Quando la sonda Osiris Rex ha sfiorato la superficie dell’asteroide Bennu nell’ottobre 2020, pochi immaginavano che quei 120 grammi di polvere nera avrebbero potuto riscrivere parte della storia dell’origine della vita. Le analisi appena pubblicate su Nature e Nature Astronomy rivelano che questo piccolo mondo di 500 metri di diametro custodisce un archivio chimico dei mattoni fondamentali dell’esistenza. Una scoperta che non solo conferma teorie affascinanti sulla nascita della vita terrestre, ma apre nuovi scenari sulla possibilità che ingredienti simili siano arrivati anche su altri pianeti del sistema solare.
Un laboratorio naturale nello spazio profondo
I ricercatori del Natural History Museum di Londra hanno identificato nei campioni 14 dei 20 amminoacidi utilizzati dalla vita terrestre per costruire proteine, oltre a tutti e quattro i nucleotidi del DNA: adenina, guanina, citosina e timina. La mineralogista cosmica Sara Russell parla di “ricchezza incredibile”, sottolineando come ogni granello offra nuove informazioni. Ancora più sorprendente è la varietà di composti organici mai osservati prima nei meteoriti caduti spontaneamente sulla Terra. La presenza di ammoniaca, minerali e sali indica un ruolo cruciale dell’acqua nella storia di Bennu, con materiali rimasti intatti nello spazio per miliardi di anni.
Secondo Ashley King, sempre del Natural History Museum, il sistema solare primordiale era un ambiente turbolento, popolato da milioni di asteroidi simili a Bennu. Questi corpi, ricchi di acqua e composti organici, colpirono i pianeti giovani fornendo gli ingredienti per la vita.
Come spiega King, il carbonio e l’acqua venivano distribuiti in tutto il sistema solare. Una considerazione che porta a chiedersi: se i mattoni della vita sono arrivati ovunque, perché la Terra sembra essere l’unico pianeta dove l’esistenza si è sviluppata?
Una missione ai limiti del possibile
Osiris Rex ha compiuto una delle operazioni più complesse dell’esplorazione spaziale moderna: raggiungere un bersaglio minuscolo in movimento, raccogliere campioni con un braccio robotico e riportarli sulla Terra. La capsula è atterrata nel 2023 e circa un cucchiaino di materiale è arrivato nei laboratori britannici. Ogni analisi al microscopio svela nuovi dettagli sulla composizione minerale e organica di Bennu, confermando il suo valore scientifico unico.
Questa scoperta non indica che Bennu abbia mai ospitato vita, ma rafforza l’idea che gli asteroidi siano stati “navette” cosmiche per trasportare i componenti essenziali dell’esistenza. Ciò potrebbe orientare la ricerca futura verso mondi che hanno ricevuto la stessa semina chimica della Terra. Come conclude Russell: “Ci sta raccontando le nostre origini e ci aiuta a rispondere a domande enormi su dove è iniziata la vita”. I campioni di Bennu potrebbero essere solo l’inizio di una nuova era per l’astrobiologia.