisce necessariamente la qualità ma, più che altro, il gusto. Convenzionalmente i whisky, i whiskey e i bourbon si definiscono in:

Single Malt

Sono i distillati di orzo maltato senza l'aggiunta di altri cereali. Generalmente conservati in botte per un minimo di 3 anni. Sono whisky che risentono in modo consistente del processo di invecchiamento e affinamento tramite botte tant'è che la tendenza è quella di diventare più ricchi e complessi quanto maggiori sono gli anni di invecchiamento. Addirittura, alcuni Single Malt, per questo, possono passare tutta la vita in un'unica botta, e in questo caso si definiscono “Single Malt Single Cask”. Per il single malt una distilleria può usare sia il malto di un'unica annata, che più malti di diverse annate. In quel caso la dicitura non cambia, ma è importante sapere che l'età di invecchiamento sull'etichetta fa comunque riferimento all'orzo maltato più “giovane” utilizzato per la miscela.

NAS

Acronimo di “No Age Statement”, è un whisky per cui la distilleria non ha specificato l'annata del malto utilizzato, ed è normalmente utilizzato per prodotti ottenuti da più miscele di malto. In ogni caso, la regolamentazione del distillato prevede comunque un invecchiamento minimo di 3 anni in botte.

Grain Whisky

Sono whisky a cui vengono aggiunti altri cereali oltre all'orzo maltato. Sono considerati whisky di scarsa qualità, salvo pochissime e rare etichette che puntano tutto su lunghissimi invecchiamenti in botte. I più giovani Grain Whisky, invece, comunemente vengono utilizzati per la struttura dei “Blendend”.

Blended Malt

I preferiti dagli early adopter, nonché i più comuni sul mercato commerciale all'ingrosso, i bendend sono whisky che vengono ottenuti dalla miscela di diversi single malt. Possono essere il frutto del lavoro di un'unica distilleria, o anche di diverse distillerie unite sotto un'unica etichetta. Di solito sono i whisky più semplici da gestire in termini di sapore e gradazione alcolica, anche se alcune etichette possono riservare grandi soddisfazioni.

Blendend Scotch

Quando a una miscela blended viene poi aggiunto almeno un distillato Grain Whisky, allora si ottiene un Blended Scotch. Si tratta della qualità più bassa di whisky, generalmente considerata “da supermercato”. Prodotti piacevoli, con una forte gradazione alcolica, ma spesso privi di qualsiasi sfumatura.

Irish Whiskey

Sono i whisky di distillazione irlandese, e per questo chiamati “Whiskey”. Hanno le medesime sottocategorie dei whisky scozzesi, anche queste con indicazioni di provenienza regionale che ne esaltano gusto e sapore.

Bourbon

Ne abbiamo parlato in apertura. Si tratta di un lontano cugino del whisky, distillato per lo più negli Stati Uniti, e che prevede l'uso minimo di un 51% di mais come cereale per la creazione del mosto. A differenza del Whisky, il suo invecchiamento minimo è di 4 anni, e può essere ottenuto solo dall'invecchiamento in botti vergini in legno di quercia americana. Diversamente si parla di American Whiskey, ovvero di un whisky creato secondo la ricetta e il procedimento scozzese o irlandese.

Tennessee Whiskey

L'uniche vera variante di whisky statunitense, prodotta esclusivamente nello stato del Tennessee e resa famosa dalla Jack Daniels, si tratta sostanzialmente di un bourbon che viene filtrato con carboni prima dell'imbottigliamento, con lo scopo di accentuarne l'affumicatura.

Rye Whiskey

Il Rye è un whisky che viene ottenuto dalla segale. Come il bourbon si produce per lo più negli Stati Uniti e richiede almeno il 51% di segale per il mosto. Si tratta di un prodotto dal sapore forte, invecchiato un minimo di 4 anni in botti di legno vergini.

Japanese Whisky

Apprezzatissimi esordienti di un mercato in crescita, i whisky giapponesi seguono la tradizione scozzese dall'inizio alla fine del processo di creazione del distillato, con la sola differenza di essere prodotti in Giappone. Anche le botti sono diverse, e benché non si disdegnino botti Ex come per i prodotti europei, i whisky giapponesi passano gran parte della loro vita in botti Mizunara, ottenute da legno secolare di grande pregio e rarità. Per questo, i whisky giapponesi hanno acquistato molto pregio nel corso del tempo, confermandosi come un prodotto di valore.

Come si beve il whisky?

Anzitutto va specificato che il whisky è un prodotto da degustazione, che va assaporato a ogni sorso, grazie al suo ricco bouquet di profumi e sapori. Per questo, il consiglio generale è quello di berlo liscio e a temperatura ambiente, senza l'aggiunta di acqua o ghiaccio. Tuttavia, ci sono whisky che nascono con lo scopo di essere miscelati per la preparazione di cocktail o che, per la loro origine non proprio gloriosa, non disdegnano l'aggiunta di un po' d'acqua al fine di diluirne l'impatto alcolico sul palato.

In linea di massima, lo Scotch Whisky va bevuto da solo, senza alcun tipo di aggiunta, con acqua servita rigorosamente a parte, da utilizzare prima della degustazione per ripulire il palato. La degustazione, inoltre, richiede di partire dal naso, così da preparare adeguatamente l'olfatto e il palato alla percezione degli aromi del distillato. Il consiglio di massima è quello di annusare un paio di volte in modo leggero, per non caricare troppo i sensi e poter degustare il whisky come si deve. Anche qui l'acqua viene comoda, poiché annusare l'acqua, aiuta a ripulire i recettori olfattivi da eventuali impurità, così da essere pronti al meglio alla degustazione. Tradizione scozzese, inoltre, vuole che il whisky venga bevuto nel tipico bicchiere Glencairn.

Si tratta di un bicchiere basso, dalla bevuta simile a quella di un comune bicchiere da shot, ma con un corpo più lungo e a forma di vaso, bombato nella parte bassa, e poggiato su di una base spessa. Si tratta di un bicchiere tradizionale, sviluppato per permettere al Whisky di prendere aria in modo sufficiente ma non eccessivo. In alternativa, si può utilizzare un bicchiere di tipo tumbler basso.