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I dinosauri prosperavano prima dell'asteroide

Una nuova ricerca dimostra che i dinosauri erano ancora nel pieno della loro espansione quando l’asteroide li cancellò dalla Terra.

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Avatar di Antonello Buzzi

a cura di Antonello Buzzi

Senior Editor

Pubblicato il 27/10/2025 alle 08:40

La notizia in un minuto

  • I dinosauri non erano in declino prima dell'estinzione: nuove ricerche mostrano che prosperavano in ecosistemi diversificati fino a 66 milioni di anni fa, quando l'asteroide li spazzò via improvvisamente
  • Le popolazioni di dinosauri erano organizzate in bioprovince separate determinate dalle differenze di temperatura regionali, un pattern geografico che persistette anche dopo l'estinzione guidando la diversificazione dei mammiferi
  • L'estinzione fu un evento catastrofico improvviso che interruppe bruscamente il regno di creature nel pieno del successo evolutivo, non il lento spegnersi di specie già vulnerabili
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

La fine dei dinosauri potrebbe essere stata molto più improvvisa e drammatica di quanto si pensasse fino ad oggi. Per decenni la comunità scientifica ha ritenuto che questi giganti preistorici fossero già in declino quando l'asteroide li ha spazzati via 66 milioni di anni fa, ma una ricerca appena pubblicata sulla rivista Science ribalta completamente questa convinzione. Secondo i dati raccolti da un team internazionale guidato da università americane, i dinosauri non stavano affatto scomparendo: al contrario, prosperavano in ecosistemi diversificati e rigogliosi.

Le rocce antiche del nordovest del Nuovo Messico hanno rivelato un capitolo inaspettato della storia della Terra. Nel bacino di San Juan, all'interno della formazione geologica chiamata Naashoibito Member, gli scienziati hanno scoperto prove di comunità di dinosauri sorprendentemente vitali che continuavano a prosperare fino all'ultimo momento prima dell'impatto. Le datazioni ad alta precisione collocano questi fossili tra 66,4 e 66 milioni di anni fa, esattamente al confine tra il periodo Cretaceo e il Paleogene, quando avvenne l'estinzione di massa globale.

Andrew Flynn, primo autore dello studio e professore associato di scienze geologiche alla New Mexico State University, sottolinea come la ricerca dimostri chiaramente che i dinosauri non erano affatto sulla via del tramonto. "Stavano benissimo, prosperavano, e sembra proprio che sia stato l'impatto dell'asteroide a spazzarli via", spiega il ricercatore, contestando l'idea radicata di un declino a lungo termine della diversità dei dinosauri che li avrebbe resi più vulnerabili all'estinzione.

L'analisi dei pattern ecologici e geografici ha rivelato un quadro affascinante della distribuzione dei dinosauri nel Nord America occidentale. Le popolazioni erano suddivise in "bioprovince" separate, determinate principalmente dalle differenze di temperatura regionali piuttosto che da barriere fisiche come montagne o fiumi. Daniel Peppe, professore associato di geoscienze alla Baylor University, evidenzia come i dinosauri del Naashoibito vivessero nello stesso periodo delle famose specie di Hell Creek in Montana e nelle Dakota, confermando che si trattava di comunità vibranti e diversificate.

Non un lento declino, ma un improvviso epilogo catastrofico

Ciò che rende questa scoperta particolarmente significativa è la rapidità con cui avvenne il cambiamento. L'impatto dell'asteroide pose fine in modo brusco e catastrofico a un'era di vita fiorente, senza alcun preavviso evolutivo. Gli ecosistemi lasciati dai dinosauri divennero però la base per un nuovo capitolo evolutivo: nel giro di appena 300.000 anni, i mammiferi iniziarono a diversificarsi rapidamente, sviluppando nuove diete, dimensioni e ruoli ecologici.

Un dettaglio intrigante emerso dalla ricerca riguarda la continuità dei pattern geografici dopo l'estinzione. Le stesse divisioni basate sulla temperatura che caratterizzavano gli ecosistemi dei dinosauri persistettero nell'epoca Paleocene, guidando il modo in cui la vita si riprese dopo il disastro. Flynn nota come i mammiferi sopravvissuti mantennero le stesse bioprovince nord-sud, con specie molto diverse tra loro a seconda della latitudine, un fenomeno diverso da altre estinzioni di massa dove la ricolonizzazione appare più uniforme.

Lo studio non offre solo uno sguardo sul passato remoto, ma fornisce anche importanti lezioni sulla resilienza e fragilità della vita sulla Terra. La ricerca, condotta su terreni pubblici gestiti dal Bureau of Land Management statunitense, dimostra quanto i paesaggi protetti possano essere preziosi per comprendere come gli ecosistemi rispondono agli sconvolgimenti globali. Il fatto che sia stato possibile affinare così precisamente la cronologia degli ultimi giorni dei dinosauri rappresenta un progresso significativo nella paleontologia.

Il team internazionale che ha realizzato questo studio comprende ricercatori della Baylor University, della New Mexico State University, dello Smithsonian Institution, dell'Università di Edimburgo e dello University College London, oltre a numerose altre istituzioni americane e internazionali. Il progetto ha ricevuto finanziamenti dalla National Science Foundation, dall'European Research Council e da diverse altre organizzazioni scientifiche, confermando l'importanza attribuita a questa linea di ricerca dalla comunità accademica globale.

Questa nuova comprensione degli ultimi giorni dei dinosauri cambia radicalmente la narrazione della loro scomparsa. Non si è trattato del lento spegnersi di creature già deboli e in difficoltà, ma piuttosto di un colpo improvviso e devastante proveniente dallo spazio che ha interrotto bruscamente il regno di animali ancora nel pieno del loro successo evolutivo. Un promemoria potente di come il destino della vita sulla Terra possa dipendere da eventi casuali provenienti dal cosmo.

Fonte dell'articolo: www.sciencedaily.com

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