La mano bionica fatta in Italia è un successo globale

La mano bionica sperimentale di una donna supera a pieni voti un importante test

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

L’evoluzione tecnologia ha un impatto notevole anche in campo medico, e forse uno degli ambiti più spettacolari è lo sviluppo delle moderne protesi hi-tech. Prova ne è Mia Hand, una mano bionica fuso con l’osso e collegata direttamente al sistema nervoso. Un’idea azzardata e dai molti rischi, che tuttavia ha dato i suoi frutti: una paziente la usa da anni senza accusare il minimo problema. 

La paziente si chiama Karin (nome di fantasia) e da anni riesce a usare la mano bionica per fare “cira l’80%” di quello che si fa con un arto naturale. Un risultato davvero straordinario, che surclassa qualsiasi altra protesi esistente. 

Karin è stata inserita alcuni anni fa nel progetto sperimentale DeTOP (Dexterous Transradial Osseointegrated Prosthesis with neural control and sensory feedback), sviluppato in seno alla UE e coordinato dall’istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e ne fanno parte anche INAIL, Servizio Sanitario Regione Emilia-Romagna, Università di Roma e CSEM. Mia Hand è stata creata dall’azienda italiana Prensilia s.r.l. 

La tecnologia di Mia Hand è davvero futuristica: la protesi infatti si integra completamente con i tessuti del paziente, andando a fondersi con l’osso (osteointegrazione) e connettendosi al sistema nervoso. In questo modo il paziente può “pensare” di fare determinate azioni, e la protesi risponde di conseguenza, in modo preciso e affidabile. I medici hanno anche impiantato elettrodi nei muscoli e nei nervi del braccio, e hanno ricablato alcuni nervi nella parte restante del braccio. A guidare l’intervento chirurgico è stato Il dottor Paolo Sassu (Istituto Ortopedico Rizzoli, Italia e Center for Bionics and Pain Research, Svezia). 

La protesi non solo permette di afferrare oggetti, ma offre anche un feedback sensoriale. 

Servirà ancora molto tempo prima che questo tipo di protesi diventi accessibile a tutti, e sicuramente oltre alla fattibilità tecnica peseranno anche i costi. 

La ricerca è stata guidata dal Prof. Max Ortiz Catalan, responsabile della ricerca sulle protesi neurali presso il Bionics Institute in Australia e fondatore del Center for Bionics and Pain Research (CBPR) in Svezia.

“Karin è stata la prima persona con amputazione al di sotto del gomito a ricevere questo nuovo concetto di mano bionica altamente integrata che può essere utilizzata in modo autonomo e affidabile nella vita quotidiana. Il fatto che lei sia riuscita per anni ad utilizzare la protesi in modo confortevole ed efficace durante la vita quotidiana testimonia le potenziali capacità di cambiare la vita di questa nuova tecnologia per le persone che devono affrontare la perdita di un arto”, ha commentato Ortiz Catalan. 

“L'accettazione della protesi da parte dell’utilizzatore è un aspetto fondamentale per ottenerne un impiego efficace - aggiunge il Dr. Francesco Clemente, Amministratore di Prensilia – Per questo motivo, oltre a lavorare sulle prestazioni e sugli aspetti più tecnici, Prensilia ha posto una particolare attenzione al design e all’estetica, ottenendo una protesi completamente personalizzabile nelle sue componenti estetiche e che permetta così all’utilizzatore di configurarla secondo il proprio gusto e stile. Mia Hand è nata per essere mostrata e non nascosta, perché le persone possano sentirsi orgogliose di ciò che sono e sono diventate, e non vergognarsi di ciò che hanno perso. Vogliamo che Mia Hand non sia percepita da chi la utilizza solo come una protesi di mano, ma vogliamo che possa essere percepita come la propria protesi, perfetta espressione di sé”.