L'UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura) ha espresso una crescente preoccupazione riguardo alle possibili violazioni dei diritti umani derivanti dalla neurotecnologia, tanto da avviare lo sviluppo di un "quadro etico" globale per affrontare questa problematica, come riportato da Agence France-Presse.
Secondo Mariagrazia Squicciarini, economista dell'UNESCO specializzata in intelligenza artificiale, l'utilizzo dell'intelligenza artificiale nell'ambito della neurotecnologia ha permesso di elaborare e apprendere da grandi quantità di dati in modi mai prima possibili, un po' come "mettere la neurotecnologia sotto steroidi".
L'UNESCO non considera la neurotecnologia un male di per sé, non per altro la Squicciarini ha elogiato la sua capacità di aiutare le persone affette da gravi condizioni neurologiche. Tuttavia, l'organizzazione avverte che i rapidi progressi e l'integrazione con l'intelligenza artificiale richiedono l'adozione di linee guida etiche al fine di proteggere i diritti umani.
Durante una conferenza a Parigi, Gabriela Ramos, vicedirettrice generale dell'UNESCO per le scienze sociali e umane, ha avvertito che siamo sulla strada verso un mondo in cui gli algoritmi saranno in grado di decodificare i processi mentali delle persone e manipolare direttamente i meccanismi cerebrali che governano le loro intenzioni, emozioni e decisioni.
La neurotecnologia è un campo di studio che mira a collegare dispositivi elettronici al sistema nervoso umano. Una delle aziende più note in questo settore è Neuralink, fondata da Elon Musk, che ha recentemente ottenuto l'autorizzazione dalla FDA per iniziare gli studi clinici sull'uomo dopo un precedente rifiuto nel 2022. Neuralink ha guadagnato fama per aver mostrato un video in cui una scimmia di nove anni, dotata di un impianto cerebrale dell'azienda, giocava a Pong utilizzando soltanto i suoi pensieri.
Si è parlato di un caso riportato da Insider, in cui l'UNESCO ha intervistato Hannah Galvin, una donna affetta da epilessia che ha optato per l'impianto di un dispositivo neurologico invasivo all'interno del suo cranio per rilevare le crisi epilettiche e avvisarla in anticipo, permettendole di mettersi in una posizione sicura prima dell'attacco. Tuttavia, il dispositivo ha provocato una sensazione di "presenza estranea" nella testa di Galvin che si attivava costantemente a causa delle sue oltre 100 crisi epilettiche al giorno. Alla fine, Galvin ha deciso per la rimozione del dispositivo.
La direttrice generale dell'UNESCO, Audrey Azoulay, ha sottolineato che la neurotecnologia potrebbe contribuire a risolvere molte problematiche legate alla salute, ma allo stesso tempo potrebbe anche accedere e manipolare il cervello delle persone, raccogliendo informazioni sulla loro identità e le loro emozioni. Questo potrebbe minacciare i diritti fondamentali alla dignità umana, alla libertà di pensiero e alla privacy.
Insomma un bel nodo da sciogliere che sicuramente farà molto parlare nel corso del prossimo futuro, quando l'IA diventerà più centrale nelle nostre vite. Voi che cosa ne pensate?