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Particella nanoscopica "compressa" per la prima volta

Ricercatori dell'Università di Tokyo dimostrano la compressione quantistica del moto di una nanoparticella, riducendo l'incertezza.

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Avatar di Antonello Buzzi

a cura di Antonello Buzzi

Senior Editor

Pubblicato il 19/09/2025 alle 14:15

La notizia in un minuto

  • Ricercatori dell'Università di Tokyo hanno raggiunto per la prima volta il "quantum squeezing" con una nanoparticella di vetro levitata nel vuoto, riducendo le incertezze quantistiche al di sotto dei limiti teorici attraverso la modulazione di un raggio laser
  • L'esperimento dimostra la possibilità di manipolare la materia su scala nanometrica sfruttando fenomeni quantistici, aprendo la strada allo sviluppo di sensori quantistici di precisione senza precedenti
  • Le applicazioni pratiche spaziano dalla guida autonoma di precisione ai sistemi di navigazione satellitare, mentre dal punto di vista scientifico la ricerca esplora il confine tra meccanica quantistica e mondo macroscopico
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

La possibilità di manipolare la materia su scala nanometrica attraverso fenomeni quantistici non è più solo un sogno teorico, ma una realtà sperimentale che potrebbe rivoluzionare le tecnologie di precisione del futuro. Un team di ricercatori dell'Università di Tokyo guidato da Kiyotaka Aikawa ha raggiunto per la prima volta quello che in fisica quantistica viene chiamato "quantum squeezing" utilizzando una particella di vetro delle dimensioni di un nanometro. Il risultato, pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, apre nuove prospettive tanto per la ricerca fondamentale quanto per applicazioni pratiche che vanno dalla guida autonoma di precisione ai sistemi di navigazione satellitare di prossima generazione.

Il confine invisibile tra mondo classico e quantistico

Per comprendere la portata di questa scoperta, bisogna immaginare il confine tra due universi fisici apparentemente inconciliabili. Da un lato c'è il mondo macroscopico descritto dalle leggi di Newton nel XVII secolo, dove gli oggetti seguono traiettorie prevedibili e le misurazioni possono essere teoricamente precise quanto si vuole. Dall'altro lato c'è il regno quantistico degli atomi e delle particelle subatomiche, dove regna l'incertezza e dove perfino nello stato di energia più bassa possibile esistono fluttuazioni spontanee di posizione e velocità.

Aikawa, che ha coordinato la ricerca insieme ai colleghi Mitsuyoshi Kamba e Naoki Hara, spiega la sfida fondamentale del progetto: "Benché la meccanica quantistica abbia avuto successo con particelle microscopiche come fotoni e atomi, non è stato ancora esplorato fino a che punto la meccanica quantistica sia corretta su scale macroscopiche".

Una particella in levitazione nel vuoto

Il cuore dell'esperimento consiste in una nanoparticella di vetro mantenuta in sospensione nel vuoto attraverso un raggio laser focalizzato, creando quella che i fisici chiamano una "trappola ottica". Questa configurazione permette di isolare completamente la particella dalle interferenze ambientali e di raffreddarla fino al livello energetico più basso possibile. La vera innovazione sta nel modo in cui i ricercatori sono riusciti a manipolare le incertezze quantistiche della particella.

Attraverso una modulazione precisa dell'intensità del laser, il team è riuscito a "schiacciare" le fluttuazioni quantistiche in una direzione specifica, riducendo l'incertezza della velocità della particella al di sotto del limite teorico imposto dalle fluttuazioni del punto zero. Per misurare questo fenomeno, i ricercatori hanno sviluppato una tecnica ingegnosa: rilasciano periodicamente la particella dalla trappola per brevi istanti e ne misurano la velocità appena prima del rilascio.

Le particelle nanometriche si rivelano sorprendentemente sensibili alle fluttuazioni ambientali

Anni di sfide tecniche superate

Il successo dell'esperimento rappresenta il culmine di anni di lavoro per superare ostacoli tecnici che sembravano insormontabili. La levitazione stessa della nanoparticella poneva problemi fondamentali, mentre numerose fonti di disturbo aggiungevano fluttuazioni indesiderate al sistema. "Quando abbiamo trovato una condizione che poteva essere riprodotta in modo affidabile", racconta Aikawa, "siamo rimasti sorpresi da quanto fosse sensibile la particella nanometrica levitata alle fluttuazioni del suo ambiente".

Questa sensibilità estrema, inizialmente vista come un ostacolo, si è rivelata paradossalmente una caratteristica preziosa per future applicazioni. Una particella così reattiva alle minime variazioni ambientali potrebbe diventare la base per sensori di precisione senza precedenti, capaci di rilevare accelerazioni, forze gravitazionali o campi magnetici con una sensibilità impossibile da raggiungere con la tecnologia attuale.

Verso nuove frontiere tecnologiche

Le implicazioni pratiche di questa ricerca si estendono ben oltre i laboratori di fisica fondamentale. I sensori quantistici basati su questo principio potrebbero migliorare drasticamente la precisione dei sistemi di navigazione, rendendo possibile una localizzazione accurata anche in assenza di segnale GPS. Nel settore automotive, potrebbero contribuire allo sviluppo di sistemi di guida autonoma più affidabili e precisi.

Ma forse l'aspetto più affascinante di questa scoperta riguarda le prospettive per la comprensione fondamentale della natura. Come sottolinea il team di ricerca, questa particella levitata e isolata nel vuoto rappresenta un sistema ideale per esplorare la transizione tra meccanica quantistica e meccanica classica, una delle frontiere più misteriose della fisica moderna.

Fonte dell'articolo: phys.org

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