Il lancio di gennaio 2029 segnerà l'inizio di una nuova era nell'osservazione solare. Il Solar Polar-orbit Observatory (SPO) si prepara a svelare uno degli ultimi grandi misteri della nostra stella: le sue regioni polari. Si tratta di aree che, nonostante decenni di studi, rimangono sorprendentemente poco conosciute e che potrebbero contenere la chiave per comprendere l'intero comportamento magnetico del Sole.
La difficoltà nell'osservare i poli solari non è un problema di tecnologia, ma di posizione. Tutti gli osservatori spaziali e i telescopi terrestri hanno finora scrutato il Sole dal piano dell'eclittica, quella stretta fascia dello spazio dove orbitano la Terra e la maggior parte degli altri pianeti. Questo angolo di visuale, per quanto ricco di informazioni sulla superficie e sull'atmosfera solare, ci impedisce di vedere cosa accade alle alte latitudini. Eppure proprio quei territori apparentemente remoti controllano processi fondamentali: i loro campi magnetici alimentano il ciclo magnetico solare e generano il vento solare veloce che permea tutto il sistema solare.
L'approccio ingegneristico scelto per SPO rappresenta una soluzione elegante a un problema complesso. Dopo il lancio, la sonda sfrutterà un assist gravitazionale di Giove per deviare la propria traiettoria fuori dal piano dell'eclittica. Attraverso una serie di sorvoli della Terra e un incontro accuratamente pianificato con il gigante gassoso, il veicolo spaziale si posizionerà su un'orbita di 1,5 anni con perielio a circa 1 UA e un'inclinazione fino a 75 gradi. Nella fase estesa della missione, SPO potrebbe raggiungere gli 80 gradi, offrendo la visuale più diretta dei poli mai ottenuta.
I quindici anni di operatività previsti (inclusi sette anni di missione estesa) permetteranno di osservare sia il minimo che il massimo solare. Il momento più atteso arriverà intorno al 2035, quando si verificherà il prossimo picco di attività solare accompagnato dall'inversione dei poli magnetici. Durante l'intera durata della missione, SPO sorvolerà ripetutamente entrambi i poli, con finestre di osservazione ad alta latitudine che dureranno oltre 1000 giorni.
A prima vista, i poli del Sole appaiono tranquilli rispetto alle turbolente medie latitudini intorno ai ±35 gradi, dove le macchie solari, i brillamenti e le espulsioni di massa coronale dominano la scena. Ma questa apparente calma inganna. I campi magnetici polari sono essenziali per il processo di dinamo globale del Sole e potrebbero funzionare come "campi seminali" che plasmano il ciclo solare successivo, definendo l'intera struttura magnetica della stella. I dati della sonda Ulysses hanno dimostrato che il vento solare veloce – quel flusso supersonico di particelle cariche che riempie la maggior parte dell'eliosfera – ha origine principalmente dai vasti buchi coronali vicino ai poli.
La strumentazione scientifica di SPO è stata progettata per affrontare tre domande fondamentali che tormentano i fisici solari da decenni. Il primo interrogativo riguarda il meccanismo della dinamo solare e il ciclo magnetico di circa undici anni, caratterizzato da fluttuazioni nel numero di macchie solari e dall'inversione completa dei poli magnetici del Sole. Questo processo è guidato da un complesso meccanismo di dinamo alimentato dai moti interni della stella. La rotazione differenziale genera attività magnetica, mentre la circolazione meridionale trasporta il flusso magnetico verso i poli. Tuttavia, decenni di studi eliosismici hanno rivelato informazioni contrastanti sul comportamento di questi flussi in profondità nella zona convettiva.
Il secondo enigma riguarda l'origine del vento solare veloce. Come si innesca questo flusso supersonico che modella le condizioni nello spazio interplanetario? Nasce dai pennacchi densi all'interno dei buchi coronali o dalle regioni più diffuse tra di essi? Sono gli eventi di riconnessione magnetica, le interazioni d'onda o entrambi i fenomeni a accelerare il flusso? Solo l'imaging diretto dei poli e le misurazioni in situ possono risolvere questi interrogativi di lunga data.
Il terzo obiettivo scientifico riguarda la propagazione degli eventi meteorologici spaziali attraverso il sistema solare. Eventi estremi come brillamenti potenti ed espulsioni di massa coronale possono scatenare tempeste geomagnetiche e ionosferiche sulla Terra, creando spettacolari aurore ma minacciando anche satelliti, sistemi di comunicazione e reti elettriche. Per migliorare le previsioni, i ricercatori devono seguire come il materiale solare e le strutture magnetiche evolvono attraverso il Sole e lo spazio, non solo dalla prospettiva limitata del piano orbitale terrestre. Osservare dall'esterno dell'eclittica fornirebbe una cruciale visuale dall'alto.
La suite strumentale di SPO comprende diversi dispositivi di telerilevamento e strumenti in situ. Il Magnetic and Helioseismic Imager (MHI) misurerà i campi magnetici e i flussi di plasma in superficie. L'Extreme Ultraviolet Telescope (EUT) e l'X-ray Imaging Telescope (XIT) cattureranno eventi dinamici nell'atmosfera superiore solare. I coronografi VISCOR e VLACOR seguiranno la corona solare e i flussi del vento solare fino a 45 raggi solari. Il pacchetto in situ include magnetometri e rivelatori di particelle per campionare direttamente il vento solare e il campo magnetico interplanetario.
SPO non opererà in isolamento. La missione lavorerà in concerto con una flotta crescente di osservatori solari, tra cui STEREO, Hinode, il Solar Dynamics Observatory della NASA, IRIS, l'Advanced Space-based Solar Observatory cinese, Solar Orbiter dell'ESA, la missione indiana Aditya-L1, PUNCH e le prossime missioni L5 come Vigil dell'ESA e LAVSO cinese. Insieme, questi strumenti formeranno una rete osservativa senza precedenti, con SPO che fornirà il tassello mancante per una copertura globale a 4π del Sole, la prima nella storia umana.
Gli scienziati hanno a lungo riconosciuto l'importanza delle osservazioni polari solari. La missione Ulysses, lanciata nel 1990, fu il primo veicolo spaziale a lasciare il piano dell'eclittica e campionare il vento solare sopra i poli. I suoi strumenti in situ confermarono proprietà chiave del vento solare veloce ma mancavano di capacità di imaging. Più recentemente, Solar Orbiter dell'Agenzia Spaziale Europea si è gradualmente spostata fuori dal piano dell'eclittica e dovrebbe raggiungere latitudini di circa 34 gradi nei prossimi anni, un notevole progresso che tuttavia rimane lontano dalla prospettiva necessaria per una vera visione polare.